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Federico Bianchi di Castelbianco: “Dare ai giovani qualcosa di concreto”

Intervista al Dott. Bianchi, psicologo e psicoterapeuta dell’età evolutiva

Al termine della conferenza “I Paradossi dell’adolescente: bambino e adulto” abbiamo avuto il piacere di rivolgere alcune domande al Dott. Federico Bianchi di Castelbianco.

Come vi è venuta l’idea di realizzare il portale DireGiovani?

Per dare ai giovani qualcosa di concreto visto che loro cercano ovunque delle risposte. La motivazione principale è appunto questa: dare delle risposte serie e sane ai ragazzi interessati. Il principale obiettivo da raggiungere è proprio quello di informarli. Il portale, da un parte si occupa di informazioni di carattere generico (dalla moda alla musica, agli eventi che accadono nel mondo, ecc.), dall’altra offre uno sportello di ascolto online, in forma anonima, dove i ragazzi fanno domande anche intime e che, magari, non si sentirebbero di chiedere pubblicamente o davanti a terzi.

Si ricorda qualche domanda in particolare che l’ha colpita?

Di domande ce ne sono tante. A dir la verità, la cosa che più mi ha colpito è stata una conferma che noi diamo ai ragazzi l’obbligo di essere informati ma purtroppo non lo sono. Il più delle volte sono ignoranti e parlo di ragazzi sui 20-25 anni che non sanno nulla, non per loro incapacità ma perché non hanno mai avuto la possibilità di venire a conoscenza di tutto ciò. In quei casi vi sono le domande più drammatiche, in quanto sono ritenute le più banali per quegli adulti che conoscono. L’informazione consente di colmare un vuoto, che altrimenti sarebbe complicato lasciarlo così.

Ha qualche consiglio per i professori? Come posso relazionarsi meglio con gli alunni?

I ragazzi, tempo fa, durante un’inchiesta sulla legalità e la violenza, avevano consigliato ai docenti di fermarsi un’ora, oltre l’orario scolastico, per conoscere meglio i loro studenti. Questo evidenzia la drammaticità del fatto che agli adulti manca la conoscenza completa di un alunno. Oltre il livello scolastico, non sanno infatti se il ragazzo ha dovuto superare situazioni familiari di divorzio, lutti, tragedie o felicità. I ragazzi nel corso dei cinque anni cambiano: entrano in camicia e cravatta ed escono con i rasta. Questo significa che c’è stata un’evoluzione e di questa evoluzione gli insegnanti devono essere consapevoli.

Cosa consiglia ai genitori dei ragazzi adolescenti per relazionarsi meglio con loro?

La cosa più semplice è quella di passare, sin da quando i figli sono piccoli, almeno due giorni a settimana insieme. Instaurare quindi un tipo di conoscenza, di rapporto “privato”. Con il passare del tempo, la conoscenza del genitore da parte del ragazzo e viceversa si arricchisce e dopo un po’ nessuno si stupisce più.

Oggigiorno molti ragazzi seguono la massa, avendo comportamenti negativi, poiché condizionati dagli altri. Come può un giovane riuscire a staccarsi dal gruppo e sentirsi forte da solo?

Il problema è proprio questo. Se il ragazzo deve staccarsi da un gruppo deve essere attratto da un’altra cosa, non si può staccare per comando. Un ragazzo tende a staccarsi dal gruppo cosiddetto “stupido” quando conosce una ragazza fuori da esso, che ovviamente lo tira fuori. Questo non può accadere solo per mezzo dei genitori, ma per via di un evento esterno. Non vi è inoltre molta facilità se il rapporto non si costruisce nel tempo. Nei giovani vanno spinte le passioni, vanno facilitati gli interessi e le partecipazioni. Non vi è una logica stringata, ma si tratta di cosa piace a lui. Un conto è se si tratta di musica, un altro se si parla di alcool, nel primo caso va spinto, nel secondo deve essere fermato ricorrendo ad un’altra alternativa. Bisogna inoltre interrogarsi sulle motivazioni che l’hanno spinto a portarsi in gruppi sbagliati. La causa maggiore è il senso di solitudine.

Cosa pensa dell’introduzione della figura dello psicologo nelle scuole?

Penso sia ottimo perché è l’elemento esterno che è in grado di accogliere e recepire con professionalità, rispondendo in modo sano e non come fosse un gossip. Deve rispettare il suo obbligo di silenzio, di questo i ragazzi ne sono a conoscenza e tendono a lasciarsi andare con più facilità. In questo modo si può cercare e infine giungere ad una risoluzione del problema. Se nessuno paragona nessuno, i problemi aumentano e non si proverà neanche a cercare una soluzione.

Lei ha detto che gli adulti arrivano sempre in ritardo rispetto agli adolescenti. Lei sente di riuscire a capire i ragazzi?

No, capisco perché arrivo in ritardo. È questa la cosa importante. Siccome lo capisco, questo mi spinge a cercare di capirli di più.

Questo incontro ravvicinato con una figura eccezionale, qual è quella del Dottor Bianchi, ha permesso ai ragazzi di interagire con un esperto che si vorrebbe introdurre all’interno del contesto scolastico per fornire un sostegno morale agli studenti. Ringraziamo il Dottore per la disponibilità.

 

Valentina D’Aulerio