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Unioni civili e adozioni: una questione di diritti e d’amore

ROMA – La Corte di Giustizia in Europa ha affermato, in 28 paesi Europei, il diritto alla convivenza con il proprio partner, escludendo da questo diritto il matrimonio omosessuale.

Il matrimonio tra individui dello stesso sesso, o matrimonio omosessuale, rappresenta una vera e propria esigenza nell’ambito dei diritti civili, e per questo è legale in vari paesi.

Oggi solo 13 paesi in Europa hanno legalizzato il matrimonio omosessuale, mentre altri paesi, quali la Polonia, Lettonia, Romania, Bulgaria, Slovacchia, Lituania e la Grecia non hanno autorizzato né il matrimonio né le unioni civili.

In Italia le prime sentenze della Corte Costituzionale avevano affermato che le unioni omosessuali non potessero essere ritenute “omogenee al matrimonio”. Successivamente, sono state legittimate, con la legge Cirinnà del maggio 2016, le sole unioni civili. Nel gennaio del 2017 ci fu un ulteriore passo in avanti, quando, con sentenza della Suprema Corte di Cassazione, venne pienamente riconosciuto il matrimonio omosessuale.

Come il matrimonio gay, anche l’adozione rappresenta una nota dolente per i diritti civili. In tutto il mondo si registrano solo 26 paesi dove è possibile l’adozione da parte di coppie dello stesso sesso. Altri paesi, anche avanzati, come la Svizzera, l’Estonia e la Slovenia, non consentono tale adozione.

La Congregazione per la Dottrina della Fede, per esempio, ritiene  innaturale inserire un bambino in una relazione omosessuale, con possibili anche gravi conseguenze. Questa posizione sembrerebbe però in contraddizione con il principio riconosciuto dalla Convenzione Internazionale sui diritti dell’infanzia, dove si ritiene che la priorità debba essere la tutela del bambino.

In Italia la legge n.76 del 2016 garantisce alle coppie gay maggiori diritti (tra cui il riconoscimento delle unioni civili), ma non si rileva traccia della possibilità di adottare un figlio. Nel marzo 2017,  una sentenza del Tribunale dei minori di Firenze ha però riconosciuto due adozioni ad una coppia omosessuale residente nel Regno Unito.

Le adozioni da parte di soggetti single in Italia è oggetto di discussione da tempo. L’articolo della legge n. 184 emanata nel 1983 stabilisce che un adulto single può adottare un minore solo se questo soffre di un grave handicap oppure quando il soggetto che vuole adottare il minore lo conosce da tempo indeterminato: si tratta comunque di situazioni complesse che richiedono tempi molto lunghi.

All’estero, invece, per un genitore single, è molto più semplice accedere alle adozioni. Ad esempio in Inghilterra si può procedere con un’adozione già dal compimento dei ventuno anni d’età. In taluni casi si possono perfezionare le pratiche di adozione all’estero e far riconoscere successivamente allo Stato Italiano l’avvenuta adozione.

La cultura influisce molto sulla possibilità che una società accetti la pratica dell’adozione da parte di un individuo single. Nella nostra cultura, infatti, è ancora molto radicato il concetto che la responsabilità educativa debba essere condivisa da una figura maschile ed una femminile.

L’inseminazione artificiale è una tecnica medica utilizzata per combattere l’infertilità o la sterilità. Essa consiste nel realizzare il processo di fecondazione al di fuori dell’utero femminile: il suo obiettivo è quello di facilitare l’incontro dei gameti nel corpo femminile.

In Italia le coppie omosessuali non possono accedere all’inseminazione assistita, mentre in altri paesi europei, quali Spagna, Belgio, Danimarca, Finlandia, Gran Bretagna, Grecia, Olanda e Svezia, queste tecniche sono loro accessibili.

Questa particolare pratica rappresenta una delle terapie più semplici e meno invasive per una coppia che non riesce spontaneamente ad avere un figlio. Nonostante sia tipicamente indicata nel caso in cui l’uomo oppure la donna presentino alcune patologie (quali sterilità, alterazioni anatomiche o di alcuni parametri del liquido seminale), l’utilizzo della stessa pone una serie di questioni etiche. Una di esse riguarda gli embrioni in provetta: degli embrioni ottenuti con il processo di inseminazione artificiale, solo alcuni vengono impiantati nel grembo materno, mentre gli altri devono essere conservati.

Secondo la morale cattolica, questa procedura è accettabile solo se non vengono infranti due principi etici fondamentali: il primo stabilisce che il figlio nasca all’interno di un contesto di amore coniugale; il secondo invece afferma l’impossibilità di violare la vita sin dal suo nascere. Dunque, secondo questa prospettiva, risultano inaccettabili tutte le tecniche di tipo eterologo, ovvero quelle che ricorrono a gameti di donatori o donatrici. Anche la maternità surrogata viene considerata illecita, in quanto implica un uso strumentale del corpo della donna. In sostanza di fronte alla vasta gamma di tecniche possibili, la Chiesa ne ritiene accettabili solo alcune, ovvero quelli che non violano i citati principi etici fondamentali. La coppia infine può scegliere la strada dell’adozione che rappresenta una modalità differente ma eticamente corretta di accogliere una vita.

L’intervista a Emanuela:

Potrebbe descrivere la sua situazione coniugale?

-Io convivo da 4 anni con la mia compagna e lei è divorziata con una bambina di 10 anni, adesso abbiamo fatto l’inseminazione ad ottobre a Copenaghen, è il secondo tentativo: il primo è stato l’anno scorso in Spagna. Questa volta è andato tutto bene.

Ha mai avuto dei dubbi sulla scelta dell’inseminazione?
-No, io sono sempre stata molto convinta, da sempre desideravo un figlio e anche a costo di andare oltre le mie possibilità economiche.

Pensa ci siano dei problemi o delle difficoltà a crescere un figlio in questa situazione così nuova?
-Io ci ho sempre riflettuto e credo proprio di no perché ho conosciuto tante coppie come noi che hanno bambini e questi bambini sono felici e sereni perché ciò che conta alla fine è l’amore con cui si crescono non tanto l’importanza dell’uomo e della donna.

Quindi lei quale crede sia la priorità per la crescita di un figlio?

-Sicuramente l’amore che si dà nel volerlo e nel crescerlo con dei valori, tante volte si guardano coppie eterosessuali che spesso si ritrovano a litigare e distaccarsi, oppure non hanno dei valori che si possono trasmettere a dei figli, però magari vengono accettati in quanto uomo e donna. Invece noi siamo guardati male perché due donne o due uomini si pensa non possano crescere bene un figlio.

Dopo la sua scelta ha ricevuto dei giudizi o non è stata accettate da alcune persone?

-Personalmente no. Noi viviamo in una piccola cittadina che per quanto un po’ bigotta, non non mi ha mai fatto ricevere alcun riscontro per ora; non potrai mai sapere cosa pensino veramente le persone però amici e parenti sicuramente non mi hanno mai detto niente.

L’intervista a Lucia

Potrebbe descrivermi la sua situazione coniugale?

-Io e la mia compagna stiamo insieme da undici anni, abbiamo due gemellini di due anni e mezzo, la mamma biologica sono io mentre la mamma “di cuore” come la chiamiamo noi è Nadia.
Ci siamo unite civilmente un anno e mezzo fa a Marzo e adesso siamo partiti con l’adozione, stiamo facendo domanda; ovviamente con i dovuti tempi tecnici del caso.

Ha mai avuto dei dubbi sulla scelta dell’adozione?

-Non abbiamo mai avuto dubbi sull’adozione, da mamma biologica mi tranquillizza moltissimo perché sai, ho sempre avuto il pensiero che nella vita potrebbe succederti qualsiasi cosa e in quel caso Nadia che li ha cresciuti potrebbe perderli da un momento all’altro.
Avere quella certificazione da parte dello Stato è una garanzia per noi e per i bambini. Noi permettiamo così alla mamma non biologica di rispettare dei diritti e dei doveri nei confronti dei bambini.

Pensa ci siano dei problemi o delle difficoltà a crescere un figlio in questa situazione così nuova?

-Secondo me le problematiche potrebbero essere all’esterno, in quanto potrebbero trovare degli omofobi e non essere accettati da alcuni. Però sai, da piccola ad esempio, ricevetti un bullismo enorme: però mia madre mi diede sempre gli strumenti per affrontare sempre tutto col sorriso. Io penso che il nostro compito da genitori per i nostri figli sia questo: probabilmente subiranno del bullismo, ma non è detto: perché comunque io sono ottimista e penso sempre che la società sia sempre più avanti di quello che si voglia far pensare. Quando ti trovi veramente di fronte alle cose come stanno e non per sentito dire o attraverso titoli altisonanti o politici vari che parlano di cose che neanche conoscono, io veramente penso che la società sia più avanti.
Però se loro dovessero trovarsi di fronte ad atti di bullismo o comunque attacchi farneticanti, io so che loro avranno gli strumenti che noi ovviamente gli forniremo per affrontare il tutto.
E’ chiaro che, ripeto, quando c’è una legge che comunque in qualche modo garantisce una protezione maggiore, si è più sicuri. Questa legge ai nostri figli manca, sono bambini di serie B. Siamo cittadini di Serie B nonostante paghiamo le tasse, ma questo vale anche per i ragazzi dello Ius soli ad esempio.
Sono sicura però che con una corretta educazione avranno tutti gli strumenti necessari per affrontare la vita che li aspetta a testa alta.

Dopo la sua scelta ha ricevuto dei giudizi o non è stata accettate da alcune persone?

-Mio padre, la persona che pensavo fosse quella più aperta, in realtà si è dimostrata la più omofoba. Non tanto nei miei confronti ma nell’affrontare il fatto con le altre persone, come se non avesse il coraggio di ammetterlo. Ma il problema rimane il suo, io rimango orgogliosa di ciò che abbiamo fatto e di quello che stiamo costruendo. Dall’esterno ti posso dire che non ci è mai stato detto nulla, anzi, abbiamo una rete grandissima di appoggi; anche nella scuola non ci sono mai stati problemi, questo lo posso dire con certezza.

Quale crede sia la priorità per la crescita di un figlio?

-L’amore. L’amore e il rispetto per il bambino e per l’adulto che sarà. Se c’è amore c’è tutto. Ovviamente ci devono essere gli strumenti e le capacità per ascoltarlo, ma quando si desidera un figlio per davvero nulla sarà casuale. Per crescere delle persone “sane”, tra virgolette, serve quello, è solo quello aldilà del sesso, del colore o altre stupidaggini varie.

a cura del gruppo di lavoro Roma Summer School