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Ricordate che questo è stato. Conoscere il passato per comprendere il presente.

Il commento della Preside, Maria Aurelia Viotti

Nella  mattina di venerdì 25 gennaio si è tenuta al liceo classico Andrea D’Oria una conferenza sulle leggi razziali, meglio definibili, secondo la relatrice Alessandra Jarach, come “leggi  razziste”, a causa della loro intolleranza verso determinate etnie o religioni.

La conferenza è stata organizzata da Virginia Monteverde, nell’ambito di un più ampio programma di eventi realizzato per il Giorno della Memoria, per far sì che il ricordo resti vivo nelle menti dei giovani. A Palazzo Ducale a Genova è stata infatti inaugurata il 24 gennaio la mostra ” Segrete”, allestita nella Torre Grimaldina, che espone opere di artisti contemporanei ispirate al tema della Shoah.

Negli stessi locali è possibile visitare una mostra legata alla resistenza opposta dai partigiani, ragazzi che già a 14 anni combattevano per quella che rappresnetava per loro la giusta causa.

Abbiamo chiesto alla Preside, Maria Aurelia Viotti, un commento sull’iniziativa

Perchè ha voluto portare questo evento a scuola?
Ho pensato di ospitare questo incontro, facendovi partecipare le quarte e le quinte,  sia perché la ricorrenza del giorno della memoria è a breve, sia perché trovo sia importante che i giovani conoscano il passato e i fatti più recenti non solo attraverso i libri di scuola, ma anche ascoltando testimonianze dirette, provando a capire i sentimenti di chi ha vissuto quegli eventi. In modo tale da comprendere il presente sulla base di ciò che è stato, del passato.

Nel suo discorso introduttivo che ha detto che “senza memoria non c’è futuro”. In che senso secondo lei è vero?
Per avere un futuro da persone consapevoli non si può non ricordare quello che è stato, non si può non avere una consapevolezza del passato.

Ha mai parlato con un testimone, con qualcuno che è stato vittima della guerra o della deportazione?
Ho parlato con un signore che è morto da pochi anni che mi ha raccontato la sua prigionia. Una cosa interessante che mi ha detto sono stati i motivi che lo hanno tenuto in vita: il primo è il ricordo del figlio piccolo ed il secondo è la solidarietà alla quale i prigionieri si “tenevano aggrappati” durante la prigionia.

Si dice che dalla storia si impara, eppure molti errori si ripetono. Cosa ne pensa?
Partendo dal presupposto che l’uomo ha le sue aspirazioni, i suoi conflitti, le sue crudeltà, giungo alla conclusione che in forme diverse è normale che la storia si ripeta.