In ricordo delle vittime del terremoto del Belìce

Il sisma che colpì la Valle del Belìce il 14 e 15 gennaio 1968  fu devastante per molti paesi  che, come Gibellina, (epicentro insieme a Poggioreale e  Salaparuta), furono rasi al suolo. Tantissimi furono gli sfollati (circa 70.000), oltre 600 i feriti, tante le vittime ( circa 370).

Oggi, nel 51° anniversario del tragico evento, vogliamo ricordare qualcuna di queste vittime come Eleonora Di Girolamo, una bambina di sei anni detta “ Cudduredda (nome di un dolce tipico del luogo), simbolo del terremoto del Belìce. Eleonora era rimasta sotto le macerie per quattro giorni, quando fu ritrovata da un vigile del fuoco, sembrava un miracolo, apparentemente illesa, la portarono subito all’ospedale di Villa Sofia di Palermo, ma due giorni dopo morì per una polmonite.

Ripensiamo a Maria Safina, una donna anziana, che viveva sola a casa . Alla prima scossa, quella delle 13:28 non fuggì. Lo fece in seguito a quella più violenta delle 03:01 del 15 Gennaio, ma non riuscendo a scappare dalla scala distrutta decise di calarsi giù dal balcone con dei lenzuoli che aveva legati, ma scomparve nel nulla, senza che nessuno l’abbia mai trovata né viva né morta . Ricordiamo gli sposini: Nicola Pace e Anna Maria Bonanno detta “ Tartamedda” che non vollero lasciare la casa che condividevano con i suoceri e trovarono così la morte. Il padre addolorato, come ultimo gesto, prese l’abito da sposa di Anna Maria, frugando tra le macerie, si recò al cimitero e le mise il suo abito da sposa. Infine come non richiamare alla memoria l’eroico Pietro Ippolito, detto “Aronte”, era già in salvo con la sua famiglia, ma, per altruismo e generosità, ritornò indietro per salvare i vicini di casa quasi ciechi, ma non riuscirono a salvarsi nessuno dei tre, perché un’altra scossa li travolse coprendoli di macerie.

Dopo 51 anni dal sisma Gibellina Nuova è una città d’arte conosciuta in tutto il mondo. Il suo museo En plein air è attrazione per turisti e studiosi amanti dell’arte contemporanea.

Adesso nel sito della vecchia Gibellina una tomba di cemento distesa sulle rovine, una delle più grandi opere di Land Art realizzate, il Cretto di Alberto Burri custodisce il ricordo delle vittime di quel tragico evento che ha segnato la storia del nostro territorio.

Dalla redazione dell’ I.C. Garibaldi-Paolo II

Classe V A  Scuola Primaria  San Francesco Gibellina