• Home
  • Blog
  • Articoli
  • 14enne segregato in casa dai genitori. “Pensavano fossi gay”

14enne segregato in casa dai genitori. “Pensavano fossi gay”

 Triste storia nel ravennate. Scatta la denuncia e si apre un’inchiesta sulla famiglia.

 

Il 13 gennaio scorso si è presentato alla caserma dei carabinieri di Ravenna un ragazzo tunisino di 14 anni, denunciando i genitori di averlo rinchiuso in casa per quattro giorni, dopo aver scoperto di una conversazione Whatsapp ambigua sul suo orientamento sessuale.

Una coppia di tunisini regolari residenti in Italia è ora indagata per abuso di mezzi di correzione e sequestro di persona, dopo aver impedito al figlio di uscire di casa per andare a scuola o aver contatti con gli amici.

Il tutto sembra essere nato dalla lettura di una chat del ragazzo con un’amica, la sera del 9 gennaio.

Dopo l’invio di foto che ritraevano sia donne che uomini, il ragazzo ha espresso pareri positivi soprattutto per questi ultimi, facendo trapelare dei dubbi in merito al suo orientamento sessuale.

I genitori, del tutto stupiti di questi interrogativi da parte del figlio, lo rinchiusero a chiave nella sua stanza e lo minacciarono  di riportarlo in Tunisia, loro paese natale, per frequentare un collegio severo e a loro avviso per “estinguere tutti i peccati”.

Dopo quattro giorni, il giovane riuscì a scappare e a rifugiarsi nella caserma della periferia in cui vive. Secondo il suo racconto, avrebbe ricevuto percosse per quanto scoperto e l’idea di tornare in patria lo assaliva più di ogni altra cosa, tanto da fuggire e chiedere aiuto alle autorità.

I carabinieri di Ravenna hanno quindi aperto un’inchiesta e fatto affidamento sui servizi sociali per la tutela del ragazzo.

La coppia ha ammesso di aver subito un brutto shock su quanto scritto dal figlio in chat, e hanno dichiarato di aver preso in considerazione la questione del collegio in Tunisia. Hanno invece negato totalmente il sequestro di persona, giustificando l’assenza del figlio a scuola con dei malori fisici che avrebbe riscontato in quei quattro giorni.

Ora il quattordicenne si trova in una comunità protetta, in attesa delle accertamenti dei carabinieri sul suo racconto e quello dei genitori, date le sole prove orali da entrambe le parti.

 

Di Annalisa Munteanu