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8 marzo. L’importanza di fare educazione sessuale nelle scuole

E’ normale essere vergini a 14 anni?”, “I preliminari sono utili?”, “ Si possono prendere malattie sessualmente trasmissibili anche con il sesso orale?”, “È meglio usare il preservativo o la pillola?”, “Quante probabilità ci sono di rimanere incinta senza un rapporto completo?”. Un adolescente medio dovrebbe saper rispondere a queste domande, sicuro delle proprie risposte ed argomentazioni. Eppure non è così scontato: non tutti i giovani hanno delle nozioni, talvolta basiche, circa la sessualità. Provate voi stessi a rispondere senza fare ricerche su Internet.

Nel caso in cui ammetteste di non saper rispondere, tanto di cappello: per il buon vecchio Socrate “sapere di non sapere” sarebbe un ottimo punto di partenza per iniziare a documentarvi. Ma, riconosciuta la propria ignoranza, sorge poi un altro problema: a quali fonti affidarsi?

Per quanto i mezzi informatici ci permettano di accedere ad una quantità infinita di informazioni e curiosità, proprio questa vasta scelta può condurre a informazioni false, potenzialmente pericolose. Di conseguenza, Internet non si può ritenere l’unica fonte plausibile per un argomento così ampio e delicato.

La fonte principale d’informazione e formazione dovrebbe essere la scuola, perseguendo il suo obiettivo di formare cittadini consapevoli. Con il termine sessualità, infatti, non si indica solo ciò che riguarda strettamente il rapporto sessuale, ma anche aspetti psichici e psicologici legati allo sviluppo puberale e all’identità di genere. Si tratta quindi di un aspetto importantissimo dell’individuo, cruciale alla formazione della sua persona.

In Europa, le lezioni di educazione sessuale ha iniziato a diffondersi sotto la spinta della rivoluzione sessuale degli anni ‘70. I primi paesi a renderla obbligatoria negli stessi anni furono, fra gli altri, Austria, Germania, Danimarca, Finlandia; in Francia, seppur luogo che vide la nascita dei moti sessantottini, entrò nei programmi ministeriali solo nel 1998.

Ad eccezione di sette paesi, fra cui l’Italia, all’interno dell’Unione Europea l’educazione sessuale è obbligatoria in tutti gli stati membri. Nonostante ciò, non in tutti i paesi dove vige l’obbligatorietà i ragazzi riescono a raggiungere lo stesso livello di conoscenza e consapevolezza: dato che i programmi vengono definite dal Governo di ogni singolo stato, si possono individuare anche vistose differenze nell’approccio e nella scelta dei temi trattati.

Dal rapporto Policies for Sexualities Education in the European Union (2013), è possibile individuare le maggiori differenze: riguardano principalmente le ore dedicate al percorso e i temi trattati. Tendenzialmente, se si inizia in età prepuberale e si prosegue per diversi anni, gli argomenti scelti sono più vari, declinati a seconda dell’età: affettività, rapporto con sè e gli altri, sessualità nel senso lato del termine (piacere, ecc), prevenzione delle gravidanze e delle malattie sessualmente trasmissibili. Invece, i programmi svolti solo in età adolescenziale (dai 14 anni) e in poche ore si focalizzano sulla contraccezione, considerando il minor tempo dedicato. Si potrebbe pensare che quest’ultima sia la scelta più efficace: eppure, secondo il rapporto “International Technical Guidance on Sexuality Education” (2009)del’Unesco non è cosi. In Estonia, per esempio, il passaggio da un iniziale programma più sintetico ed emergenziale ad uno più inclusivo e variegato, avvenuto nel 2002, ha visto la diminuzione delle infezioni da malattie sessualmente trasmissibili: si va dai 1200 casi del 2001 ai 400 del 2009. Secondo lo stesso rapporto, una buona educazione sessuale porta all’innalzamento dell’età del primo rapporto, oltre che ad una diminuzione dei rapporti, al numero di partner diversi. e degli aborti. In Finlandia, la diminuzione dei fondi per l’educazione sessuale (avvenuta tra il 1998 e il 2006), ha visto infatti un aumento delle gravidanze e degli aborti. La tendenza si è invertita quando si è ricominciato ad investire sui programmi.

In Italia, dove la pianificazione dell’educazione sessuale è lasciata nelle mani dei singoli istituti, la situazione è particolarmente grave: tra il 2005 e il 2013 si è visto un aumento del 31% dei casi di infezioni da malattie sessualmente trasmissibili. Inoltre, il 40% dei ragazzi dichiara di avere rapporti non protetti, con conseguente aumento di gravidanze e aborti.

Un programma deciso a livello nazionale, che non veda il sesso come un problema ma come una parte importante dell’individuo può essere quindi un’ottima soluzione per incrementare la conoscenza e la consapevolezza degli adolescenti riguardo il tema e se stessi.

di Mercedes Vitali 5F
(Il Giornalotto del Liceo Volta, numero3/2019)

Educazione sessuale-il progetto della consulta milanese

Il progetto che proponiamo è un percorso scolastico curricolare di educazione di genere.

Nello specifico, si tratterà di un percorso di 10 ore con due esperti (un andrologo e una ginecologa) che andranno ad affrontare (con una metodologia didattica orizzontale, per intenderci non più con lezioni esclusivamente frontali) e ad approfondire con le singole classi i temi quali identità di genere, orientamento sessuale, sesso biologico, salute sessuale e riproduttiva, educazione al piacere, prevenzione delle violenze fisiche e psicologiche.

Portiamo avanti questo progetto perché osserviamo ancora oggi nelle nostre scuole gravi discriminazioni di genere: ad esempio capita che professori dicano in classe “l’omosessualità è contro natura”. Abbiamo poi visto studenti emarginati da altri compagni di classe per il sesso, orientamento sessuale e l’identità. Tutti subiamo quotidianamente sui nostri corpi  l’imposizione di ruoli di genere prestabiliti dalla radicata cultura patriarcale.

Per tutti questi motivi sentiamo la necessità di avere una reale consapevolezza del nostr@ corpo e di noi stess@ e l’otterremo solamente attraverso la nostra formazione.

a cura di Mercedes Vitali 5F
(Il Giornalotto del Liceo Volta, numero3/2019)

Sondaggio: il sessismo ogni giorno

E’ terribilmente difficile parlare di parità di genere nella società moderna perché è un traguardo che comunemente diamo per raggiunto.

Purtroppo il sessismo persiste ed è talmente normale che passa tristemente inosservato. Esso si annida nella nostra quotidianità, a scuola, sul posto di lavoro, sui mezzi pubblici, nei centri sportivi. Ogni giorno donne e uomini subiscono violenze e discriminazioni a causa del loro sesso. Sulle tracce del sito “Everyday Sexism Project” di Laura Bates proponiamo il sondaggio che segue. Invitiamo tutti coloro che almeno una volta abbiano subito un’azione sessista a condividere la loro storia, con l’intento di manifestare che il sessismo è ovunque e che è una necessità estirparlo, per mostrare a chi vede nella parità un obbiettivo raggiunto, che questa è una guerra ancora aperta.

Nota: Il sondaggio sarà disponibile in versione digitale che verrà pubblicata e diffusa nei prossimi giorni. Per coloro che preferissero il cartaceo, in atrio sarà presente una scatola per raccogliere le testimonianze: vi chiediamo di imbucare UN foglio con le risposte alle domande del sondaggio e la vostra esperienza.

Le storie di maggior impatto verranno pubblicate sul Giornalotto cartaceo. Tutte le testimonianze verranno raccolte in un articolo sul sito del Giornalotto e potrebbero essere diffuse sotto forma di volantino.

Precisazioni sul sondaggio.

In questa sede abbiamo scelto di concentrarci sulla discriminazione basata sul sesso perciò abbiamo volutamente deciso di non trattare le discriminazioni di non conformità di genere e orientamento sessuale (pur riconoscendo l’intersezionalità delle lotte).