L’infibulazione: una tradizione violenta

Di Lucia Di Francesco e Nastasi Sara

In una larga parte del nostro pianeta le donne, ancora oggi, continuano a subire limitazioni della propria libertà e mutilazioni fisiche. È il caso drammatico dell’infibulazione, praticata in molti paesi africani e contro cui si batte l’AMREF e la sua ambasciatrice Nice Nailantei Leng’ete.

L’infibulazione ha origine nell’antico Egitto e consiste nella mutilazione genitale femminile, ovvero la rimozione delle piccole labbra, della clitoride e di una parte delle grandi labbra, il tutto seguito dalla cucitura parziale della vulva. Nella sua tradizione antica, e laddove ancora oggi è praticata, l’infibulazione è considerata un rito di passaggio dall’età infantile all’età fertile, e viene eseguita soprattutto in paesi africani (circa 28 dell’intero territorio). Nonostante essa sia vietata dalla legge a livello internazionale; l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) calcola che tra l’85% e il 95% delle donne, risiedenti in questi luoghi, subisce questa violenza, tra l’altro la Somalia, la cui percentuale arriva al 98%, viene chiamata “il paese delle donne cucite”.

Ci sono diverse associazioni che lottano per abolire queste tradizioni: l’AMREF (African Medical and Research Foundation) è una delle più importanti tra quelle esistenti, fondata nel 1957 è un’organizzazione non governativa attiva in Etiopia, Kenya, Sudafrica, Tanzania, Uganda e Sud Sudan; essa lotta anche contro l’MGF (mutilazione genitali femminili). Una delle maggiori esponenti dell’organizzazione è Nice Nailantei Leng’ete che a soli 25 anni è riuscita a diventare la sua ambasciatrice. La sua battaglia è iniziata quando a soli 9 anni, con il desiderio di continuare gli studi, è riuscita a sfuggire alla mutilazione. Nice cerca di favorire l’egualità di genere e l’emancipazione femminile divulgando informazioni su rischi e pericoli di matrimoni infantili e gravidanze precoci. La rappresentante AMREF cerca di combattere l’MGF mediante i cosiddetti “riti di passaggio alternativi”: tutta la comunità partecipa a questa celebrazione durante la quale tutte le ragazze vengono benedette con un libro e una penna che rappresentano la possibilità di un’istruzione completa invece che l’obbligo di un matrimonio prematuro.

Queste problematiche stanno diminuendo, abbassando così le percentuali, si spera che ciò continui ad avvenire fin quando questa pratica non verrà del tutto estirpata dalle culture in cui essa è radicata.