Forte scossa in Sicilia, poteva essere prevista?

Dopo il terremoto che ha colpito la popolazione catanese, ho intervistato il dottor .Giunta che ha spiegato in modo preciso il suo punto di vista sulla situazione generale .Lui ha precisato innanzitutto che quando si parla di “previsioni” dei terremoti bisogna sempre usare le virgolette, perchè non è una previsione come quelle meteorologiche che dicono dove e quando pioverà , ma si tratta di previsioni molto meno precise in quanto le tecnologie e le attuali conoscenze scientifiche non permettono di poter sapere in anticipo e con precisione dove e quando si manifesterà un terremoto.

L’esperto ci ha spiegato che il terremoto in Sicilia era stato “previsto” nel senso che alcuni stumenti di previsione avevano indicato la possibilità di una scossa
Addirittura “
l’algoritmo delle analisi mostrava che un terremoto superiore a quella magnitudo era fortemente probabile“, ma nessuno era in grado di dire dove precisamente si sarebbe verificata la forte scossa, perchè questi studi vengono fatti su porzioni di territorio abbastanza ampie e l’allerta era stata diffusa per il “sud Italia“.

L’ingegnere ci ha spiegato nel dettaglio come funziona questo sistema di allerta, che è un metodo sismologico “io sono solo un utilizzatore dei risultati, perchè non siamo noi ingegneri a svilupparli. Sono metodi attualmente sviluppati in Italia e in altri centri del mondo. In questi studi si analizzano i risultati del monitoraggio del territorio suddiviso in zone sismiche. L’Italia è divisa in tre zone sismiche: il nord, il centro e il sud“.

Quest’anno avevamo allertato l’Italia meridionale, poi ogni due mesi facciamo delle verifiche per capire se la situazione è inalterata oppure è cambiata, e capiamo se c’è la necessità di allertare anche un’altra Regione in base agli algoritmi utilizzati per definire questi allarmi, oppure se va tolto l’allarme per la zona in cui era stato lanciato. quest’anno è successo che, abbiamo allarmato le regioni meridionali, anche il nord mentre il centro è rimasto non allarmato. L’allarme per il sud vedeva una soglia precisa, ovvero la concreta possibilità del fatto che si potesse verificare nel breve/medio termine una scossa di magnitudo superiore a 5.4 Richter. Sapevamo, insomma, che era di molto aumentata la probabilità che in quella macro-area si verificasse un terremoto forte. Ovviamente non abbiamo tenuto la notizia per noi, ma l’abbiamo comunicata alle autorità competenti pur non divulgandola a livello mediatico perchè notizie del genere possono scatenare panico o paure infondate che non portano a nulla. Attualmente queste previsioni sono il massimo che i sismologi possono riuscire a fare, in base alle attuali conoscenze scientifiche e tecnologiche. Più che di vere e proprie previsioni, è giusto parlare di “esperimenti di previsione“.

E adesso questi esperimenti di previsione cosa dicono?

Adesso a preoccuparci è il sud. L’allarme per il sud è molto più grave perchè c’è da più tempo ed è il risultato di studi incrociati che dicono tutti la stessa cosa. L’algoritmo Italiano individua il rischio nell’area del sud, che va dalla Campania in giù, ma alcuni prestigiosi centri di calcolo di altri Paesi concentrano il rischio tra Calabria e Sicilia, quindi all’estremo sud“.

Che Calabria e Sicilia siano due Regioni ad altissimo rischio sismico è noto a tutti da tempo, ma adesso che la scienza dice che un nuovo forte sisma può essere imminente, cosa si può fare per limitare i danni?

Certamente non si può evacuare per due anni tutto il sud: non sappiamo dove di preciso sarà la scossa, nè quando si verificherà con esattezza. Ma sappiamo che ci sarà. Si possono certamente fare interventi importanti a limitarne i danni, le coseguenze sul territorio e sulle città. Ma non è una scelta scientifica, noi ci limitiamo a fornire alle autorità competenti le informazioni a disposizione, poi sono loro a decidere cosa fare. Sicuramente c’è tanto da fare“.

C’è tantissimo da fare, si potrebbero esaminare le strutture strategiche, verificare l’efficienza del sistema di protezione civile, fare ristrutturazioni antisismiche negli edifici più vecchi e verificare che quelli recenti e residenziali lo siano, informare la popolazione in modo serio su come comportarsi in caso di sisma e molto altro ancora:ma la politica, e anche la gente comune, è interessata a tutto questo?
Siamo sicuri che l’interesse nei confronti della scienza sia tale da poter considerare in modo preciso quello che gli esperti ci stanno dicendo da tempo?
Siamo tutti pronti a puntare il dito contro qualcuno, ma finchè una cosa non ci tocca da vicino rimaniamo belli tranquilli nella nostra quotidianità, senza farci scalfire da ciò che accade altrove.

E allora, se proprio vogliamo avere la coscienza a posto, partiamo da noi stessi: quante persone, quanti calabresi e quanti siciliani, vivono e sanno di vivere in una casa, in una villa, in un palazzo che è stato costruito rispettando tutte le norme antisismiche, e che quindi potrà reggere anche a un terremoto fortissimo senza avere danni?
Se tutto funzionasse bene,
non ci sarebbe motivo di preoccuparsi. Le paure sono legate proprio alla consapevolezza di rischiare la vita a causa di costruzioni poco sicure e rispettose delle norme. Ma anziché piangersi addosso, è arrivato il momento di rimboccarsi le maniche e iniziare a risolvere i problemi, senza bisogno che lo facciano sempre altri, aspettandoli invano.
Ma poi chi è che dovrebbe farli, se non lo facciamo noi stessi?

Vittorio Condorelli, III G