Bullismo a scuola: come evolve il fenomeno

Le statistiche della più recente indagine Istat (purtroppo del 2015 con dati riferiti al 2014) parlano di oltre il 50% dei ragazzi di età compresa tra 11 e 17 anni che hanno subito qualche episodio offensivo, non rispettoso o violento da parte di altri ragazzi o ragazze nel corso dell’anno. “Più i ragazzi 11-13enni (22,5%) che gli adolescenti 14-17enni (17,9%)”, si legge nel rapporto, “più le femmine (20,9%) che i maschi (18,8%). Tra gli studenti delle superiori, i liceali sono in testa (19,4%); seguono gli studenti degli istituti professionali (18,1%) e quelli degli istituti tecnici (16%)”.

In realtà, quelli a cui stiamo assistendo negli ultimi anni, gli episodi di aggressioni verbali e in qualche caso anche fisiche verso i professori, (in una scuola di Cremona un professore ha denunciato i suoi studenti che gli tiravano monetine in classe per impedirgli di fare lezione) sono fatti nuovi rispetto alle forme di bullismo di cui si è sempre parlato finora e per contrastare le quali è stata istituita una Giornata nazionale contro il Bullismo e il Cyberbullismo, che si celebra il 7 febbraio.

Nel 2017, il Telefono Azzurro ha pubblicato altri dati tratti dalle richieste ricevute dal servizio di aiuto ai minori nel 2016. I casi di bullismo o cyberbullismo riferiti sono stati quasi il 13% delle segnalazioni dell’anno. Analizzando l’età della vittima, i dati evidenziano che il bullismo riguarda bambini della scuola primaria in più di un caso su quattro (21,5% delle vittime è minore di 10 anni: i casi segnalati riguardano anche bambini di 6 anni), mentre riguarda preadolescenti della scuola secondaria di primo grado in più di un caso su due (57,9% dei casi), con un trend esponenziale rispetto ai precedenti dossier. Qui si parla di prepotenze subite di persona.

“Il cyberbullismo – continua il rapporto- ha, invece, inizio in modo preponderante con le scuole secondarie di primo grado , a questa età cresce significativamente l’utilizzo di internet e soprattutto l’accesso ai social network e prosegue nell’adolescenza: due casi su tre riguardano preadolescenti (62,3%)”.

E sempre sul bullismo online si focalizza la più recente indagine del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, il cui nome, non per niente, è EU Kid Online e dà conto dell’uso spesso distorto che i ragazzi fanno della rete. In fondo, anche le minacce al professore della scuola di Lucca sono diventate di dominio pubblico grazie al fatto che qualche ragazzo ha pensato bene di filmarle e poi condividerle online. Anche questo è un uso distorto della rete. Un modo per vantarsi della bravata, per umiliare la vittima dell’episodio di bullismo una volta di più e davanti a un’audience più ampia di quella dei soli compagni di classe.

Barbara Sciuto, II F