118? Meglio tornare alle cure della nonna

Nel corso degli ultimi anni il servizio sanitario nazionalenonostante l’epiteto del migliore del mondo si trova a dover affrontare non ben poche difficoltà.

Nel 2018 il SSN ha compiuto quarant’anni e nel corso di questo tempo ognuno di noi è stato una vittima della malasanità³ almeno una volta. ​​​​           Sono tanti infatti i problemi presenti all’interno delle strutture ospedaliere alle quali ci rivolgiamo per richiedere aiuto e soprattutto il pronto soccorso non si è sicuri davvero di quanto sia preparato ed organizzato in modo efficiente davanti ogni tipo di circostanza.

 

Divario sanitario tra le regioni italiane

Sempre più frequentemente il Mezzogiorno preferisce le prestazioni sanitarie del Nord Italia a quelle locali, difatti la XV edizione del Rapporto Osservasalute ha analizzato e raccolto dati sull’evidente differenza tra le regioni. Sorge quindi il bisogno di accrescere e valorizzare i welfare regionali per garantire il benessere dei cittadini anche attraverso l’impiego di maggiori risorse pubbliche accompagnate dalle innovazioni tecnologiche. Secondo uno studio svolto dall’Istituto Demoskopika, al vertice della classifica delle regioni più proficue si trova il Piemonte e a seguire la Lombardia, l’Emilia Romagna e il Trentino Alto Adige. Le più penalizzate la Puglia, la Sicilia e la Calabria.

 

Crescono i casi di malasanità

All’ordine del giorno veniamo a conoscenza attraverso i canali di comunicazione di casi in cui i medici anziché di aiutare la gente, provocano solo ulteriori aggravi. Secondo l’Osservatorio della Sanità arriverebbero annualmente più di 30 mila citazioni ai danni subiti negli ospedali richiedenti risarcimento e purtroppo in alcuni casi ci troviamo di fronte all’irreversibilità dei danni fisici e medici. Tutto ciò a causa di comportamenti dovuti a negligenza, imperizia e imprudenza, ovvero a mancanza di cura, competenze e attenzione, che talvolta portano perfino alle morti dei pazienti che nella buona parte dei casi si sarebbero potute evitare. Inoltre succede molto spesso che ci siano difficoltà nelle rilevazioni delle diagnosi o peggio che esse siano errate addirittura perché i medici non eseguono gli esami necessari a verificare e censire lo stato di salute del paziente. Peraltro anche l’impiego di medicinali sbagliati e non al passo con l’avanzare delle ricerche farmacologiche possono indurre a complicazioni. Il farmaco infatti può curare una malattia e svilupparne un’altra, anche in diversi apparati. In base al rapporto Pit (Processo integrato di tutela) Salute 2009 del Tribunale dei diritti del malato, i settori più a rischio sono:

l’ortopedia;
l’oncologia;
la ginecologia e ostetricia;
la chirurgia generale e oculistica;
l’odontoiatria;
l’emergenza e pronto soccorso.

 

Carenza di medici

L’università a numero chiuso delle facoltà di Medicina è una delle cause della scarsità di dottori, tanto è vero che molti laureati restano per lunghi periodi in attesa di accedere alle specializzazioni. In aggiunta una grande quantità di medici scelgono di passare dal servizio pubblico al privato oppure molti di essi richiedono il prepensionamento.

Europa a confronto

Secondo lEuro Health Consumer Index (EHCI) il primo posto viene conquistato dall’Olanda seguita dalla Svizzera. L’Italia si trova un po’ più in basso: alla ventiduesima posizione.

Sarebbe opportuno rendere più semplice l’accesso ai corsi universitari facilitando l’entrata dei giovani e delle nuove generazioni nel mondo sanitario ma accrescere il livello delle competenze che si dovrebbero acquisire durante il percorso universitario in modo da far occupare i posti di lavoro solo da persone davvero valide e preparate.

 

di Federica Cavallo