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Overtourism a Bologna? Non è ancora allarme “ma il rischio c’è ed è reale”

Zedda di It.a.cà: Si è ancora in tempo per evitare il fenomeno, ma bisogna agire subito

 

Al momento non si può parlare di allarme, ma Bologna, con una crescita esponenziale di arrivi e presenze è a rischio overtourism. Basta pensare che nel 2017 si è registrato un aumento.dell’11% di viaggiatori . Lo sviluppo di un turismo ‘di esplorazione’ sotto le Due torri, spiega Simona Zedda, segretaria e coordinatrice del territorio metropolitano di It.a.cà, è un fenomeno recente, e in alcune zone già se ne vedono gli effetti negativi. A partire, per esempio, dall’esplosione del fenomeno AirBnB e, di conseguenza, dall’aumento dei prezzi degli affitti.

Di certo, a differenza di quanto avviene per altre città italiane come Firenze o Venezia, non si può ancora parlare di ‘invasione di turisti’ nel capoluogo emiliano; ma la gentificazione e la museificazione della città costituiscono una realtà non troppo lontana e un rischio non trascurabile.

È proprio dall’esigenza di tutelare il territorio e la comunità locali, creando un turismo responsabile (ossia rispettoso e partecipato), che nasce It.a.cà, da ormai 10 anni impegnata nella promozione delle piccole realtà che non riescono ad essere intercettate dai grandi circuiti turistici.

 

 

“Tanto più una città è vivibile per i cittadini, quanto più è attraente agli occhi dei turisti”, spiega Zedda. Un errore che si fa, ad esempio, è cercare guadagni facili e subito, anteponendo i numeri alla conservazione degli ambienti. Metodo che, a suo dire, manca di lungimiranza: “Preservare l’autenticità locale significa preservare la fonte di guadagno”, chiarisce.

Per far fronte alle possibili difficoltà che l’overtourism comporterebbe, la community di It.a.cà, che si è allargata fino a raggiungere 14 città italiane, si propone di sensibilizzare la società per mezzo di workshop, convegni, itinerari di mobilità sostenibile ed altre iniziative, oltre a un festival (www.festivalitaca.net) che si svolge ogni anno, per creare
un’economia turistica partecipata. E Bologna, con una popolazione da sempre molto viva dal punto di vista della partecipazione, è terreno fertile, sostiene Zedda.

Come agire dunque? L’intento è quello di creare una comunità coesa e partecipativa, di distribuire il turismo per valorizzare anche le zone rurali e, partendo dal basso, di dare vita ad un continuo dialogo con le istituzioni mediante un costante lavoro di cooprogettazione, conclude
Zedda.

Federico Raia
Martina Gamberoni
Matilde Tarabusi