CORRUZIONE: MALE ANTICO O ATTUALE PROBLEMA CULTURALE?

Corruzione (dal latino “corruptione”): deterioramento morale, delitto contro la pubblica amministrazione consistente nel dare o promettere denaro (o altri vantaggi) a un pubblico ufficiale perché ometta o ritardi un atto del suo ufficio.

La corruzione è da sempre parte integrante della quotidianità di ognuno, come testimoniano casi risalenti addirittura alla Roma del I secolo a.C.

Va sicuramente ricordato Sallustio, tribuno della plebe accusato di indegnità morale e, successivamente, di concussione (de repetundis) per truffa ai danni degli abitanti della Numidia. Egli narra di Catilina, descritto come “il frutto del suo tempo” e, quindi, di una società in cui l’avidità di denaro e potere mina l’integrità e i valori tradizionali del mos maiorum.

Proprio questi verranno fortemente difesi da Cicerone, avvocato che ripone fiducia nei boni homines, i quali fanno gli interessi dello Stato prima dei propri. Anche lui, nelle famose “Catilinarie”, parla di Catilina, uomo dissoluto, il quale arriverà a corrompere persino dei mercenari (quelli di Silla). Prima ancora, fa la sua apparizione Verre, governatore siciliano e “predecessore” dei protagonisti dello scandalo moderno ricordato come “Tangentopoli”.

La brama di potere e denaro conduce senza alcun dubbio a compiere scelte sbagliate dalle quali derivano, come in un circolo vizioso, mali sempre peggiori e, di certo, allontana da quella che è la felicità.

Basti pensare ai simoniaci, ai corrotti, i quali, nell’immaginario dantesco, si trovano all’Inferno, conficcati a testa in giù nel terreno. Tra questi, anche uomini di Chiesa quali Papa Niccolò III e Papa Bonifacio VIII.

La Chiesa, tra ‘500 e ‘600, verrà nuovamente accusata di corruzione da Martin Lutero, in seguito alla cosiddetta “vendita delle indulgenze”.

A distanza di secoli, purtroppo, le cose non sono cambiate, anzi…

Il caso più noto è sicuramente quello di “Mani pulite”, un insieme di inchieste giudiziarie sull’Italia degli anni Novanta, quando lo svelamento di un   sistema politico fraudolento segnò il passaggio dalla “Prima Repubblica” alla “Seconda Repubblica”. Mani pulite nacque dall’indagine su “Tangentopoli”, che vide Mario Chiesa colto nell’atto di intascare, appunto, una “tangente”.

All’epoca, il segretario socialista Craxi negò l’esistenza della corruzione a livello nazionale, ma si sbagliava.

A dimostrarlo, sono proprio gli uomini politici degli ultimi tempi. Tra questi, sicuramente Berlusconi, Andreotti e Bossi, accusati, tra le altre cose, di finanziamento illecito e associazione a delinquere, altrimenti detta “mafia”.

Ulteriori conferme derivano dalla Trasparency International, associazione che ha assegnato all’Italia ben 43 punti, collocandola al 69 posto nella classifica dei Paesi più corrotti al mondo.

Del resto, Machiavelli definì la politica come “un’attività aliena alla morale”, ma è davvero così?

La corruzione può essere paragonata ad un cancro che consuma, corrode la società e quanto di buono resta.

Il popolo italiano, influenzato dalle numerose dominazioni che nel corso della storia hanno visto la nostra penisola protagonista, non ha sviluppato un senso civico e di appartenenza alla nazione radicato nelle coscienze di tutti.

Per combattere la corruzione, bisogna educare al senso dello Stato a partire dai banchi di scuola, perché essa sì, è un problema culturale: nessuno ne è immune, tutti possono ammalarsene.

 

Marica Morabito