Alessandro Gallo: «un figlio di Gomorra»

Alessandro Gallo: «un figlio di Gomorra»

Portici, liceo Q. O. Flacco. Il 19 luglio 2018 lo scrittore partenopeo Alessandro Gallo ha condiviso con i partecipanti del corso “la scuola fa notizia”, promosso dall’agenzia di stampa “Dire”, la sua esperienza, lasciando uno spazio per le domande degli aspiranti giornalisti.

La domanda proposta da uno studente è stata la seguente: «Dato che, come ha detto, viene definito “il Saviano della situazione”, volevo sapere il suo pensiero in merito alla situazione di Saviano e di Salvini, e tutte le vicende accadute negli ultimi mesi, a partire dalla scorta, fino al “ministro della malavita” e alla “carezza” e la “querela” da parte di Salvini.».

La risposta dello scrittore è stata tagliente per tutti gli interessati, è può essere divisa in quattro parti.

La parentesi su Saviano

Il giovane confessa che il primo libro che abbia mai letto è stato proprio Gomorra. «l’ho comprato dal tabaccaio del mio rione, e stava lì, tra libri stupidi, tra armi e tra qualche CD porno», dice. Inoltre, ammette che per lui Roberto, come Alessandro lo chiama, non è un giornalista (in quanto non ha mai fatto effettivamente richiesta del patentino N.d.R.), bensì un narratore. «Sicuramente non ho preso, forse perché conoscevo tutto quello che c’era al difuori, per vero più del 60% del romanzo», continua. «Quando lo leggo per me non è verità assoluta. Allora io come lettore ho trovato nella sua narrativa tanti spazi di manovra e mi son detto “porca miseria, ma se questo ha scritto in questo modo di camorra, conoscendo molti di quei clan, a questo punto c’è una modalità diversa di raccontare il crimine”», e termina questo suo pensiero con una frase degna di nota: «mi sono affascinato, e forse, io, dico sempre di essere un figlio di Gomorra, nel senso che per me Gomorra è stato un incipit, è stato un punto di partenza.»

La parentesi su Salvini

Una volta terminato il suo pensiero su Saviano, Gallo immediatamente passa al Ministro dell’Interno. «Matteo Salvini ha costruito parte della sua campagna elettorale in un territorio dove oggi ci sono le più importanti logge massoniche e molti di quegli uomini oggi stanno a capo dei Clan. Stiamo parlando di uomini che hanno l’intero potere di tutta la ndrangheta nel mondo», spiega. «Così come si è fatto rappresentare da loro, allo stesso tempo rappresenta questi personaggi», dunque, spiega ai giovani, che la popolarità dei voti guadagnati in quelle zone, con un partito che non aveva «nessun progetto di rivoluzione napoletana, che a un certo punto da Borbonica (Napoli) è diventata dei Savoia», non è stata altro che una dimostrazione di potere: un gioco di forza da parte di Nicola Cosentino per dimostrare che lui ha il potere di far salire un partito che, al sud, non avrebbe mai, per vie lecite, ottenuto un così alto consenso.

L’errore di Salvini

«Non è lui a decidere se Roberto possa avere oppure no la scorta. Ci sono uomini culturalmente, politicamente molto più preparati di Salvini che hanno deciso che quella figura lì, quel Roberto Saviano, deve essere un uomo sotto scorta.». Passando alla questione dei migranti, invece, rivela che le ONG, insieme con la guardia costiera, ignorano i comunicati mandati dal ministro per poter salvare gli esseri umani che, altrimenti, morirebbero in mare. «Così come mio cugino (ammiraglio della marina militare N.d.R.) mi ha sempre insegnato, il mare non perdona, l’uomo sì, vanno salvati». Inoltre, dice che, queste organizzazioni, dispongono di video, foto, resoconti di quel che accade in mare, ma tutte queste informazioni devono necessariamente passare per il ministero dell’interno, il quale deve decidere se poter diffondere queste informazioni o meno. «c’è proprio un gap al livello della pubblicazione e noi non lo sappiamo, ma li salvano, si muovono, è che lo stanno facendo in un momento di solitudine, che io non vorrei stare certo nei loro panni.» conclude.

L’errore di Saviano

«Nessuno si può permettere di scendere allo stesso livello di un uomo come Salvini». Alessandro infatti ammette che il video di Saviano è stato solo frutto di un insieme di emozioni che sono esplose tutte assieme. «Tu per me devi essere saggio come sono state sagge, intelligenti e responsabili quelle persone che ti hanno dato la scorta e che ti tutelano. Se tu attacchi in questo modo, non ti condivido». Si raccomanda poi, con il suo giovane pubblico, di lottare con le proprie capacità intellettuali, e mai con quelle personali ed emotive, partorite da un momento di tensione o di rabbia estemporaneo.

Le parole di Alessandro Gallo hanno colpito, dunque, ambedue le parti, senza farsi depistare da amicizia o astio, da stima o disappunto. Lasciare da parte i propri pregiudizi, negativi o positivi che siano, per lasciare spazio ai fatti, è una dote che molti dovrebbero imparare a possedere.

Giulio Serroni