Un mare di plastica (terza parte)

Il problema è molto più grave di ciò che si possa pensare; infatti anche le acque più cristalline del pianeta, sono in realtà inquinate e infestate da miliardi di minuscoli frammenti di plastica quasi invisibili.

L’uomo dovrebbe capire che questo problema, tra pochi anni, sarà una vera e propria tragedia, quindi intervenire vietando quasi completamente la produzione e la vendita della plastica a favore di materiali completamente riciclabili. Mio padre mi ha raccontato che quando era bambino lui, il latte e l’acqua si compravano in bottiglie di vetro che poi, una volta svuotate, si rendevano per essere poi riutilizzate. A me sembra che quella fosse una soluzione molto più intelligente che produrre bottiglie in plastica monouso destinate poi all’immondizia. In questo senso invece di migliorare abbiamo peggiorato.

Per guarire un simile male che affligge i nostri oceani (quindi la nostra stessa vita), l’impegno deve essere immediato e da parte di tutti.

Gli Stati dovrebbero vietare l’uso della plastica, quando se ne può fare a meno; vietare i prodotti  monouso, ma non solo: dare pesanti multe a chi continua a produrla e usarla solo per risparmiare.

L’impegno deve essere da parte di tutti a partire da ogni singola persona che dovrebbe  capire che anche il più minuscolo oggetto in plastica, una volta gettato in terra o in mare e quindi  immesso nell’ambiente ci resterà per sempre con effetti devastanti per la sopravvivenza del pianeta. – Marshmellow (Fine)

 

L’articolo si trova anche sul blog dell’IC Rivarolo: lo ScrivarolONLINE

Archivio NOAA Marine Debris Program (foto CC tratta da Flickr)