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Riforma costituzionale: Taglia poltrone o Taglia democrazia?

“Approvato il #TagliaPoltrone in Senato! Presto ci saranno 345 Parlamentari in meno e un risparmio di mezzo miliardo di euro a legislatura”. Così Luigi Di Maio commenta il primo voto a Palazzo Madama sul ddl di riforma costituzionale che prevede la riduzione del numero dei deputati da 630 a 400 e dei senatori da 315 a 200. In 185 hanno detto sì, contro i 54 no.

Per i Pentastellati questo è il primo passo verso un Parlamento più dinamico e che costa meno. Oltre all’evidente taglio dei costi, si raggiungerebbero maggiore praticità e celerità nelle procedure istituzionali. Il processo di approvazione delle leggi avrà maggior efficienza, quindi le Camere potranno rispondere al meglio alle esigenze degli italiani. Snellire il numero di parlamentari significherebbe uniformarsi ai governi degli altri paesi europei, obiettivo a lungo ribadito dai 5s.
Marcucci controbatte: «Non è il taglio delle poltrone, rischia di essere il taglio della democrazia rappresentativa.» Secondo i dem, questi tagli priverebbero le Camere di autorevolezza, rendendo inutile il Parlamento.
Di Maio dileggia il PD che ha proposto la riduzione dei parlamentari nella legislatura precedente e adesso cercherebbe scuse per contrariare la medesima proposta di legge. Martina rilancia: «No a spot, sì a riforme utili. Il Senato diventi Camera delle autonomie, basta bicameralismo perfetto.».
I dem si dicono d’accordo sul taglio di deputati e senatori, ma non accettano che le Camere, i Parlamentari e, di conseguenza, il popolo siano privati delle dignità costituzionali che gli spetterebbero.

Erica Ardu, 3B