La cannabis tra la gente

ROMA – Il dibattito sull’uso della cannabis è un tema che ha sempre interessato vari campi, non solo quello economico, ma anche sociale e politico e che vede da sempre contrapposte due ideologie differenti: quella degli antiproibizionisti e quella dei proibizionisti.

Nonostante i due termini sembrino escludersi a vicenda, paradossalmente sostengono i medesimi scopi: contrastare la criminalità organizzata e conseguire una maggiore tutela dei cittadini.

Gli antiproibizionisti ritengono giusto affermare che, legalizzando la cannabis si avrebbe come risultato quello di togliere potere ai gruppi criminali, risanando le casse statali (si stima incasserebbe circa 5,5 miliardi l’anno). Sono convinti inoltre che consentendo l’auto-coltivazione o il controllo della produzione da parte di organi statali, si permetterebbe ai consumatori di acquistare un prodotto tutelato invece di rivolgersi a spacciatori i quali potrebbero modificare la sostanza in modo tale da alterarne gli effetti. Da questa tesi derivano poi due ulteriori distinzioni: liberalizzazione e legalizzazione.

Coloro che sostengono la legalizzazione della cannabis si battono per una lotta volta alla coltivazione e alla vendita della cannabis e dei suoi derivati (sebbene sotto il controllo dello Stato). Chi è a favore della liberalizzazione intende invece far nascere un mercato del tutto autonomo, in grado di gestirsi indipendentemente senza alcuna autorizzazione disposta da organi statali.

Sul fronte opposto i proibizionisti utilizzano le medesime tematiche per dimostrare il contrario. Secondo questi ultimi infatti, legalizzando la cannabis, la criminalità organizzata non farebbe altro che rivolgersi a coloro che non avrebbero comunque accesso alla sostanza come ad esempio i minori. Essi ritengono inoltre, che una libera assunzione sia diseducativo, avendo come possibile risvolto quello del cosiddetto effettotrampolino portando nel tempo i consumatori a consumare sostanze più pesanti.

In Italia il dibattito sulla legalizzazione della cannabis perdura ormai da molti anni. A livello politico, gli scontri tra i sostenitori della legalizzazione (in maggioranza partiti di sinistra) e quelli dell’opposizione, iniziarono nel 1975 in seguito all’incarcerazione del leader del Partito Radicale Marco Pannella, imprigionato con l’accusa di aver fumato marijuana pubblicamente. Dal 1975 si sono succeduti numerosi provvedimenti normativi, sino al 2006, con l’approvazione della legge Fini-Giovanardi. La legge (dichiarata incostituzionale nel 2014) prevedeva tolleranza zero verso ogni spacciatore che vendesse qualunque tipo di sostanza illecita.

La legge attualmente vigente in Italia risale al 14/01/2017 e contiene norme volte al sostegno e alla promozione della filiera della canapa, consente inoltre la produzione di alimenti, cosmetici, materie prime biodegradabili e semilavorati per le industrie, coltivazioni di canapa delle varietà ammesse iscritte nel Catalogo e la realizzazione di opere di bioingegneria, bonifica dei terreni, attività di ricerca.

Sebbene in seguito a questa legge si sia assistito ad un progressivo diffondersi di negozi della cannabis in tutta Italia poche sono le persone che usufruiscono di questo servizio e la fascia d’età rimane comunque alta, facendo intuire che molti sono ancora i soggetti che continuano a rivolgersi agli spacciatori acquistando illegalmente il prodotto.

 

a cura del gruppo di lavoro Roma summer school