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 Pregiudizi su comunità LGBT+, sono ancora presenti nel 2019?

 Si pensa che arrivati al 2019 i pregiudizi sugli omosessuali e sulle comunità LGBT+ non esistano più, ma in realtà non è così. In questa intervista un ragazzo omosessuale racconta la sua storia per capire meglio alcune dianmiche.

A quanti anni hai capito di non essere etero? Lo hai accettato subito?

 Non credo ci sia stata una data precisa in cui ho capito di essere gay. Da piccolo adoravo, e adoro tuttora, Lady Gaga e mi piaceva tantissimo travestirmi in casa in modo stravagante come fa lei. Nei miei primi anni di adolescenza, fino ai 14 anni circa, ho anche provato ad avere delle relazioni con qualche ragazza e forse è proprio lì che ho iniziato a capire che non ero attratto dal genere femminile; ho avuto molta difficoltà ad ammetterlo a me stesso perché avevo paura delle conseguenze e del giudizio degli altri.

Come hai affrontato il “coming out”?

La prima persona a cui l’ho detto è stata la mia migliore amica che mi tranquillizzò facendomi capire che non ci fosse niente di male.

Subito dopo l’ho detto a mia madre che ovviamente lo aveva già capito, la cosa difficile è stato doverlo dire a mio padre che non è un grande sostenitore degli omosessuali.

 Sei mai stato preso in giro per la tua omosessualità?

Purtroppo si. Non sembra, ma nel ventunesimo secolo molte persone sono omofobe e non vedono di buon occhio la comunità LGBT+. Spesso venivo chiamato “frocio” e ovviamente ci rimanevo male perché non riuscivo a capire cosa ci fosse di sbagliato nell’essere gay, ma col tempo ho capito che non devo preoccuparmi del giudizio degli altri se sono felice con me stesso.

 

Rebecca Drabczyk