Bullismo a scuola, la forza di reagire

Abbiamo  immaginato la vita di una ragazza, una ragazza qualunque che va a scuola, si diverte, fa sport e vive come ognuno di noi fa. Ma che ad un tratto cambia umore, ha qualcosa di diverso dal solito, qualcosa che è difficile comprendere fino in fondo se non lo si è vissuto sulla propria pelle. Questa ragazza qualunque è vittima di cyberbullismo.

Chiunque può leggere libri e libri su questo argomento e imparare ogni pagina a memoria, ma non saprà mai veramente cosa prova la vittima, a essere isolata da tutti e da tutto, a sentirsi debole e fragile. E al ricordo che si porterà dietro per tutta la vita, perché queste cose rimangono nel cuore. Per fortuna in questa storia la vittima ha un’arma potentissima: l’amicizia.

Non abbiamo raccontato solo la storia di una vittima di bullismo, ma anche la storia di un bullo. Tutti pensiamo che il bullo sia una persona forte e senza timore di niente, in realtà sono più deboli di noi, perché forse hanno problemi a integrarsi e commettono certe azioni per fare i “fighi” e apparire “forti”, perché a casa subiscono violenze e quindi si sfogano a scuola o semplicemente perché sono viziati. Perciò ci dobbiamo chiedere : “Perché un ragazzo si comporta da bullo?” e  “Come posso aiutarlo?” Sì,bisogna aiutarlo a capire che sta sbagliando e così verrà aiutata anche la vittima.

Noi  per fortuna non siamo mai né stati vittime di bullismo, né tanto meno siamo bulli e per quanto ci siamo sforzati di capire, non crediamo di essere riusciti a descrivere bene i sentimenti che provano entrambe le parti. Ma siamo convinti che c’è sempre una via d’uscita e che il bullo si può sempre pentire delle sue azioni e iniziare a fare del bene.

Chloe si svegliò come ogni mattina. Guardò verso la sveglia a forma di coniglio e vide che erano le sette e un quarto. Si alzò di controvoglia sospirando  dal suo letto, si  mise la vestaglia e scese le scale per andare in cucina dove sua mamma l’aspettava con il suo caldo sorriso e una tazza di cioccolata calda.

– Che cos’hai tesoro mio?- Le chiese premurosa e alzandole appena il mento, vide la sua faccia triste- Qualcosa ti preoccupa?

Chloe aveva sempre avuto un’aria pensierosa, ma quella mattina sua figlia le sembrava strana, come se il suo senso materno le mandasse un presentimento.

-Non è successo niente, mamma -disse lei  – Sono solo stanca- e presa la cioccolata iniziò a sorseggiarla, mangiando anche dei biscotti.

La madre non ne era troppo convinta, ma non disse niente. Altri pensieri più terribili la preoccupavano. Dopo aver mangiato,  la ragazza andò al piano di sopra e si vestì per andare a scuola.  Era nella classe II M della Scuola Media di Chourtgam Hall nel paese di Chourtgam .

Si stava chiudendo la zip della felpa quando il suo telefono sulla scrivania vibrò. Lei rimase paralizzata, perché sapeva cosa voleva dire. Prese il telefono e sullo schermo c’era questo messaggio:

“Ho saputo che ieri sei caduta a faccia in giù dalle scale della scuola. Spero che non ti sia fatta male, perché se parli con qualcuno di questo messaggio ti capiterà di peggio. Ho una foto in cui sembri un’imbranata. Non ti importa chi me l’ha mandata,ma sappi che se non mi passerai le risposte del compito di italiano questa foto la vedrà tutta la scuola. E mi raccomando … shh!;-)”.

Le tremarono le gambe. Quel messaggio era di Laura Lecca, una sua compagna dai capelli marroni, gli occhi verdi, magra, con la bocca a cuore … insomma, bella; era famosa per essere stata bocciata quattro volte e all’uscita andava sempre con il suo fidanzato di quinta superiore, che passava a prenderla con il suo motorino rosso sgargiante. Sulla bellezza Chloe non aveva niente da invidiarle con i capelli biondi e gli occhi azzurri che si trovava, ma c’era una cosa per cui Laura si riteneva una reginetta: l’altezza. Era la più alta della classe e non faceva che vantarsi di questo,trattando malissimo quelle basse come lei. A un’altra sua compagna, Martina Linua, aveva addirittura messo sull’armadio lo zaino, e poi aveva ripreso col cellulare i vari e buffi tentativi della malcapitata di riprenderlo e postato il video sui social. Quei maledettissimi social! E ora aveva preso di mira lei perché era la più brava della classe e si era rifiutata di passarle le soluzioni di un esercizio di francese qualche giorno prima. E per di più erano compagne di banco!

Chloe non osava dire niente a sua madre perché era troppo indaffarata con suo fratello Luca che da poco aveva scoperto di avere un tumore al cervello. Avevano passato giorni terribili, sua madre piangeva sempre e lei tentava invano di rassicurare Luca, dicendogli che ce l’avrebbe fatta. Era un miracolo che sua madre fosse capace di reggersi ancora  in piedi.   Di raccontare tutto alla professoressa di italiano non se ne parlava proprio, temeva le ritorsioni di Laura; suo padre era all’estero per parlare con medici specialisti per curare Luca … ed ecco che si ritrovava a gestire da sola questa situazione grande centomila volte più di lei. Mise il telefono in modalità silenziosa, lo infilò nello zaino a tracolla e  scese le scale.

-Mamma,io sto andando a scuola!-Disse.

-Ok,tesoro. Stai attenta con il compito di italiano!- Le giunse la voce della madre dalla cucina in segno di saluto.

Uscì. Attraversò a piedi gli undici incroci che la separavano dalla scuola. Ogni giorno vedeva sempre il giornalaio che apriva l’edicola, il panettiere dove passava sempre per prendere la merenda, il guardiano che si apprestava ad aprire i cancelli del parco … fino ad arrivare a Chourtgam Hall, un edificio enorme situato nel centro cittadino, dalle pareti bianche e dal tetto blu, circondato da pini azzurri e da cespugli di calendule. All’interno, oltre a trentatre classi, c’erano una palestra, un’aula d’arte, una di scienze, una di informatica  e una palestra ben attrezzata e molto ampia.

Quando arrivò vide subito Laura che indossava jeans strappati, una maglietta con le maniche corte e una miriade di bracciali su entrambe le braccia. Lei corse subito dentro il cortile e si nascose dietro un albero per non farsi vedere. Vide nascosta anche Martina Linua e le si avvicinò.

-Anche tu ti nascondi da Laura?-Le chiese sorpresa.

-Sì, perché?

-Pensavo di essere l’unica che veniva minacciata da Laura.

-A quanto pare ti sei sbagliata.

In quel momento udirono chiaramente il suono della campanella.

-Ora entriamo-propose Clhoe- Parleremo dopo.

Martina annuì e insieme varcarono il cancello blu.

Le prime tre ore passarono abbastanza bene, Laura pareva essersi scordata del messaggio mandato, e anche perché Letteratura, Storia e Arte erano le materie preferite di Chloe.

Alla ricreazione si alzò in tutta fretta per raggiungere Martina che subito le chiese:

-Da quanto Laura ti minaccia?

-Da pochi giorni.

-Allora non ti sei resa ancora conto di quanto sia terribile. Senti…

-Invece me ne sono resa conto eccome!-La interruppe Martina.

-No,tu non capisci. Sei ancora all’inizio e se le cose ti sembrano insopportabili ora … non sai cosa ti aspetta.

Impallidì -Vuoi dire che le cose peggioreranno?

-Non sai quanto! Non passa giorno senza che mi derida sui social e condivida quel maledetto video

-Non lo puoi dire ai tuoi genitori?

-Sono fuori tutti e due per un vacanza ai Caraibi. A loro non importa nulla di me, forse non volevano nemmeno un figlio … Rispose Martina scuotendo il capo e muovendo il suo caschetto di capelli neri.  Il quel momento la campanella annunciò la fine della ricreazione. Era l’ora del compito di italiano.

-Buona fortuna!-si augurarono entrambe prima di tornare ai propri posti. Mentre Chloe camminava, sentì all’improvviso una mano afferrarle una spalla. Si girò e vide delle lunghissime unghie ricoperte di smalto blu. Erano di Laura.

-Sai cosa devi fare,vero? Le chiese con voce suadente. Lei deglutì spaventata, ma annuì.

-Bene! E la lasciò sedere. In quel momento arrivò la professoressa di italiano, la prof.ssa Own. Era molto giovane,dai capelli biondi e gli occhi marroni. Era la migliore professoressa che Chloe avesse mai avuto perché era molto dolce e disponibile.

-Buongiorno ragazzi! Ho portato il foglio per fare il compito, quindi fate in silenzio e cominciate mano a mano che li distribuisco!

Fu un’ora da incubo. Laura torturava  Chloe ogni cinque minuti e ogni volta le stringeva il polso talmente forte da impedirle di scrivere.

Alla fine dell’ora. Chloe era in lacrime.

-Non fare così, hai fatto la cosa giusta … sia per me che per te! Rideva Laura. Ma lei non la ascoltava.

Le ultime due ore passarono lente e inesorabili,  ma quando suonò la campanella le parve come una liberazione, mise in tutta fretta i libri nello zaino e uscì correndo. Arrivò a casa col fiatone, ma sollevata che quella giornata fosse finita. Sua mamma le fece trovare pronto un pasticcio di patate che lei divorò con piacere. Poi si chiuse nella sua camera a fare i compiti.

-Almeno ho evitato che pubblicasse quella foto … Si disse tra sé quando finì di studiare alle cinque del pomeriggio e si distese sul letto per guardare alcune foto di gattini che le aveva inviato Martina. In quel momento, però, ricevette un messaggio da Martina:

“Cattive notizie …” Al messaggio seguiva una foto presa da Instagram.

Era quello che aveva temuto. La foto di lei caduta a faccia in giù davanti alla scuola compariva sullo schermo con la didascalia , sicuramente scritta da Laura, che diceva “Guardate che sfigata!”. Anche dopo averla fatta copiare, Laura aveva pubblicato la sua foto. Se non si accontentava di una scopiazzata,  cosa le avrebbe chiesto in futuro come ricatto?

Mi dispiace, non so come aiutarti. Che ne dici se vengo a casa tua per merenda e ne parliamo?” Provò a consolarla Martina.

Buona idea, ti aspetto per le sei”-rispose Clhoe con le lacrime che cominciavano a rigarle il volto per l’umiliazione.

Alle sei in punto Martina era a casa sua. Fecero merenda insieme e l’amica tentò di rassicurarla, dicendo che non era poi così grave, che era solo una foto e che a lei Laura aveva fatto molto peggio, ma a ogni consiglio Chloe trovava un “se o un “ma”, fino a quando si fecero le sette e mezza e Martina dovette tornare a casa.

Dopo una cena di cui Chloe non seppe approfittare per parlare con la madre e il fratello malato, la ragazza si ritirò nella sua camera, si infilò il pigiama e si coricò e miracolosamente sprofondò in un sonno profondo,  ma pieno di incubi.

L’indomani si svegliò di controvoglia alle sette in punto, con uno strano peso sullo stomaco. Si alzò più triste che mai, ma trovò la forza di non darlo a vedere alla sua mamma.

-Lo sai che papà tornerà tra una settimana? Oggi avrà un colloquio con un medico, poi dovrà sbrigare degli affari per lavoro e tornerà a casa”. La madre raggiante come non mai.

-Davvero? Sono felice-rispose Clhoe con un debole sorriso –Ma ora devo vestirmi-e si alzò per andare nel bagno.

Quando arrivò a scuola vide una scena terribile. Martina era stata spinta contro un albero con forza da Laura e aveva un taglio sanguinante da un sopracciglio. Corse da lei.

-Brutta nanerottola! Sei un essere insignificante! Ti insegno io a venire a tirami i capelli! E per che cosa,poi? Per un’altra nana come te!- Urlava nel frattempo Laura contro Martina.

-Chloe è mia amica. Si difendeva debolmente Martina.

-Ti insegno io cosa succede quando mi si tirano i capelli!-E la sollevò da terra, dove la ragazza era caduta.

Laura avrebbe continuato a fare del male a Martina se Clhoe non avesse urlato talmente forte da attirare l’attenzione della bulla.

-Ah ci sei anche tu,sfigata! Vieni,che ti mostro cosa faccio alla tua amica. E strattonò nuovamente Martina.

Sarebbe certamente finita male se, attratto dal grido di Clhoe, il bidello non avesse prontamente afferrato Martina. Era un uomo alto e robusto,con capelli e barba neri e con indosso sempre pantaloni a tuta e una maglietta a maniche corte blu.

– Grazie. Mormorò Martina, sconvolta.

-Si può sapere cosa succede qui? Chiese l’uomo con tono perentorio e guardando storto Laura –Non mi risulta, signorina Lecca, che il regolamento permetta di alzare le mani.

-Non sono stata io! Mentì lei.

-Questo lo deciderà la preside! Tutte e tre in presidenza!

Chloe aveva sempre temuto la presidenza, ma quel giorno le pareva il posto più bello della Terra. Era una stanza piccola, con una scrivania e tre sedie al centro, una stampante e un computer a sinistra, un armadietto a destra e un angolo verde con tante piante vicino alla porta. Ma al posto della preside entrò la prof.ssa Own, con grande stupore di Martina e Clhoe.

-Visto che la preside non c’è, la sostituirò io per oggi in quanto nuova vicepreside-spiegò –Allora, cosa è successo, signor Lie?

Il bidello raccontò quello che aveva visto, con vivo interesse da parte della professoressa.

-E perché l’avresti fatto? Chiese poi a Laura.

Ma invece di lei, che faceva scena muta, rispose Martina –Prima di entrare Laura voleva scrivere con la bomboletta su un albero che Chloe è una  sfigata, e allora io sono andata da lei e ho tentato di fermarla cercando di strapparle la bomboletta dalle. Mi ha macchiato tutta- disse mostrando macchie sui vestiti e sulle mani.

Perché voleva scrivere questa cosa?-

-Per ridicolizzarmi davanti a tutti -rispose timidamente Clhoe –Da quando non le ho passato le soluzioni di un esercizio di francese non fa che deridermi e insultarmi sui social. Mi ha anche costretto a passarle le risposte del compito d’italiano.

Non aveva mai avuto il coraggio di parlare,ma ora c’era nella sua testa come una voce che diceva “parla adesso! Parla ora!”

La reazione di Laura fu istantanea. Scattò in piedi e strinse con una mano il collo della ragazza –Tu! Insignificante e brutto …

-Signorina Lecce!-urlò la Own

Il signor Lie afferrò il braccio che stava strangolando la povera ragazza.

-Hai superato ogni limite! Urlò ancora la professoressa. Poi riprese il controllo.

-Signor Lie, accompagni le ragazze in infermeria e poi in classe, loro non c’entrano.

Il bidello obbedì e,  mentre si allontanavano, l’ultima cosa che sentirono fu :

-Ora me la vedrò io con te!

Alla ricreazione Chloe, più raggiante che mai,corse da Martina.

-Hai visto?!-esclamò lei.

-Eccome!

Le due amiche si abbracciarono, felici.

II H