NEW YORK, NEW YORK…

Si dice sempre che noi ragazzi delle superiori siamo “chiassosi”, rumorosi, delle volte anche fastidiosi, perché cerchiamo sempre di far sentire la nostra voce, cerchiamo degli spiragli per poterci creare un nostro piccolo spazio. Beh, se mi chiedeste di spiegarvi attraverso un suono l’emozione provata durante l’ultima esperienza vissuta con la nostra scuola, potrei solo presentarvi il silenzio.

Tre settimane fa, grazie al progetto NHSMUN, quindici ragazzi della nostra scuola (compresa me) sono partiti alla volta di New York accompagnati dalla dirigente Maria Concetta Castorina e dalla prof.ssa Paola Moroni. Qui, per una settimana, siamo diventati delegati delle Nazioni Unite, abbiamo esplorato nuovi campi della cultura come il diritto internazionale e la conoscenza delle problematiche ambientali, sociali ed economiche che i politici affrontano ogni giorno.

L’NHSMUN, acronimo di National High School Model United Nations, è la più grande simulazione diplomatica del modello ONU al mondo, organizzato dal Dipartimento di Cultura Generale delle Nazioni Unite attraverso l’IMUNA (International Model United Nations Association) e vede la partecipazione di 5000 studenti delle scuole superiori provenienti da oltre 75 paesi e 6 continenti.

I lavori hanno avuto luogo all’Hilton Midtown dal 6 al 9 marzo e si sono conclusi con la Closing Ceremony al Palazzo di Vetro. Noi ragazzi del Ruiz abbiamo rappresentato lo stato del Lesotho, facendoci portavoce degli interessi del Paese africano, durante le simulazioni giornaliere dei processi diplomatici multilaterali in apposite commissioni insieme ad altri studenti provenienti dai più prestigiosi istituti secondari di tutto il mondo. Dopo lunghe sessioni di lavoro, sia diurne che notturne, dopo aver stretto numerose alleanze con altri Paesi abbiamo elaborato delle risoluzioni finali che sono state poi argomentate in uno scenario unico: la sala dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dove si confrontano i leader più importanti.

Sarebbe riduttivo affermare che questa sia stata un’esperienza importante per la nostra vita, sarebbe riduttivo ed anche scontato dire che, probabilmente, abbiamo vissuto un sogno e che ne siamo stati protagonisti. Mi piacerebbe, però, potervi portare, almeno con l’immaginazione, all’interno di quello che è stato, più che un semplice viaggio, un’esperienza di crescita personale e culturale. Io ed i miei amici sognavamo la “Grande Mela” dall’età di sette anni, dunque potete capire l’emozione che abbiamo provato, dieci anni dopo, nel realizzare insieme il nostro sogno. Credo che questo abbia contribuito a rendere ancora più magica l’esperienza, ma ciò che l’ha resa indimenticabile è stata proprio la Scuola. La Scuola nel senso più bello del termine, intesa, non come luogo di apprendimento schematico, ma come trampolino di lancio per i giovani, come fonte di cultura, di libertà e di umanità.

Noi quindici ragazzi possiamo solo dire grazie al Ruiz, per averci dato, ancora una volta, la capacità di guardare oltre. Ci sarebbero fin troppe avventure da raccontare, tanti piccoli aneddoti, come quando ci siamo ritrovati a mangiare quattro hamburger in un solo giorno, oppure quando ci siamo emozionati come dei bambini nel vedere gli scoiattoli gironzolare per Central Park. Non potrei di certo dimenticare le corse con il cuore in gola per arrivare al quinto piano del MOMA, per poi bloccarsi, rimanendo estasiati davanti a “La notte stellata” di Van Gogh; la gioia che abbiamo provato nel vedere con i nostri occhi la Dichiarazione d’Indipendenza, da noi studiata ed esaminata con cura in aula, durante una delle tante lezioni di Storia che ci hanno insegnato a lottare per la nostra vita.

Ho iniziato l’articolo parlandovi del silenzio e forse vi sarete chiesti perché, dato che New York è, forse, la città più caotica della Terra; ma dovete sapere che non è stato facile, a diciassette/diciotto anni, realizzare di essere al centro del mondo, comprendere di essere un piccolo pezzettino di un immenso puzzle. Così, quando il pullman che ci aveva presi in aeroporto al nostro arrivo, ci ha lasciati lì, davanti all’Hilton Midtown Hotel, situato proprio nella zona centrale di Manhattan, siamo rimasti a bocca aperta, in silenzio, abbiamo fatto un giro su noi stessi e ci siamo guardati negli occhi ancora increduli davanti alla vista degli immensi grattacieli. Il viaggio si è poi concluso a Washington, dove abbiamo potuto ammirare la Casa Bianca, il Washington Monument, il Lincoln Memorial e molti altri siti d’interesse culturale.

In conclusione, auguro ai futuri studenti di cogliere le opportunità che la scuola offre, ringrazio ancora una volta l’Arangio Ruiz per insegnarmi, tutti i giorni, a guardare oltre quello che mi circonda ed i docenti e la dirigente per spronare gli alunni a cercare la propria strada, accompagnandoli ed immettendoli nella vita reale.

See you soon New York…

Anna Di Franco IV AL