DICIOTTO ANNI – COSA SIGNIFICANO DAVVERO PER ME

Diventare maggiorenni per molti ragazzi è un momento atteso; significa diventare adulti, poter bere, comprare sigarette legalmente, prendere la patente e, si spera, ottenere un po’ di indipendenza. Insomma, il massimo per i giovani d’oggi.

Bene, non per me. Mi reputo una ragazza semplice, senza troppe pretese, ma tanti sogni, eppure spesso mi sento così… diversa. Con il tempo ho imparato ad accettarlo, e la mia diversità mi piace. Sono molti i cliché dei miei coetanei che non seguo e l’attesa del diciottesimo compleanno è uno di questi. Certo, ricevere regali, attenzioni, far festa e tutto il resto sembra grandioso, ma questi diciotto anni li aspetto tanto quanto li temo. Sono sempre stata una ragazza indipendente e autonoma, ma qui si parla di ben altro. È di responsabilità che parliamo, un peso che tutti gli adulti devono portare e che, sinceramente mi spaventa un po’. E se non facesse per me? Se non ci riuscissi, a fare l’adulta? E se dimenticassi com’è vedere il mondo attraverso gli occhi di una bambina o una ragazza, con quel misto di innocenza e inconsapevolezza? Se dimenticassi i miei sogni e i miei desideri? Se deludessi tutti? Queste domande mi tormentano, ma credo che una vera risposta non ci sia. Come fare il “bravo genitore”, il “bravo figlio”, non c’è un manuale per essere un “bravo adulto”. Vivi e… impari, anche sbagliando. Forse in fondo è quello che ho sempre fatto, sbagliare per poi riprovare fino a che non sono riuscita al meglio delle mie possibilità. È una cosa che mi riesce bene! Ma sapete che c’è? Sono stufa di chiedermi se c’è qualcosa che non va in me visto che non sono come gli altri. In quanto adulta la prima cosa che farò sarà accettare me stessa per come sono; prendere o lasciare. Con questo ovviamente non voglio dire che non si può cambiare, in meglio come in peggio. La vita ci pone davanti situazioni e sfide che spesso ci spingono al cambiamento, ma è giusto così. Del resto in questi diciotto anni sono cambiata, innumerevoli volte.

Se ripenso alla me di otto anni fa mi viene quasi da ridere. Una piccola, bimba timida. Parlavo poco, solo se strettamente necessario; non ero brava con le parole, odiavo scrivere e leggere. Due cose mi hanno cambiato: la musica e la scuola. Grazie alla danza e alla recitazione ho cominciato, pian piano, a rompere il guscio che mi ricopriva, a mostrare al mondo la vera me. Ho imparato ad esprimermi con e senza le parole, scoprendo anche il mio corpo in un periodo di cambiamenti. Ho imparato quanto la mia voce può essere importante e come usarla. Per questo sarò sempre grata ai miei insegnanti di arti performative, che mi hanno accompagnata in una crescita artistica e personale. Così ho trovato i miei più cari amici e la mia più grande passione.

E poi c’è la scuola. Lo so, penserete che sono una secchiona, ma non è così. Semplicemente grazie alla scuola ho scoperto la lettura, per prima cosa, che mi ha fatto viaggiare attraverso le parole; poi le lingue, che rappresentano un’intera nazione e cultura. E infine c’è la scrittura; perché io, che odiavo prendere la penna e scrivere, soprattutto cose personali, e che non me la cavavo per niente con le parole, ho cominciato a sfogarmi con la scrittura. Ormai mi è quasi indispensabile, per poter comunicare i miei pensieri e le miei idee e condividerle.

Se potessi dare un consiglio alla mia vecchia me sarebbe: “continua così!” Perché forse sarei potuta “uscire dal guscio” molto prima, avrei potuto scoprire la mia vera passione molto prima ma, forse, non avrei conosciuto le persone che amo e che mi circondano con il loro amore tutti i giorni e non potrei perdonarmelo.

Quindi, se davvero questi fatidici diciotto anni rappresenteranno un punto di svolta e di cambiamento starà a me scoprirlo, ma io, pur crescendo, cercherò sempre di tener viva la bambina che è in me!

Anna Di Bartolo