BISESSUALITA’ E ADOLESCENZA

Ad oggi, una delle tematiche di attualità più discusse, ma ancora non risolte, è quella dell’omofobia in tutte le sue forme. Una ragazza milanese di 19 anni, L. C., si è mostrata disponibile a trattare questo argomento perché, essendo bisessuale, conosce a fondo il tema affrontato.

Cosa significa essere bisessuale e cosa credi che immagini invece la maggior parte delle persone?

“L’unico significato letterale è la possibilità di innamorarsi o provare attrazione verso persone di entrambi i sessi. Tutti gli altri significati sono aggiunti dai pregiudizi e dagli stereotipi. Tanti pensano che in una relazione sia più probabile che la persona bisessuale tradisca il/la partner o che non ci sia interesse in legami seri e duraturi. In realtà queste argomentazioni si possono attribuire a qualsiasi relazione, indipendentemente dall’orientamento sessuale ma basandosi solo sulla persona. Un’altra espressione che ho sentito spesso associare ai ragazzi e alle ragazze bisessuali è quella di ‘ragazzi confusi che prima o poi si riveleranno omosessuali o eterosessuali’. Alcuni individui ci hanno addirittura definiti ‘inesistenti’. All’inizio mi innervosivo molto se qualcuno utilizzava questi termini, ma col tempo ho capito che l’unica cosa da fare era tentare di fargli capire quale fosse realmente il significato della mia sessualità. Molte di queste persone non hanno neanche provato a comprendere, e a quel punto le ho ignorate.”

Parte dell’opinione pubblica ritiene che sia inutile o ridicolo manifestare pubblicamente in eventi come il Pride. Come persona appartenente alla comunità LGBT+, qual è il tuo pensiero a riguardo?

“Io credo che queste manifestazioni abbiano motivo di esistere. Il Pride è nato come rivolta per raggiungere la parità di diritti con gli eterosessuali e ancora oggi vuole sottolineare l’uguaglianza che dovrebbe ormai essere conclamata. Ho partecipato due volte e mi sono sentita parte della comunità e fiera di poter essere me stessa e non essere giudicata per questo.”

Tu vivi in una metropoli, credi che sarebbe diverso vivere in una cittadina di periferia?

“Indubbiamente. Vivere in una grande città mi permette di non avere timore che qualcuno giudichi il mio comportamento e le mie relazioni, nonostante io sia molto libera e non mi lasci condizionare dalle opinioni altrui. Sicuramente in un piccolo paese in cui tutti conoscono tutti sarebbe stato più difficile per me farmi accettare e convivere con sguardi, commenti o veri e propri insulti.”

Abbiamo parlato della società e della popolazione e dalle tue risposte mi sembra di capire che tu sia una ragazza forte delle proprie idee. Nel rapporto con i tuoi genitori e coi tuoi amici, come ti trovi?

“Con i miei genitori non è stato facile, e tuttora stanno ancora cercando di capirmi fino in fondo, perché mi vogliono bene e vorrebbero la mia felicità. Confidarmi e raccontare loro che provo qualcosa per un ragazzo o per una ragazza è ancora un po’ imbarazzante da entrambe le parti. Mi considero comunque fortunata perché conosco persone che dopo anni continuano a nascondersi o hanno perso i rapporti con i familiari.
Con i miei amici è stato più semplice, anche se qualcuno si è allontanato da me. Con chi è rimasto, il rapporto è diventato più profondo e vero. Non ho problemi a parlare di me perché so di non essere giudicata in alcun modo.”

Con quest’intervista abbiamo affrontato e approfondito solo una piccola parte dell’argomento che, al contrario di quello che si potrebbe pensare, ha ancora bisogno di essere discusso apertamente. L’informazione e quindi la conoscenza di questo tema, infatti, potrebbero portare all’abbattimento dei pregiudizi e delle discriminazioni, a favore del rispetto e dell’uguaglianza.

 

Di Giada Secchi