Marsala, Via dei Bagli: un tesoro dimenticato a metà

Visita lungo la contrada Baronazzo Amafi, tra luoghi di pregio ridotti in rovina ed edifici ristrutturati che hanno trovato nuova vita

Accanto alla nostra scuola esistono due Sicilie: una fiduciosa e creativa, che investe nel futuro memore di un passato fiorente, e una dimenticata, persa, smemorata in merito alle sue origini che è stata abbandonata a se stessa.  Voi in quale vorreste abitare? Quale vorreste scegliere? Noi stamattina, nonostante il tempo non fosse dalla nostra parte (ha piovuto a dirotto) abbiamo visitato la cosiddetta “Via dei Bagli” che si trova a circa un chilometro dalla sede centrale dell’I. C. “S. Pellegrino”. Siamo stati rapiti dalla storia che si cela dietro ogni struttura. Il primo edificio che incontriamo nel nostro percorso è il Baglio Oro, antico opificio adesso completamente ristrutturato che accoglie uno stabilimento vinicolo d’eccellenza, ma basta percorrere poche centinaia di metri per incontrare il Baglio Catalano, struttura ottocentesca su più piani e corredata da una cappella con dentro un antico affresco, ora completamente in rovina. Quest’ultimo si trova al centro di una distesa di “sciare”, particolare ecosistema inscritto tra le zone SIC (sito di interesse comunitario) e ZPS (zone a protezione speciale), ossia destinatarie di particolari norme di tutela ambientale. Eppure tutto è vittima dell’incuria. “Tutti luoghi che, pur avendo una storia affascinante – afferma Filippo Pellegrino – non sono mete turistiche. Anzi, sono occasioni mancate per l’intero territorio”. 

Continuando la nostra passeggiata lungo la storia marsalese incontriamo l’antica chiesetta in onore della Madonna della Cava di contrada Baronazzo Amafi. Pur essendo di recente stata acquisita a patrimonio comunale, per noi è impossibile accedere anche al piazzale antistante la stessa, in quanto la via è sbarrata. Eppure colpisce la facciata che è policroma: con fregi azzurri, gialli e rosa dallo stile che racconta le influenze arabe presenti nel territorio. “La cosa più grave è che questi tesori ce li abbiamo a due passi e non diamo loro alcuna importanza”, riflette Adele La Grutta.

Quasi di fronte un altro pezzo di storia: è la Torre Titone, antica torre di avvistamento posta nell’acropoli della via dei Bagli, il punto più alto di Marsala, che serviva a difendersi in caso di incursioni piratesche o da parte dei briganti. Anche questa è dimenticata.

Poco più in là incontriamo un arco murato. Anticamente era l’ingresso del Baglio Woodhouse, residenza di imprenditori inglesi che avevano scelto Marsala per la commercializzazione del vino. Ora dell’antica villa rimane solo un ingresso murato, che, negli scorsi anni è stato frequentato da malviventi e più volte defraudato.

Un segno di speranza è invece il Baglio Donna Franca, anch’esso risalente a circa due secoli fa, ora trasformato in elegante Resort che accoglie turisti da tutto il mondo, ma si compone anche di una sala ricevimenti ricavata proprio nell’antico ballium.

“Non scordiamoci di questi posti – ammonisce Matilda Laudicina – perché sono l’anima della nostra città”.

“Dobbiamo recuperarli – propone Gianvito Orlando – affinché divengano mete turistiche e occasioni di crescita culturale ed economica per il territorio”.

Michael Ferro, Matilda Laudicina, Adele La Grutta, Giulia Galfano, Gianvito Orlando, Filippo Pellegrino, Simona Di Girolamo, Melissa Miceli, Viviana Angileri