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SETTIMO INCONTRO Più uguali che diversi – Il diluvio universale: mito o realtà?

Martedì 12 marzo si è svolta la seconda lezione di italiano, che ha molto attirato la nostra attenzione perché incentrata sugli antichi racconti del diluvio universale.

Il professore Ivan Montebugnoli ci ha distribuito come prima una scheda con i versi iniziali delle Metamorfosi di Ovidio, perché in questo testo il poeta riassume le convinzioni filosofiche dell’antichità sulla formazione del mondo, paragonate al racconto biblico della creazione presentato la lezione precedente.

Si è sottolineata la differenza fra il termine “creare” e il termine “ordinare”: il primo rappresenta l’azione di generare dal nulla, senza una base di partenza, mentre il secondo è inteso come riordinare qualcosa di preesistente, per formare qualcosa di nuovo. Stando alla teoria di Ovidio, prima della terra c’era il Caos, un ammasso informe di materia, simile ad un groviglio. Successivamente, una divinità ha ordinato questa materia formando gli elementi: aria, acqua, terra e fuoco a cui Ovidio aggiunge l’etere. Dopo gli elementi la terra, il mare, i fiumi e tutti gli esseri viventi ed infine l’uomo, plasmato da Prometeo, di cui si è ricordato il mito. Il professore ha sottolineato i versi in cui Ovidio mette in evidenza la diversità dell’uomo rispetto agli altri animali: “mentre gli altri animali curvi guardano il suolo, all’uomo diede viso al vento e ordinò che vedesse il cielo, che fissasse, eretto, il firmamento”.

La seconda scheda riportava  il mito di Gilgamesh, narrato in cinque poemi in lingua sumerica del 2000 a. C. ritrovati nella biblioteca del re assiro Assurbanipal a Ninive grazie agli scavi archeologici dell’ottocento. Re della città di Uruk, Gilgamesh vuole scoprire il segreto dell’immortalità. Si reca per questo dal vecchio Utnapishtim a cui gli dei hanno donato l’immortalità. Nel testo trascritto sulla scheda, Utnapishtim racconta del diluvio universale, mandato dagli dei sulla terra nei tempi antichi. Per ordine degli dei il vecchio saggio costruisce un’arca e così si salva. Il diluvio dura sette giorni. Il settimo giorno approda su una montagna agli estremi confini della terra. Per capire se il livello delle acque si è abbassato, Utnapishtim fa uscire prima una colomba, poi una rondine e infine un corvo, unico a non fare ritorno. Ma quando Gilgamesh gli chiede il segreto dell’immortalità, egli dice che la sua immortalità è dovuta a una grazia particolare accordatagli dagli dei e che non ha alcun segreto da svelare.

La terza scheda era dedicata al racconto biblico del diluvio universale. A differenza del racconto precedente, la Bibbia spiega il motivo per cui Dio manda il diluvio e salva Noè e la sua famiglia: la terra è corrotta, l’unico uomo giusto è Noè. Il diluvio dura quaranta giorni e cessa l’anno in cui Noè ha seicentouno anni. Per vedere se le acque si sono ritirate, Noè fa uscire dall’arca prima un corvo e poi una colomba, che ritorna con un ramoscello di ulivo nel becco, segno della presenza di terre emerse. Dio promette a Noè che non maledirà più il suolo a causa della malvagità dell’uomo e stringe con Noè una nuova alleanza.

Numerose le domande, per la somiglianza dei due racconti. Umar ha chiesto in quale luogo si fosse arenata l’arca, dopo i quaranta giorni del diluvio. Il testo biblico fa riferimento al monte Ararat, che si trova in Armenia, ai confini con la Russia.

La quarta ed ultima scheda riportava un testo tratto da un’opera di Apollodoro, composta tra il I e il II secolo d.C., una raccolta di narrazioni mitologiche. Questo testo racconta di un diluvio voluto da Zeus per far scomparire la stirpe umana dell’età del bronzo. Secondo la tradizione mitologica greca lo sviluppo della civiltà umana è suddiviso in età che progressivamente peggiorano e prendono il nome dei metalli: sono le età dell’oro, dell’argento, del bronzo e del ferro. Si tratta di una concezione del tempo diversa rispetto a quella biblica, che invece propone una concezione lineare, di progressivo sviluppo.

Non si dice il motivo, la catastrofe riguarda la terra di Grecia, dura nove giorni e l’arca in cui si è imbarcato Deucalione, figlio di Prometeo, e Pirra si ferma sul monte Parnaso. Finito il diluvio, Zeus chiede a Deucalione cosa avrebbe voluto. “Degli uomini” risponde e questi uomini nascono da  pietre che Daucalione lancia dietro di sé, mentre dalle pietre lanciate da Pirra si formano le donne. Questa è la generazione di una nuova stirpe di esseri umani.

Ma come mai questi tre racconti, pur nella loro diversità, parlano tutti di un diluvio universale? La risposta ci viene fornita dagli scavi archeologici condotti agli inizi del 900 nel sito dell’antica città di Ur. È stato infatti ritrovato uno strato di argilla alluvionale profondo tre metri, mentre altri scavi in un’area a nord del Golfo Persico ne hanno trovato uno di sei metri. Gli esperti hanno attribuito questo ad una grande inondazione avvenuta intorno al 4000 a.C. Non se ne conoscono né la causa, né la durata, ma è stato possibile affermare che, di certo, i racconti narrati dalla Bibbia e dagli antichi miti riportano un avvenimento realmente accaduto, rimasto impresso nella memoria e nella tradizione  dei popoli mesopotamici.

 

Testo di Francesco Baldassarre

Immagini di Samuele Tocco