La scuola vista dagli occhi di un’insegnante

Intervista a Valentina Marruzzo, docente di storia e filosofia al Liceo Scientifico Statale Nomentano

Di Samuele Vassallo e Sebastiano Fontana

Da quanti anni insegna?

Da 10.

Aveva già avuto esperienze lavorative prima di dedicarsi all’insegnamento?

Sì, non come insegnante.

Da alunna quale era il suo lavoro dei sogni?

Allora al liceo ero indecisa tra l’ingegneria e il sociale, il quale tra i due preferivo, però poi ho scelto la parte teorica che mi interessava molto. L’ingegneria era più un desiderio di mio padre che mio.

Che laurea ha conseguito e per quanti anni ha frequentato l’università?

Mi sono laureata in filosofia, il percorso di studi è durata su per giù 4 anni e mezzo. Poi ho conseguito il dottorato, di 3 anni di durata. Infine, mi sono abilitata per l’insegnamento, 2 anni. Quindi quasi 10 anni in totale.

Quali sono le principali differenze che ha riscontrato, da studentessa, nel periodo scolastico (in particolare il liceo) e l’ambiente universitario?

La prima differenza è che al liceo si è più tutelati dai professori che nonostante tutto ti conoscono, a modo loro ti vogliono bene, ti stimolano allo studio. Invece all’università sei uno fra tanti non si ha più il legame che si ha fino al liceo: i professori non sapevano il mio nome, chi ero, insomma non mi conoscevano. Invece, il legame con i professori che avevo al liceo l’ho ritrovato nel periodo del dottorato poiché sei a tu per tu con l’insegnante. Quindi è stata una bella esperienza di crescita…

Che sensazioni ha avuto nei primi giorni da insegnante?

Diciamo che io ero molto giovane quando ho iniziato a insegnare, avevo 27 anni, quindi farsi rispettare non era facile, a volte ero imbarazzata, però poi ho quasi sempre trovato una strada. Quello era un fatto di vergogna e poi in quel periodo studiavo molto.

Come si rapporta con gli insegnanti dei suoi figli?

Con le insegnanti di mia figlia mi è capitato di essere più complice, quindi di capire le problematiche che si possono avere per tenere una classe. Invece, con gli insegnanti di mio figlio non ho avuto ancora modo di relazionarmi poiché lui è molto piccolo. Però non credo di averle fatte sentire a disagio o giudicate, le insegnanti.

Da alunna e insegnante ci sono delle differenze nel modo in cui si comporta col dovere che nel suo caso è la scuola?

Beh, sì… Ovviamente da alunna spesso non avevo voglia di studiare andare a scuola (sono un essere umano anche io). Questo avviene anche adesso che sono una professoressa però col lavoro una persona in un certo senso si forza di essere sempre presente, motivante e non far capire alla classe di essere stanco perchè se l’insegnante non ha voglia gli alunni non potranno mai essere affascinati dalla materia.

Cosa si prova a passare dal ricevere voti ad assegnarli?

Quando andavo a scuola io i professori non dicevano come si andava alle interrogazioni, non ci veniva comunicato. Io ho sempre pensato di non voler umiliare i miei alunni e farli stare sempre a loro agio; quindi anche se la prestazione è andata male cerco sempre di aiutare gli alunni a farli andare meglio, suggerendogli magari dove deve correggere alcune cose. Tutto questo perchè a volte sono stata proprio io ad essere umiliata dai professori nell’essere giudicata cerco sempre, nei limiti del possibile, di scindere la persone da quella che è la prestazione e cercare sempre di spiegare il perchè proprio quel voto. Diciamo che pienamente oggettiva non ci riuscirò mai purtroppo però cerco sempre di avvicinarmici, usando anche le griglie di valutazione, cercando di essere il più possibile oggettiva e motivante.

 Ora che è insegnante, capisce meglio le decisioni che gli insegnanti prendevano per lei?

Sicuramente tante cose che pensavo di essere più furba dei miei insegnanti, ho poi capito che spesso i professori vedono e fanno finta di niente o capiscono comunque delle cose che tu, alunno, un po’ per età non riesci a comprendere a pieno. Molti dei miei insegnanti, lo dico essendo anche io professoressa, non erano dei veri e propri insegnanti. Poichè molti facevano gli autoritari senza motivo, tanti erano sfaticati…

La mia insegnante di filosofia ci dettava per ore gli appunti e poi noi dovevamo impararceli a memoria per l’interrogazione senza farci creare un pensiero nostro… La consideravo brava anche se aveva questo metodo un po’ vecchio stampo.

 Da quando lei andava a scuola, quelli che sono i percorsi extrascolastici come sono cambiati nel tempo?(incontri con autori, la giornata della memoria ecc.)

Quando c’ero io molti argomenti non venivano trattati e molti non erano proprio riportati nei libri come ad esempio le foibe, la giornata della memoria invece è stata fondata intorno al 2006. Prima era una didattica molto tradizionale senza neanche lavori di gruppo.

 Quali sono le principali differenze nell’ambiente scolastico tra essere alunni ed essere insegnanti? Come cambiano i rapporti tra i vari elementi nei due casi?

Quando sei alunno hai come ricordo della scuola un ricordo bello e giocoso. Il personale ATA era quasi complice dei ragazzi. Invece gli insegnanti sono come nemici… Presumo sia lo stesso anche oggi. Quindi io ora faccio parte del nemico è giusto che sia così è una fase della vita. Da una parte è anche normale. Dal punto di vista che ho ora da professoressa è che con gli altri insegnanti, o perlomeno in questa scuola, c’è un buon rapporto facciamo squadra tra di noi. Gli alunni magari mi vivono come il nemico io invece li vedo come un ”compito” devo farli crescere.

Come è cambiato il sistema scolastico da quando era alunna? (il programma dal punto di vista didattico)

Adesso, per quanto riguarda le mie materie, si cerca molto più di prima di fare il ‘900. Prima se si arrivava a Nietzsche era un ottimo traguardo, invece, ora si cerca di dare delle conoscenze fino ai filosofi del 1950 quindi un po’ più ampli. Per quanto riguarda la scuola in generale ai miei tempi i genitori non osavano discutere dell’insegnante anzi la colpa era dell’alunno, al contrario adesso le famiglie mettono molto in discussione gli insegnanti difendendo sempre i propri figli. Da una parte è una cosa positiva perchè le famiglie sono più attente, per esempio io avevo professori che non facevano proprio niente e nessuno si permetteva di dire niente. Dall’altra parte diventa però un continuo riprendere l’insegnante senza lasciargli alcuna libertà. Oggi si ha una scuola ”difensiva” cioè il professore fa di tutto per non farsi fare il ricorso, però secondo me un minimo di autorità serve sempre, ad esempio il voto negativo non viene, secondo me, dato per punire ma va inteso per stimolare lo studio.

Qual è stata l’evoluzione del rapporto alunni-professori?

Allora prima sicuramente noi avevamo un timore molto più forte nei confronti dei nostri professori perchè se dicevano qualcosa ai nostri genitori per noi era finita. Adesso voi avete meno timore di noi poiché non sempre i genitori vi puniscano per quello che fate a scuola. Quindi secondo me voi avete poca paura. Ripeto sotto alcuni punti di vista è meglio per altri invece no.

 Qual è il più bel ricordo che ha da studentessa e quello da insegnante?

Il miglior ricordo da insegnante, ed è anche la miglior cosa che possa capitare ad un insegnante è quando i tuoi ex alunni ti vengono a trovare una volta finito il liceo. Mi è capitato più di una volta ed è proprio bello poiché significa che il mio lavoro è servito e ho anche lasciato una traccia nei miei alunni.

Da alunna ho un ricordo: io ero abbastanza brava in matematica e una volta non avevo studiato e il professore di matematica, che mi riteneva molto valida come studentessa, mi disse che pur essendo bravissima nella sua materia non avevo studiato. Quella volta mi ricordo che ci rimasi male ma da quel momento non mi feci più trovare impreparata. Mi ricordo questa cosa poiché mi colpì veramente.

Ha intenzione di continuare di insegnare o vorrebbe cambiare lavoro?

Sicuramente per un altro bel po’ di tempo continuerò a insegnare. Non escludo che in futuro potrei cambiare lavoro…