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Lettera a Mauro Rostagno, il giornalista definito “camurria” dai mafiosi

A pochi giorni dalla giornata della Memoria e dell’Impegno ricordiamo, con lo stile epistolare, che tu e Peppino Impastato siete stati fra i primi giornalisti a sollevare il velo sulla ragnatela di interessi di Cosa nostra, tu a Trapani e Peppino a Palermo

Mauro Rostagno era un cronista impegnato in una attività giornalistica che aveva acceso i riflettori su Cosa nostra. Era definito una “camurria” dai i mafiosi, un rompiscatole.                                                                                                 Ma oggi non voglio parlare della sua vita, voglio parlare con lui in prima persona, come se mi sentisse…

Voglio iniziare col dirti, caro Mauro, che un po’ dovevi aspettartelo di essere ucciso da questi animali, tu e Peppino Impastato siete stati fra i primi giornalisti a sollevare il velo sulla ragnatela di interessi di Cosa nostra, tu a Trapani e Peppino a Palermo.  E ahimè avete fatti la stessa fine.  La cosa che mi piacerebbe chiederti è, come mai un torinese che ha visitato molti posti è venuto nella nostra così bella Sicilia a denunciare il lato brutto del Paese.

Volevo chiederti il perché delle tue scelte, sapere il perché della tua vita dedicata agli altri, il perché del tuo coraggio, dove hai trovato la tua forza.

Queste sono domande un po’ inutili, perché so che non potrai mai rispondermi, ma posso immaginare le tue risposte.

Ma c’è una domanda che forse posso finire col chiedere, non è rivolta a te, volevo chiederla alla mafia. Perché fate tutto questo e perché continuate a farlo, perché dovete rovinare la Sicilia un posto così ricco di bellezza, che non è più conosciuta come terra piena di meraviglie ma è conosciuta come terra della mafia?                                                 Ricordatevi che è anche la vostra terra.  Avete fatto tutto questo male però una cosa non vi è riuscita non ci avete sconfitto e non lo farete mai.

Ora per finire volevo parlare ancora con Mauro, adesso voglio ringraziarti, grazie perché con il tuo sacrificio hai fatto capire che l’omertà è la forza della mafia e pertanto dobbiamo denunciare gli atti mafiosi e non subire ma agire per una Sicilia migliore.

Grazie ancora.

Viviana Angileri