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La ragazza che è diventata inglese                                                     

Al giorno d’oggi molti ragazzi usciti da il percorso di studi decidono di andare a cercare lavoro all’estero allontanandosi del porto sicuro che sono la famiglia e la quotidianità. In questa intervista una ragazza che ha scelto di andare a cercare lavoro in Inghilterra dopo l’università racconta alcuni particolari sulla sua esperienza.

Buongiorno A.A, vorrei parlare con te della tua esperienza all’estero, specialmente dei pregiudizi che hanno accompagnato questa tua scelta. Ma iniziamo dal principio;

  Che cosa ti ha spinto a partire per cercare lavoro all’estero e perché hai scelto l’Inghilterra?  

Ciao Margherita, innanzitutto mi fa molto piacere fare quest’intervista così da poter aiutare altri ragazzi interessati. Parto col dirti che mi è sempre piaciuto viaggiare. Fin da quando ero bambina ne ho sempre avuto la possibilità grazie ai miei genitori. Per rispondere alla tua prima domanda ho deciso di mettermi in gioco e alla prova per vedere fino a che punto riuscivo a cavarmela da sola. E già dopo un anno sono sicura che sia una delle scelte migliori che io abbia fatto. In particolare ho scelto l’Inghilterra perché già dalla prima volta che ho posato piede sul suolo Inglese me ne sono innamorata.

   Hai deciso da sola di intraprendere questa strada, ma la tua famiglia cosa ne ha pensato, e i tuoi amici?

Tasto dolente. La mia famiglia era scettica a riguardo dato che non avevo alle spalle un’esperienza del genere. Ma devo dire che non mi hanno ostacolato e hanno comunque cercato di essermi d’aiuto. Alla fine sapevano che avrei fatto come meglio credevo. Dall’altro lato i miei amici ne sono stati entusiasti sin da subito e mi hanno dato un motivo in più per provarci.

   Parando dell’esperienza in sé quali sono le maggiori difficoltà che hai incontrato?  

Bè devo dire che ce ne sono state alcune. Innanzi tutto la differenza tra la piccola cittadina da cui venivo e la metropoli in cui mi sono trasferita si è fatta sentire sin da subito. All’inizio non ero assolutamente abituata alle grandi distanze che dovevo compiere giornalmente, infatti ho avuto qualche problema di organizzazione. Inoltre non essendo molto estroversa ho faticato a instaurare delle amicizie in un ambiente in cui non conoscevo nessuno. Sicuramente dopo qualche mese la mancanza della mia famiglia si è fatta sentire anche nelle piccole cose come trovarsi la cena pronta dopo una giornata stancante e anche non poterli vedere durante le feste a causa del lavoro è stato difficile.

    E infine a livello personale cosa ti ha dato? Hai qualche aneddoto da condividere.

Questa è un’esperienza che rifarei altre mille volte, mi ha dato molto. Mi ha insegnato a fare affidamento solo su me stessa nel bene e nel male e a trovare il lato positivo in ogni situazione brutta che sia.“ Trust your guts” è un motto che ho sentito spesso in quest’ultimo anno e di cui ora sono fermamente convinta, fidarmi del mio istinto è stato ciò che ha fatto sì che io potessi vivere questa esperienza. Per quanto riguarda l’aneddoto, la prima cosa che mi viene in mente e che all’inizio guardavo male gli inglesi che scendevano di corsa le scale mobili per prendere la metro, nonostante ne passasse una ogni tre minuti, quando dopo qualche mese mi ritrovai a fare lo stesso, nel momento in cui mi resi conto di quello che avevo fatto mi misi a ridere.

Grazie A.A è stato un piacere intervistarti buona fortuna per il tuo futuro.

 

Di Margherita Paganini