• Home
  • Blog
  • Articoli
  • PROGETTO ARCHEOLOGIA: SCOPRIAMO LE ORIGINI DELLA NOSTRA TEATE

PROGETTO ARCHEOLOGIA: SCOPRIAMO LE ORIGINI DELLA NOSTRA TEATE

Primo incontro: Da novembre e febbraio,abbiamo partecipato al progetto di archeologia dal titolo “Dalla Teate Marrucinorum alla costa dei Trabocchi”. Nel primo incontro abbiamo visitato il tempio principale romano situato nelle vicinanze della nostra scuola; i Romani, infatti, avevano costruito nel centro di Teate, in età imperiale, un complesso costituito da tre templi affiancati, noti oggi anche come “tempietti romani” di cui i due maggiori erano “gemelli” e uno, aggiunto successivamente, minore. La costruzione originaria fu sopraelevata di un piano per ottenere un tempio a gradoni.

Entrati all’interno della struttura abbiamo potuto osservare il pozzo sacro profondo quasi quaranta metri, considerato centro della religiosità antica della città. Esso è definito anche “pozzo dei desideri” perché si veneravano divinità femminili e, non a caso, furono ritrovati dei reperti riferiti proprio ad esse. Al piano superiore ci siamo ritrovati sulla vetrata che corrispondeva al medesimo pozzo visitato in precedenza.

Secondo incontro: abbiamo visitato il museo di Villa Frigerj, per  approfondire il significato di “sacrificio” e “dono votivo”. Ogni festività prevista dal calendario della città e ogni momento importante della vita dell’uomo romano erano accompagnati da rituali religiosi, pubblici o privati per richiedere la protezione della divinità. Questi riti potevano svolgersi all’esterno del tempio presso l’altare o nelle domus, coinvolgendo tutta la cittadinanza, il nucleo familiare o il singolo fedele ed erano incentrati su atti di sacrificio (cruento ed incruento) e di offerta tramite i doni votivi.

Per comprendere meglio il significato di questi atti, alcuni di noi hanno potuto immedesimarsi nelle vesti del sacerdote e dei fedeli.

Con l’aiuto della guida abbiamo analizzato come si svolgevano i riti di passaggio dei giovani diciassettenni che sin da piccoli indossavano una toga e un amuleto chiamato “bulla” che poteva essere in cuoio, metallo o oro. Esso si svolgeva in una domus da dove poi i ragazzi uscivano per recarsi al foro e donare l’amuleto al santuario della città. Anche noi alunni abbiamo simulato una vera e propria offerta di doni votivi.

Terzo incontro: ci ha visti protagonisti attivi di un laboratorio creativo in cui, per mezzo di argilla e matrici, abbiamo ricreato tanti doni votivi: molti di noi non avevano mai lavorato con questo materiale che quando è fresco si presenta difficile da modellare. Di ogni oggetto occorre comporre due parti simmetriche che poi, staccate con grande delicatezza dalla matrice, vanno fatte combaciare e poi ulteriormente limate.

Siamo felici di aver vissuto una tale esperienza che ci ha permesso di ampliare le nostre conoscenze sulla storia antica della città di Chieti e di recitare per un giorno la parte di un antico artigiano, cosa apparentemente semplice ma estremamente impegnativa e fastidiosa per chi sfoggia lunghe unghie ben curate e decorate!

Melissa Arnone

Elisabetta Rabottini