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Maurizio, vigile del fuoco: “Bisogna agire prima di polemizzare”

di Giulia Dellacasa

 

Maurizio, 47 anni, è un vigile del fuoco che vive e lavora a Genova. Ha vissuto da vicino il crollo del Ponte Morandi, dato che è stato necessario il suo intervento per l’assistenza agli sfollati che dovevano rientrare nelle proprie case per recuperare il minimo indispensabile di cui avevano bisogno nei giorni immediatamente successivi al crollo.

 

Che relazione ha il suo lavoro con il ponte Morandi?

Io sono arrivato due giorni dopo la caduta del ponte, ormai a tragedia compiuta.

 

Com’è venuto a conoscenza della caduta del ponte?

Tramite i telegiornali. Ero in vacanza, quando ho sentito il notiziario. Mi trovavo in Umbria, in ferie. Ero in ferie non programmate e quando succedono queste calamità sono chiamato ad intervenire.

 

Cosa ha pensato quando è venuto a conoscenza della caduta del ponte?

Ho pensato che non poteva essere vero. Invece, poi, guardando i notiziari e messaggiando con i miei colleghi, ho capito. Non si poteva credere ad una cosa del genere.

 

Cosa ha provato quando si è trovato davanti al ponte Morandi?

Ho provato, come in tutte le calamità, qualcosa che non saprei spiegare precisamente. Tristezza, sicuramente. Incredulità, non si può capire bene. Poi, quando accade nella propria città, è qualcosa di incredibile.

 

In che modo è riuscito a fornire aiuto?

Essendo arrivato due giorni dopo l’accaduto, in pratica ho dovuto evacuare le persone presenti nella ditta dell’AMIU. Dovevo portare via determinati computer, dovevo spostare rottami, capire quali si potevano o non si potevano spostare. Abbiamo svolto turni di 24 ore, come in ogni calamità. Intanto, la polizia scientifica doveva svolgere alcune indagini e installare telecamere. La situazione era difficile.

 

Cosa l’ha colpita maggiormente, quando si è trovato davanti al ponte?

Ogni singola vettura, ogni effetto personale che ci possa essere, da una borsa da viaggio al pallone di un bambino o ai giochi. C’erano tante cose, perché lì vi erano soprattutto persone che andavano in vacanza. Ogni singolo effetto personale colpisce. Ogni volta si rimane scioccati da queste cose, come nel terremoto all’Aquila oppure ad Amatrice.

 

Qual è la sua opinione riguardo alla causa della caduta del ponte e alla situazione degli sfollati?

Secondo me, a giudicare da ciò che ho capito, credo che il crollo sia dovuto ad un cedimento strutturale; è una mia opinione, non saprei di preciso. Riguardo agli sfollati, abbiamo cercato di aiutarli, perché sono usciti di corsa da casa, lasciando tutto nelle loro abitazioni, senza avere più la possibilità di rientrarvi. Noi accompagnavamo le persone all’interno dei loro appartamenti, per prendere ciò di cui necessitavano.

 

Qual è la sua opinione riguardo ai provvedimenti che sta prendendo il governo?

Francamente, mi comporto un po’ da “menefreghista” riguardo a queste cose, voglio stare fuori dai tanti discorsi che rimbalzano. Credo sia giusto pensare alle famiglie che non possono più vedere i loro cari e cercare di aiutarle. Non mi interessa molto ciò che pensa o non pensa il governo. Bisognerebbe trovarsi lì e percepire la situazione in prima persona; quando succedono queste calamità, bisognerebbe comprendere la situazione delle persone, invece che pensare a chi attribuire la responsabilità.

 

Qual è la sua opinione riguardo alle catene messagistiche, agli hashtag di Instagram e ad alcuni post di Facebook riguardanti la caduta del ponte? Pensa che possano essere utili in qualche modo oppure che siano superflui?

Penso che sia necessario un aiuto reale, perciò non credo in queste catene. Ci sono molti modi per aiutare, e questo, a mio parere, non è il metodo giusto. Inoltre, quando succedono queste tragedie, si cerca sempre di capire chi è o chi non è il responsabile. Guardare ciò che è successo è importante. Poi, le polemiche sono sempre le prime ad emergere, a livello mediatico; solitamente, si tende a polemizzare, invece che ad agire.

 

Conosce qualcuno che ha vissuto la tragedia?

Conosco un giovane vigile del fuoco che lavora al comando di Savona. Lui è sopravvissuto per miracolo, perché è precipitato assieme al ponte e la sua auto si è incastrata in un buco; è riuscito ad uscire dal finestrino dell’auto appena si è accorto del disastro; poi, ha subito dato l’allarme. Non si è praticamente ferito, è stato fortunato. A volte il destino è dietro alle nostre spalle, per fortuna e purtroppo, perché a volte è positivo, altre volte negativo.

 

Vorrebbe aggiungere qualcosa?

Per quanto riguarda gli sfollati, ci sono state molte riunioni per parlare dei sensori, inseriti sui resti del ponte per monitorare la stabilità dei monconi del viadotto. I sensori sono stati messi per noi vigili del fuoco che lavoravamo nella “zona rossa”. Poi, sono stati aggiunti altri sensori cablati, per permettere alle persone di entrare nei loro appartamenti per recuperare specialmente vestiti, anche perché questa è una stagione fredda. I sensori, in qualche modo, hanno contribuito a fornire più sicurezza. Poi, anche se non sono un tecnico, credo che sia improbabile la caduta del ponte rimanente; ho sentito tanti commenti a riguardo, ma, alla fine, è ancora in piedi.

Purtroppo abbiamo dovuto vivere questa tragedia da genovesi. Credo che si facciano troppi discorsi su questo ponte; bisognerebbe agire concretamente.