Vertenza K-Flex: le interviste due anni dopo.

Abbiamo intervistato lavoratori e sindacati della K-Flex due anni dopo la chiusura dell’azienda a Roncello.

Antonio Lentini, come hai reagito quando hai ricevuto la lettera di licenziamento?

“Sicuramente è stata una brutta giornata quando ho ricevuto la lettera di licenziamento, però non è stata una cosa inaspettata perché sapevamo tutti che avremmo ricevuto questa lettera siccome c’era arrivato un avviso quaranta giorni prima”.

Com’era l’intesa con i colleghi?

“Con i colleghi, tra cui la mia famiglia, c’è stata sempre una intesa e abbiamo progettato le strategie future per cercare di risolvere il problema”.

Te lo aspettavi che sarebbe successo questo?

“Quando ricevemmo la lettera eravamo già in sciopero e non pensavamo che l’azienda chiudesse visto che mesi prima firmammo una lettera dove era scritto che nel 2017 non ci sarebbero stati licenziamenti”.

Raccontaci del presidio.

“C’è stato un presidio durato svariati giorni, sempre tranquilli tranne una volta che ci fu un contatto con i carabinieri visto che bloccammo il passaggio dei dipendenti verso l’azienda e in questo unico scontro con i carabinieri fu ferito un mio collega”.

Com’è nato il presidio?

“Il presidio è nato in maniera spontanea il giorno 27 dicembre perché è arrivata una notizia che diceva che stavano smontando i macchinari. Tornammo a fare il presidio il mese dopo visto che l’azienda non dava le risposte che volevamo, tutti eravamo a favore del presidio tranne gli impiegati. Ognuno aveva un suo compito, chi preparava da mangiare, e via dicendo.
Inizialmente credevamo che il presidio sarebbe durato una settimana invece durò quattro mesi visto che l’azienda non dava risposte”.

Stai lavorando ora?

“Sì ora sto lavorando in un’altra azienda a tempo indeterminato e sono stato più fortunato rispetto agli altri colleghi, visto che sono giovane, 30 anni, e sono riuscito a trovare lavoro dopo sette mesi dal licenziamento”.

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Luisa Perego, sindacalista Cgil. Quali erano le richieste dei lavoratori?

“Le richieste principali dei lavoratori erano legate al fatto che l’azienda, nonostante fosse in condizioni economiche agiate e avesse degli utili che si vedevano dai bilanci, avesse deciso di chiudere a Roncello per trasferirsi in Polonia. I lavoratori chiedevano giustamente di tenere aperta l’azienda a Roncello perché questa azienda è cresciuta nel tempo partendo da una conduzione familiare fino a diventare una multinazionale leader mondiale dell’isolante termico. Quindi la K-FLEX era in una situazione agiata e generava utile, significa che i ricavi sono più alti dei costi. Questo le ha permesso di aprire nuovi stabilimenti in Polonia dove i costi di produzione sono inferiori per guadagnare di più. I lavoratori contestavano che l’azienda avesse preso dei finanziamenti pubblici, ovvero che il governo ha stanziato un budget per le aziende, le quali hanno avuto la possibilità di acquistare i nuovi macchinari e ampliare la produzione, puntando così a guadagnare.”

Cosa hanno ottenuto?

“Quello che i lavoratori hanno ottenuto dai presidi è stato un incentivo copioso all’esodo, ovvero un risarcimento economico importante per aver perso il posto di lavoro In più sono riusciti a dare in questa situazione una tale visibilità che la stampa si è occupata per mesi (infatti è stata proposta al governo una legge sulla delocalizzazione).

Ci sono stati scontri e disordini?

Ci sono stati degli scontri e di giorno in giorno la tensione è aumentata, creando disordini e facendo venire le forze dell’ordine. Non tutti i lavoratori erano fuori dall’azienda, qualche impiegato continuava ad entrare. Quelli che protestavano fischiavano a quelli che entravano creando cosi qualche disordine, ma arrivò una carica della polizia quando i lavoratori bloccarono il carico del camion che stava uscendo dal magazzino. Il prefetto minacciò di sgombrare la zona del presidio per mantenere l‘ordine pubblico, ma i lavoratori e le famiglie non se ne andarono e si spostarono davanti al magazzino. Così facendo costrinsero le forze dell’ordine ad arrendersi e il presidio continuò, ma comunque sempre in maniera pacifica”.