La privacy ai tempi di internet

Dallo studio al tempo libero, dalla chat col compagno di scuola a quella con l’amica all’estero, dalla storia su Instagram all’ultimo video caricato su Youtube.

Quella di oggi è una generazione always on (sempre connessa)

L’avvento delle nuove tecnologie e dei social network ha portato importanti cambiamenti nei processi di comunicazione e di strutturazione della propria identità. Se da una parte è sempre più ricorrente sentir parlare di nativi digitali, dall’altra si potrebbe obiettare che essere propensi all’uso della tecnologia non significa possedere il senso critico e la giusta prudenza per sfruttare al meglio le sue potenzialità ed evitare i pericoli.

Secondo un’indagine (Mascheroni, G. e Ólafsson, K. – 2018), lo smartphone è oggi il principale strumento con cui i ragazzi accedono a internet, usato quotidianamente per andare online dal 97% dei ragazzi di 15-17 anni e dal 51% dei bambini di 9-10.

E se già nel 1970 con Westin era sempre più chiara la teoria sulla sfera pubblica, “la rivendicazione di un individuo del diritto di determinare autonomamente quando, come e in che misura l’informazione su se stessi sia comunicata ad altri”, oggi gli adolescenti, lasciando informazioni personali come nome, età, sesso e residenza e possono entrare in contatto con persone o diventare loro follower senza vincoli spazio-temporali.

Accettando termini e condizioni di utilizzo, mai letti perché definiti “papiri chilometrici”, possono continuare a condividere informazioni personali, pensieri, foto e video in tempo reale con la propria cerchia di amici o con tutto il mondo, alle volte taggando altra gente e aggiungendo la precisa ubicazione del posto in cui ci si trovano.

Secondo un confronto su base europea (UE Kids Online) soprattutto gli adolescenti della fascia d’età che va dai 12 ai 15 anni non è sempre consapevole di ciò che pubblica online. Non pensa al raggio di pubblicazione e ai visualizzatori dei propri status, non domandosi, per giunta, se condividere determinate informazioni e certi contenuti sia consono o meno nella rete Internet.

Nelle fasce d’età superiori, ognuno cerca il consenso degli altri allo scopo di riscoprire all’interno della società un ruolo importante e significativo. Basti pensare che se ieri erano gli studi e i risultati ottenuti a considerarsi indici fondamentali per misurare quanto la collettività apprezzasse la propria immagine, oggi a rientrare nella desiderabilità sociale sono il like, il cuoricino o il tweet.

Dalle statistiche, si evince anche che la fotografia, tradizionale supporto per la memoria, si è convertita nel principale strumento per la costruzione dell’identità. Gli adolescenti, già influenzati fortemente dai processi della formazione del sé nella dimensione sociale e contestuale, pretendono con la condivisione di foto di catturare l’attenzione del destinatario, far capire lo stato d’animo del momento e dar la possibilità di dar un’opinione, essenziale nella sfera del nuovo autobiografismo e narcisismo di massa.

Col passare del tempo, dunque, le nuove generazioni sono sempre meno consapevoli dei rischi che corrono condividendo ogni tipo di informazione personale e status. I media convivono con gli adolescenti: sono incorporati fisicamente (nelle tasche e nelle orecchie) e sono diventati nell’epoca del web 3.0 un grande e globale “diario segreto”, che poi a ben riflettere tanto segreto non è.

Generazioni 2.0

Paolo Ferrara