MANDAMI TANTA VITA con TwLetteratura

Dal  19 novembre   al 22 dicembre 2018  noi studenti della 1Q, insieme ai compagni di altre classi  del liceo classico G.B Vico di Napoli, sulla piattaforma  Betwyll insieme alla community di ben 250 lettori, tra cui studenti e docenti di tutta l’Italia, abbiamo letto e commentato  il libro “Mandami tanta vita” di Paolo Di Paolo in base a un calendario condiviso e che prevedeva la lettura di un capitolo ogni due giorni. 

Ciascun lettore ha  proposto il proprio commento in forma di twyll di max. 140 caratteri, fino a scriverne in totale 4199.

L’app di Betwyll  ci ha permesso non solo di leggere, commentare e riscrivere  digitalmente ma anche di rispondere al singolo twyll scritto da altri, di interagire con tutti o di taggare  uno specifico altro lettore  digitando “@” seguito dallo username dell’utente, secondo il sistema che viene normalmente adoperato nell’utilizzo dei social. 

E così tutta la community   ha letto giorno dopo giorno  la storia di due giovani,  Moraldo e Piero Gobetti. Entrambi vivono a Torino ed entrambi hanno la stessa passione per il giornalismo, l’unica differenza sta nei loro caratteri: il primo, ha poca stima di sé stesso, è pessimista ed è insicuro, il secondo è già realizzato, nonostante la sua giovane età, è determinato e sicuro di sé.

Vivono negli anni in cui in Italia  regna il fascismo e non c’è diritto di parola né libertà di dissenso: in questo contesto politico e sociale Piero, convinto antifascista, dopo aver denunciato il regime e aver subito brutali aggressioni fisiche, si vede  costretto a lasciare la sua amata Ada e il figlioletto neonato, per rifugiarsi a Parigi.

Ed è proprio a Parigi che le vite dei due protagonisti, che fino ad allora non si erano incontrati pur vivendo nella stessa città, si intrecciano.

Moraldo sta lì per una ragazza, Carlotta: una ragazza conosciuta per caso,  a seguito di uno scambio di bagagli. Moraldo è sempre stato sfortunato in amore: infatti dopo essere andato a Parigi per Carlotta, scopre che lei non ricambia i suoi sentimenti. Affranto ed amareggiato, si incammina per le strade di Parigi, sedendosi poi su di una panchina, è qui che incontra Piero. Nonostante l’incontro i due non hanno un vero e proprio dialogo, come Moraldo vorrebbe: la scoperta, pochi giorni dopo, della morte di Piero Gobetti che “ha stipato dentro ventiquattro anni ciò che altri non riescono a compiere in una vita lunga il triplo” rende Moraldo consapevole che “una parte di noi [è scomparsa] con lui”  

La narrazione  scorrevole e coinvolgente della storia di questi due giovani uomini  ci ha  fatto capire lo scenario politico e sociale dell’età del trentennio fascista e come agiva un regime dittatoriale contro chi manifestava il proprio dissenso e quali misure repressive adoperava contro chi non fosse fascista: un’età dura segnata  dalla violenza e dall’oppressione  dei fascisti, che in parte obbligavano con la forza  e in parte riuscivano a convincere le persone ad aderire al  partito fascista, facendo leva sul desiderio di potere o sui loro bisogni o anche  promettendo la soluzione ai loro problemi,  una vita migliore e senza  povertà. 

Il libro è stato molto coinvolgente in quanto la storia narrata ci è apparsa  realistica e concreta non solo in rapporto  alla vicenda storica di Piero Gobetti, ma anche perché sarebbe potuto succedere a chiunque in quel periodo storico,  non tanto distante da noi, di essere  un “Moraldo” e di vivere le sue esperienze: attraverso queste pagine  è stato interessante scoprire di più sulla storia del nostro paese, comprendere  com’era nel secolo scorso e approfondire la conoscenza di una realtà politica e sociale che noi, nuova generazione, facciamo fatica ad immaginare. 

E soprattutto abbiamo conosciuto Piero Gobetti, “quell’uomo giovane e stanco, con i suoi occhiali tondi, quell’uomo ha stipato all’interno di ventiquattro anni ciò che gli altri non riescono a compiere in una vita lunga il triplo”, un uomo di grande stazza, coraggioso e soprattutto “pieno di sé”, consapevole del suo spessore culturale e umano, nonché filosofico e politico . Per  amore di libertà e giustizia, ha lasciato la sua amata Ada, con il figlioletto nato da appena un mese. Al fine di proseguire, da uomo libero, la sua attività editoriale e giornalistica, dovette scappare da Torino, per sfuggire alle persecuzioni dello squadrismo terroristico e a  tutte le violenze e le odiose  prevaricazioni del governo fascista.

 

Questa lettura è stata molto più interessante grazie al metodo Twletteratura: condividere sia la lettura in base a un calendario condiviso in community, sia i commenti  in contemporanea con altri lettori di ogni parte d’Italia,  sia le nostre opinioni e  le nostre riflessioni in twyll di 140 caratteri, dibattendo con altri utenti sulla piattaforma Betwyll, è risultato dapprima cosa nuova e insolita, ma poi si è rivelata uno stimolo che ci ha spinto ad utilizzare  il metodo del social reading in modo “digitalmente” creativo e  collaborativo e davvero sta facendo di noi una community di lettori di “lettori responsabili”.

a cura di Marina Cimmino, Flavia Crisci, Elisabetta Rossi, Raffaella Vela –  1Q(uadriennale) classico Cambridge 2.0 G.B. Vico – Napoli