Perchè oggi una persona dovrebbe ascoltare Franco Battiato? Me lo chiedevo mentre ascoltavo per l’ ennesima volta ” Centro di gravità permanente ” e poi ho elaborato 5 possibili risposte ascoltando ” L’ Esodo “, altro successo del cantautore siciliano del 1982, contenuto nel disco ” L’ arca di Noè “.
1. L’ INCREDIBILE ATTUALITÀ. Quando Franco Battiato si mostrava al pubblico come cantautore affermato erano ormai gli anni ’70 e le sue tecniche musicali, gli espedienti poetici e la profondità dei testi erano completamente innovativi per il periodo. In un’ intervista rilasciata a Repubblica qualche anno fa, Franco Battiato afferma di aver viaggiato molto prima di intraprendere la carriera musicale ed il viaggio che lo segnò fu quello in Inghilterra, dove acquistò dei sintetizzatori, mai visti in Italia durante quegli anni. Successivamente, l’altro viaggio che lo colpì fu quello in Medio Oriente, dove entrò in contatto per la prima volta con le filosofie orientali. Tutti questi episodi, come vedremo in seguito, hanno costituito l’ intera colonna vertebrale della discografia di Battiato, ma soprattutto lo hanno reso estremamente innovativo presso quel pubblico degli anni ’70 ed un contemporaneo di quello del 2000.
2. POESIA DI PROTESTA. I primi anni ’80 di Franco Battiato vedono nascere, uno di fila all’ altro, tre suoi album-simbolo: “Patriots” (1980), “La voce del padrone” (1981) e “L’ arca di Noè” (1982). Questi dischi, pietre miliari della musica italiana, contengono un alto tasso di protesta nei confronti della società e del mondo della politica, soprattutto estera. Quindi vediamo Battiato dirci che “le barricate in piazza le fai per conto della borghesia, che crea falsi miti di progresso” in “Up Patriots to Arms”, oppure attaccare “il colonialismo inglese-americano e l’ imperialismo degli invasori russi” ne ” L’ Esodo”. Ebbene, se oggi viene bollata per canzone di protesta la musica indie, con il suo livello base di lessico, noi non possiamo che definire Battiato precursore della “poesia di protesta” ; il cantautore siciliano si sdegna, mostra la sua contrarietà, ma lo fa con ironia e citando anche tutto il background culturale da cui attinge nelle sue canzoni, si veda “Bandiera Bianca”. Ovviamente, sarebbe riduttivo relegare la poesia di Battiato alla pura e semplice protesta; e soprattutto definire la sua arte compositiva esclusivamente citazionista. Senza intenderlo subito, abbiamo riscoperto anche l’antica tradizione in lingua d’oc della letteratura francese medievale; infatti la struttura di “Centro di gravità permanente” è uguale a quella della poesia francese del XIII secolo, in cui prima c’è l’enumerazione di date situazioni o personaggi (una vecchia bretone con un capello e un ombrello di carta […] capitani coraggiosi, furbi contrabbandieri macedoni, gesuiti euclidei vestiti come dei Bonzi […] ) e poi l’elenco di ciò che non piace (non sopporto i cori russi, la musica finto rock, la new wave italiana, il free jazz punk inglese, neanche la nera africana).
3. FILOSOFIA IN MUSICA. La musica ha un valore spirituale, serve per curare l’anima. Battiato coglie questo concetto e fa in modo che alla musica si coniughi la filosofia, ma non una filosofia qualsiasi. Battiato attinge quasi esclusivamente dalla filosofia orientale, quella del mistico Gurdjieff, filosofo greco-armeno vissuto nella seconda metà dell’ Ottocento. Ancora una volta Battiato non si omologa, propone al pubblico occidentale una via mai battuta prima, destinata a renderlo immortale. Sotto questo profilo vi è un salto di qualità nel 1993, quando esce il disco “Caffè de la Paix”, tributo al filosofo Gurdjieff, in cui sono contenuti brani in lingua italiana, araba, latina e persiana. “Ci si risveglia ancora in questo corpo attuale dopo avere viaggiato dentro il sonno, l’ inconscio ci comunica coi sogni frammenti di verità sepolte. Quando fui donna o prete di campagna, un mercenario o un padre di famiglia” ; questi sono i primi versi del brano “Caffè de la Paix”, intrisi della dottrina della reincarnazione, proveniente da una lunghissima tradizione che vede i suoi natali già dalla filosofia orfico-pitagorica.
4. L’ ECLETTISMO. Franco Battiato non si è cimentato solo nella musica, è stato anche pittore e regista. Questa sua inclinazione ad esplorare la maggior parte delle discipline artistiche si è tradotta anche nella sua musica. Non è possibile dire quale sia il genere principe di un musicista che ha toccato quasi allo stesso modo la musica classica, pop, leggera e quella rock con l’ album ” Gommalacca” del 1998. Ma scavando più a fondo, scopriamo che questo eclettismo è parte costituente di ciascun brano, frutto della sovrapposizione di melodie diverse e parti corali su parti da solista, accordi diminuiti e contaminazioni di matrice classica oppure orientale. Dietro il disco “La voce del padrone” c’è un lavoro compositivo che va in questa direzione, oltre ad essere un manifesto della poetica di Battiato.
5. VOGLIO VEDERTI DANZARE. Concludiamo il nostro percorso con la rovente estate del 1982. Esce “L’ Arca di Noè” ed è subito un successo; tra le tante canzoni contenute nel disco c’è “Voglio vederti danzare” con il suo iconico video in cui Battiato si cimenta nella danza sufi tipica dei dervisci, famosi per le loro danze esotiche in cui “girano sulle spine dorsali”. Il brano è fondamentale perchè evidenzia con fermezza la divergenza musicale dell’ autore rispetto ai gusti occidentali mediante sequenze antinomiche che vedono da una parte i dervisci e dall’altra “coppie di anziani che ballano vecchi valzer viennesi”. Dunque, Battiato vuole veder danzare chi lo ascolta anche perchè nelle sue canzoni c’è un sostrato di dinamicità, un’ allegria che si può cogliere sulla superficie dei suoi brani più ritmati. Se ne erano accorti coloro che in massa ballavano “Centro di gravità permanente” nell’ estate del 1981. Forse meno persone si erano accorte invece della profondità di un brano che può essere biografico per ciascuno di noi e la chiave per raggiungere quell’ atarassia di epicurea memoria che consiste nel non farsi travolgere dalle emozioni ma trovare la pace interiore.
Vincenzo Acunzo