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Realtà multimediale: mezzo di evoluzione o dipendenza sociale?

La società odierna è profondamente condizionata dalla realtà multimediale. Smartphone, internet, social network, app sono diventati una vera e propria dipendenza per le nostre menti,una sorta di mondo parallelo troppo difficile da abbandonare.


La nostra vita pubblica e privata è costantemente sottoposta a questa realtà,che mette sempre più ai margini i rapporti umani: tradizioni,sentimenti,emozioni tendono a svanire e la realtà che ci circonda tende a trasformarsi nella fredda ombra di noi stessi. Circa il 40% della popolazione mondiale possiede oggi una connessione internet e oltre 21 milioni di utenti quotidianamente vi accede tramite smartphone, valori fuori da ogni schema che portano a un totale di 4 milioni di individui anno su anno. Le percentuali sono più elevate nelle persone di età compresa tra i 13 ed i 22 anni, da qui si può notare di come la dipendenza da social avvenga soprattutto in età adolescenziale, dove i giovani sono prevalentemente attratti dai continui aggiornamenti tecnologici soprattutto degli smartphone, strumento di ottima qualità ma con riscontri anomali rintracciabili nello sviluppo di vere e proprie patologie. L’uso del cellulare avviene principalmente per affrontare le insicurezze nella comunicazione con il prossimo, ma a ciò seguono eventi psicologici negativi a partire dall’immediata conseguenza dell’isolamento; si tende in tal caso ad evitare i rapporti con le persone più vicine per dedicarsi a conversazioni in chat, mantenere aggiornati i propri profili delle influenti piattaforme Instagram o Facebook o semplicemente limitarsi a giochi interattivi.
Gli adolescenti sono così sorpresi da continui sbalzi di umore, ansie frequenti, disturbi del sonno, dell’alimentazione e di continue situazioni conflittuali con i familiari.


Il mondo è ormai estremamente vincolato dal fenomeno della “cocaina digitale” e risulta ormai quasi impossibile opporci all’evoluzione tecnologica. L’unico modo per affrontarlo parte dal dare maggiore evidenza alla gravità della situazione e aprire gli occhi in particolar modo al pubblico giovanile fornendo un’adeguata “educazione ai media”.

Pietro Costa 3°B