Un (mio) sguardo ai videogiochi

I videogiochi, ormai, sono parte integrante della vita dei ragazzi di oggi.

Questo perché siamo nati in un era dove tutto è telematico e interattivo e dove se non ti adegui sei “strano”. È vero che molti giochi e programmi sono nati con l’ intenzione di aiutare e sviluppare l’apprendimento, soprattutto per chi ha difficoltà, ma questo significa anche cominciare a giocare ai giochi interattivi sin da piccoli. Nel mio caso, fino a qualche anno fa non volevo nemmeno sentire parlare nemmeno di telefonino, con le relative critiche da parte dei miei coetanei.

Non lo ritenevo necessario ma , alla fine, mi sono adeguato.

Per quanto riguarda i videogiochi, invece, credo sia stata un’ evoluzione.

Quando mi regalarono la nintendo wii, ricordo che gli unici momenti in cui giocavo erano solo con mia madre oppure con i miei cuginetti. Più tardi fui io ad insistere per avere la ps4, che tutti avevano e ne erano entusiasti. A natale 2017, finalmente, i miei genitori anche se con un divieto fondamentale : niente giochi online. Per me andava bene, anche perché continuavo ad interessarmi ad altro, come i giochi di società. Oggi devo ammettere che la maggior parte del mio tempo la trascorro giocando e so dire anche quando tutto ciò è iniziato. Quando mi fratturai la gamba: mi ritrovai immobilizzato a casa. Durante quel periodo nessuno mi venne a fare compagnia o mi telefono per chiedermi come stavo (una volta Giorgia e Silvia ), chiesi quindi a mia madre di poter giocare online, visto che persino io cugino di 10 anni ci giocava già da un po’. Cosi iniziai a relazionarmi con alcuni ragazzi di altre città sia italiani che stranieri, di età compresa tra i 10 e i 16 anni. Durante l’ estate, sempre costretto a non muovermi troppo per via della frattura, le ore di gioco passarono da alcune ore per pomeriggio a molte di più. Per me ormai era diventato un appuntamento quotidiano con degli amici che mi cercavano, mi chiedevano come stavo, addirittura erano entusiasti del fatto che sarei partito con gli scout e che al mio rientro, dopo 10 giorni, mi avrebbe domandato come era andato il campo.

Non si trattava più di giocare e sfidarci, ma anche di dialogare.

Ammetto di aver esagerato con le ore, alcune volte.

Purtroppo è vero quando dicono che il tempo davanti ai videogiochi passa velocemente.

Ora, con l’ inizio della scuola il tempo a disposizione è diminuito, anche i miei amici interattivi studiano e posso dire che, diversamente da me, loro sono perfettamente integrati nella classe, cosa che non posso dire di me, ma questa è un’ altra storia. Nonostante il mio forte interesse per i videogiochi, non rinuncio mai alle attività scout o alla serata in pizzeria con un paio di amici ( scout). I miei genitori come la maggior parte dei genitori, sono contrari all’ uso dei videogiochi e, alcune volte , nascono delle discussioni perché io mi sento abbastanza grande per riuscire a gestire il mio tempo. La conclusione che mi sento di fare è che molte volte giochiamo perché un buon punteggio o una missione ci gratificano.

Lorenzo Giannangeli, classe 3^ D, Istituto Comprensivo “Donna Lelia Caetani” di Sermoneta