Celibato dei sacerdoti; l’intervista a un parroco

INTERVISTA A DON MICHELE FILIPPI, VICE PARROCO DELLA PARROCCHIA SAN MATTIA APOSTOLO DI ROMA SUL TEMA DEL CELIBATO DEI SACERDOTI  

 

di Filippo Calchetti

Perché nella religione cattolica, a differenza ad esempio di quella protestante, i preti non si possono sposare e non possono avere figli?

Questo vale per la Chiesa Latina, perché nella chiesa cattolica d’Oriente per esempio c’è invece un clero sposato come è per gli ortodossi, quindi non vale per tutta la Chiesa Cattolica. Ma nella chiesa Latina da circa 11 secoli è ormai invalsa la consuetudine che i sacerdoti non si sposino, quindi diciamo che è qualche cosa che risale alla fine del primo millennio più o meno. Le ragioni in realtà sono diverse, anche abbastanza complessa la cosa, sono legate tanti elementi sia di ordine storico, a volte anche legate fondamentalmente a quella che era la gestione della pastorale, nel primo millennio, nel Medioevo e da un certo punto di vista nella chiesa Latina ad un certo punto entra proprio come legge Canonica, cioè come legge ecclesiastica quindi anche i sacerdoti della chiesa Latina non saranno celibi. Le questioni sono complicate perché da un lato ci sono anche ragioni di ordine liturgico propriamente di purità liturgica, però questo in realtà non è l’elemento più centrale, uno si potrebbe domandare a livello storico che cosa ha spinto questo mio occidente latino, io torno a dirti che in realtà la questione è complicata perché anche diversi storici la pensano in maniera diversa su questa questione. Fatto sta che è un dato di fatto che ormai è acclarato, probabilmente uno dei motivi, come dicevo è legato anche all’aspetto pastorale, cioè al chierico era chiesta, come oggi in qualche maniera, una dedizione a determinati impegni che è pressoché totalizzante; e chiaramente nella chiesa Latina questa dedizione è differente rispetto ai modelli per esempio che ci sono nella chiesa ortodossa e nelle comunità protestanti. Quindi da questo punto di vista al chierico celibe era consentito un uso del tempo chiaramente maggiore ad un chierico sposato. Oggi potrebbe essere questo uno dei motivi centrali, anche se in realtà si sta discutendo su questa cosa; se qualcuno facesse una domanda e ci chiedesse: “Ma nella chiesa Latina una persona sposata potrebbe essere ordinato sacerdote”? Di per sé questo ci è già stato, è chiaro però che dopo 1000 anni prima di fare un passo del genere bisogna pure pensarci e cercare di capire se serve, se è opportuno… In uno dei temi del sinodo dell’Amazzonia che farà il papà tra un po’ c’è anche questo probabilmente all’interno dei punti.

Ma il Papa ha un suo pensiero?

Sinceramente non lo so perché non mi sembra che l’abbia espresso però ti posso dire che è una cosa che gli è stata chiesta più volte tra cui anche da alcuni Vescovi in Sudamerica perché ci sono alcune situazioni in cui probabilmente, secondo questi vescovi sarebbe utile ordinare degli uomini sposati. Alcuni sono già diaconi permanenti; ordinarli sacerdoti per il servizio a quelle comunità che sono molto distanti dalle grandi città e quindi con difficoltà purtroppo possono vivere i sacramenti (l’eucarestia, la confessione) perché non hanno sacerdoti. Quindi, come dicevo, è un tema che in questo sinodo in America Latina sarà sottoposto al Papa. Poi non so dirti come sarà affrontato e quale sarà l’esito però è una domanda che è stata posta. Da un punto di vista storico nella tradizione Latina i sacerdoti per alcuni secoli, anche Latini, si sono sposati. Nel mondo orientale, cattolico anche, non solo quello ortodosso, questo problema non c’è perché io ho conosciuto un sacerdote che era figlio di un sacerdote, so che erano di rito greco tutti e due e quindi il papà era sposato e poi lui a sua volta invece ha fatto la scelta del celibato, per esempio, quindi però questo c’è. Ecco su questo staremo a vedere, chiaramente sono quelle cose che dopo 11 secoli c’è un attimo da pensare e capire.

Nella Bibbia, c’è un passo che parla di ciò?

No, di per sé, nell’antica Alleanza presso gli ebrei era una cosa strana non essere sposati; un uomo che arrivava a una certa età e maturità, dopo i vent’anni cominciava a pensare seriamente al matrimonio e quindi alla sua famiglia, che poi significa discendenza e generazione. Nel Nuovo Testamento di per sé non c’è niente, Gesù fa riferimento alla questione anche del celibato, ne parla quando usa quella parabola; dice “solo alcuni si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli”, lì fa riferimento in qualche maniera alla questione del celibato; anche quando gli Apostoli gli chiedono facendo una battuta se allora allora non convenga sposarsi e Gesù risponde dicendo appunto che non tutti possono capire questa cosa. Se si pensa all’annuncio del Vangelo, lo stesso Pietro e forse alcuni degli altri Apostoli erano sposati, e nel momento in cui cominciano ad annunciare il Vangelo di fatto devono, non dico sciogliere i legami con la famiglia, però hanno un compito che li porta lontano. Poi non sappiamo se qualcuno se li è portati dietro però sicuramente quell’andare fino ai confini della terra come dice Gesù nel Vangelo di Matteo comporterà una distanza. Di Pietro lo sappiamo che era sposato perché Gesù guarisce la suocera (non sappiamo sarà contento di questo). Gesù sicuramente lo sceglie ma è un uomo maturo quindi era già sposato ma sicuramente l’annuncio del Vangelo li ha portati anche distanti da questi nuclei originali familiari, si può immaginare questi che già quando stavano dietro Gesù giravano in giro per la Galilea e per la Giudea, Pietro abitava a Cafarnao. Quindi è probabile che ci fosse questa distanza e che chiaramente era legata proprio alla tipologia del compito che Gesù gli aveva dato. Su alcune cose facciamo solo ipotesi, non è che abbiamo una certezza al 100%.

Questa domanda mi era venuta in mente da “Aggiungi un posto a tavola” dove alla fine infatti Dio chiede a Silvestro perché dovrebbe togliere ai suoi prediletti (sacerdoti) il dono più bello che ha creato (sposarsi e procreare). Cosa ne pensi?

La questione di una famiglia può essere una delle rinunce sicuramente più importanti che uno fa, nella vita si fanno delle scelte e anche delle rinunce, e non tutte sono tranquille o pacifiche; possono pesare perché si può pensare a come sarebbe la vita se si avesse una moglie o se si avessero dei figli. È chiaro che nella nostra dimensione della nostra chiamata c’è un esercizio per esempio di paternità che è quello dello spirito delle persone che abbiamo vicino, che accompagniamo, che aiutiamo, che ascoltiamo (nella confessione c’è un accompagnamento spirituale). In questo ci si fa prossimi all’altro, si è suo fratello ma si è anche chiamati a guardarlo con quello spirito paterno e cioè cercare di aiutarlo. Diciamo che c’è una dimensione nostra personale di paternità spirituale che se si vive bene si riempie anche il cuore, cioè non fa sentire meno amati perché non si hanno generato dei figli, ma si sa che in qualche maniera la paternità è stata usata in un’altra maniera, è stata messo a frutto in un altro modo. Io credo che questo del resto valga pure per le persone che magari, pure essendosi sposate, non possono avere figli. Mi è capitato di conoscere persone che hanno un grande spirito materno e paterno, non hanno avuto figli loro ma hanno saputo dedicarsi a chi gli stava intorno con un cuore veramente materno e paterno, quindi non mortificando questo. Da questo punto di vista direi, io personalmente, se dovessi rifare questa scelta in un altro contesto, cioè avendo l’opportunità e l’opzione mi sentirei molto libero di scegliere quello che ho già scelto, perché io a suo tempo, quando sono entrato in seminario, avevo di fronte a me anche una ragazza, anzi erano due in realtà, che all’epoca mi venivano dietro; erano due persone belle tutte e due dal punto di vista interiore non esteriore (erano anche belle ragazze). Quindi io mi sono sentito molto libero da questo punto di vista perché per me la chiamata mi ha aiutato a capire che sceglievo una strada che comunque non era meno dell’altra come l’altra non è meno della mia; cioè non ho mai sentito, avendo anche una bella famiglia con un papà e una mamma splendidi, non ho mai pensato che la mia è superiore alla loro o che la loro è superiore alla mia. Semplicemente nella vita quando fai delle scelte importanti, vocazionali soprattutto, devi prenderle sul serio fino in fondo e che sia quella del matrimonio o che sia quella del sacerdozio, una consacrazione o una dedicazione agli altri; in qualche modo credo che quello che sia fondamentale è questo, poi questo riempie la vita anche. È chiaro che se queste cose non si vivono bene si rischia di vivere frustrato. Torno a dire che in realtà è qualche cosa che invece si può vivere con un grande frutto e che le cose fondamentali dell’umanità di ognuno non sono gettate via ma sono orientate in un altro modo. Quindi si sperimenterà anche in qualche modo una paternità del cuore che non è identica a quella di un padre nella carne però credo che sia una cosa bella anche da questo punto di vista. Poi ovviamente non abbiamo considerato i casi in cui un sacerdote non vive felice la sua vocazione o anche un marito e una moglie non la vivono felici. In quel caso lì purtroppo qualsiasi tipo di scelta si fa va male e lì bisogna domandarsi perché non si è felici, ma quello è un altro discorso, io te lo dico al punto di vista positivo, cioè secondo me sono entrambi, per riprendere “Aggiungi un posto a tavola”, sono entrambi dei doni belli in cui ricevi cose differenti ma c’è una cosa che accomuna tutto che è l’amore che bisogna vivere verso la persona che si ha scelto e verso i figli (in un contesto familiare). L’altro caso, verso le persone che ogni giorno il Signore mette davanti, non ne faccio nemmeno una questione di maggiore o minore importanza, credo che la cosa importante sia fare bene fino in fondo e con amore, veramente con tutta la dedizione possibile e immaginabile che si può avere.

Ultima domanda: perché a differenza dei sacerdoti, almeno nella Chiesa Latina come hai detto, che non si possono sposare, invece i diaconi possono? La differenza principale sia che quest’ultimo non può celebrare Messa; e allora perché le suore, che sempre non possono fare Messa come i diaconi, sono legate al celibato? Che differenza c’è?

Allora comincio da questo, l’ultima cosa che dicevi, quella delle suore è una consacrazione religiosa, come consacrazione religiosa si fa una promessa che di solito è basata sui famosi 3 consigli evangelici (povertà, castità, obbedienza), che significa una consacrazione totale tua a Dio, quindi ci si dona completamente a Dio e quindi di fatto questo include che si rinunci ad una donazione di ordine familiare e coniugale, ma chiaramente ci sono anche forme di consacrazione familiare, nei tempi più recenti sono nate anche queste cose, come ad esempio coniugi che desiderano una consacrazione ma come coppia. Quella delle suore è una cosa, quella dei sacerdoti e dei diaconi è un sacramento e quel sacramento nella Chiesa Latina è sempre stato dato nel primo millennio, come dicevo prima a celibi e sposati, anche il diaconato stesso, invece ad un certo punto, il diaconato permanente, cioè diacono tutta la vita, per varie ragioni anche storiche viene “abolito” e quindi rimane soltanto come un ordine sacro che viene dato a coloro che diventeranno sacerdoti prima del sacerdozio. C’erano i così detti ordini minori prima, poi c’era l’ordine maggiore del diaconato e poi il presbiterato con cui si diventava prete e si poteva celebrare la Messa. Anche io sono stato ordinato diacono prima di essere ordinato prete, come quasi tutti. Il Vaticano II volle ripristinare questa figura del diaconato permanente e lo ha fatto ripristinandola come era anticamente, quindi il diaconato permanente può essere dato sia ad una persona non sposata che decide di consacrarsi, sia ad una persona che è già sposata e che ha già un matrimonio e che quindi diventa diacono da sposato. Quindi se si vuole nel primo ordine, quello del diaconato, il primo grado dell’ordine sacro, del sacramento dell’ordine sacro, c’è la consuetudine antica. Infatti qui nella nostra diocesi di Roma per esempio abbiamo quasi tutti diaconi permanenti che sono sposati ma c’è qualcuno che invece si è consacrato diacono.

Ma se invece qualcuno vuole diventare diacono senza poi diventare sacerdote e non è ancora sposato, può sposarsi successivamente?

No, allora se si diventa diaconi da non sposati ci si consacra. Colui che vuole diventare diacono da sposato deve prima sposarsi. La norma è prudenziale, cioè ci si sposa e devono passare almeno 5 anni di matrimonio e quindi bisogna avere una certezza morale che l’unione è stabile e che ha comunque un fondamento, e poi, chiaramente con il consenso di tua moglie, si può diventare diaconi permanenti: si comincia il cammino e dopo 5 anni si riceve il diaconato permanente.

Grazie per il suo tempo.

Non c’è di che.