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“Crollo Ponte Morandi: un’infermiera dell’ospedale Gaslini racconta quel 14 agosto.”

di Alessia Gerini

 

Lina, un’infermiera pediatrica che il 14 agosto era in servizio presso l’ospedale pediatrico Giannina Gaslini, racconta come il personale ha reagito e si è organizzato dopo la notizia del crollo del viadotto.

A che ora hai iniziato il lavoro quel giorno?

Il 14 agosto ho iniziato il mio turno alle 6:45. In reparto la situazione era già abbastanza impegnativa, molto movimentata. Avrei dovuto terminare alle 13:30, ma a causa del crollo del ponte sono stata trattenuta fino a tardo pomeriggio.

 

Come e quando sei venuta a conoscenza della notizia del crollo del viadotto?

Verso le 11:45 ha iniziato a squillare il telefono del reparto, era l’ufficio del personale. Mi ha comunicato la terribile notizia e sono stata avvisata che sarebbe scattato il piano d’emergenza. Ero scioccata, senza parole non mi sarei mai aspetta di  ricevere una notizia del genere.

 

Cosa prevedeva il piano d’emergenza?

Una volta scattato il piano d’emergenza nessun membro del personale poteva abbandonare il lavoro all’ora di uscita ma doveva, con estrema urgenza, organizzarsi per l’arrivo di eventuali feriti, in questo caso bambini, essendo il Gaslini un ospedale pediatrico. Insieme ad altri membri del personale mi sono precipitata al pronto soccorso che era stato allestito per accogliere i feriti. Ogni persona che faceva parte del personale medico indossava una divisa di carta con l’indicazione della propria professione. Erano state preparate barelle e culle in modo che, se ci fossero stati neonati feriti, si potessero soccorrere con strumenti adatti all’età del paziente.  In quel momento era importante rimanere lucida, concentrata sul lavoro e su quello che si sarebbe potuto presentare. Le prime ore sono quelle cruciali, quando solitamente si presentano i casi più critici.

Quando ti è stata riferita la notizia della caduta del ponte qual è stato il tuo primo pensiero?

Come tutti ho subito pensato ai miei famigliari, specialmente a mio marito, che per lavoro passava ogni giorno su quel ponte. Appena ho avuto un momento libero ho chiamato la mia famiglia per accertarmi che stesse bene. E’ difficile lavorare e allo stesso tempo pensare ai propri cari, per questo è fondamentale saper mettere da parte le preoccupazioni e focalizzarsi sull’emergenza.

 

Com’era l’atmosfera in reparto?

Appena la notizia è stata diffusa si percepiva molto panico, tutti erano molto preoccupati per le loro famiglie. C’era molta confusione e tensione, ricevere una notizia di tale peso mentre si è in servizio al proprio posto di lavoro non è come riceverla in casa propria. Tutto è amplificato, non bisogna farsi sopraffare dalla tensione, anche se è molto difficile: ristabilire l’equilibrio è una cosa molto importante.

 

Cosa provi oggi ripensando a quel giorno?

Ripensandoci adesso sembra tutto un brutto sogno, non si riesce ancora a credere che si sia verificato un evento così traumatico. E’ davvero triste pensare a tutte quelle vite perdute, tra le quali quelle di bambini. Ancora adesso rimane lo shock di ricevere una notizia che non avresti mai pensato ti sarebbe giunta. Ma purtroppo la realtà, per quanto ingiusta e tragica sia, è questa.

 

 

 

 

 

 

Fonte immagine: www.noisiamopronti.it