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Progetto Attila: il Virgilio alla prima della Scala del 7 dicembre 2018

Cronaca di una serata speciale

Venerdì 7 dicembre, a Milano si respira un’atmosfera frenetica ed eccitata, in centro transenne e forze dell’ordine limitano il traffico. Il Teatro alla Scala e le vie limitrofe sono accessibili solo ai possessori di biglietto e dopo aver superato doppi controlli. Stasera sarà messa in scena la prima rappresentazione della stagione: il Maestro Chailly ha scelto l’ “Attila” di Giuseppe Verdi, seguito nella regia da Davide Livermore.

Assistere al primo spettacolo della stagione è davvero qualcosa di strabiliante, anche per chi è stato più volte alla Scala. A noi sono stati assegnati i posti della seconda galleria del loggione dai quali abbiamo una visuale complessiva su tutto il teatro, dal palco, passando per la buca, la platea, fino al palco reale dove abbiamo potuto osservare l’entrata del Presidente Sergio Mattarella.

Lo spettacolo è stato degno dell’evento: nonostante la scelta del regista di trasportare le vicende dal V secolo a.C. agli anni quaranta del ‘900 possa piacere o meno, è obbligatorio riconoscere la bellezza dei costumi e la cura nella scenografia, implementata dalla presenza di pannelli a led. Proprio questi hanno trasmesso, nell’introduzione musicale alla romanza di Odabella del I Atto una serie di immagini dell’infanzia della protagonista femminile, a cui viene ucciso il padre, che hanno permesso agli spettatori di immedesimarsi maggiormente nelle parole della giovane donna e hanno reso il momento ancora più intenso e coinvolgente.

Il finale dell’opera nel quale le vicende sono scorciate, e anche la musica di Verdi liquida rapidamente l’uccisione di Attila, il Maestro Chailly ha deciso di rallentarlo e di dare spazio  alla drammaticità del momento.

Dopo i lunghi applausi, la folla si allontana dal teatro, il clima si acquieta e la serata della Prima, si conclude sotto la pioggia di Milano.

Grazie al Teatro alla Scala e al Liceo Virgilio per averci offerto questa opportunità. 

ASPETTATIVE PER LA SERATA:

Erano ormai due mesi che ci preparavamo collettivamente per l’opera sul piano tematico, contenutistico e musicale attraverso conferenze e visite guidate ai musei. Tuttavia, da quando abbiamo appreso la notizia che vi avremmo presenziato, singolarmente ciascuno di noi ha cominciato a pensare a come avremmo affrontato la serata e in particolare all’outfit, che la prof. si era raccomandata dovesse essere degno dell’evento. Non che nessuno di noi pensasse di presentarsi in abiti quotidiani, anche perché sapevamo che in platea era d’obbligo l’abito lungo per le signore e lo smoking per gli uomini. Per esempio il nostro compagno Edoardo ha detto «per non sentirmi ridicolo, ho scelto un abito scuro con accessori particolari come un cravattino rosso che richiamasse il mio spirito libero». La maggior parte di noi ragazzi ha scelto di indossare il cravattino, c’è chi però ha preferito un sobrio dolcevita nero. Tra le ragazze la scelta è stata più varia tra pantaloni e abito. Solo la nostra compagna Caterina ha indossato l’abito lungo. I tacchi alti sono stati preferiti da tutte, è ciò che più fa sentire eleganti.

Insomma, la mondanità dell’evento aveva travolto anche noi ƒperché a chi non farebbe piacere una foto in abito da sera sotto le insegne dello storico teatro, come abbiamo fatto tutti?

Ci è parso che qualcuno ci abbia guardato con sufficienza e un sorriso di superiorità, forse perché non ci consideravano in grado di apprezzare la serata in tutti i suoi aspetti, ma ciò non ci ha di certo rovinato l’esperienza.

 IL CLIMA, DENTRO E FUORI IL TEATRO:

Come detto, fuori dal Teatro emittenti radio e televisive, spettatori curiosi, attendevano l’uscita del pubblico dal teatro. I manifestanti come di consueto hanno scandito slogan; transenne e forze dell’ordine, invece, avevano il compito di evitare situazioni di pericolo e scompiglio, per cui un ringraziamento va anche a loro.

Inutile nascondere che, superati i controlli, ci siamo avviati verso l’ingresso principale per cercare di fotografare personaggi famosi. Poi siamo entrati dall’ingresso per le gallerie in Largo Ghiringhellli. Nonostante le personalità eminenti fossero per la maggior parte in platea, il clima anche in galleria era comunque suggestivo. Il teatro si presenta imponente e sfarzoso, dalla platea al loggione, in contrasto con la sobrietà dell’esterno. Ancora di più per chi è la prima volta che entra nello storico teatro di Milano come Giacomo che ha detto «per me che non sono mai entrato alla Scala, il primo impatto è senza dubbio stupefacente e il teatro trasmette tutta la sua magnificenza agli occhi degli spettatori». Il grande lampadario che sovrasta la platea fa brillare l’oro della decorazioni, ed esalta la bellezza dell’addobbo floreale ad hoc per la serata del palco reale. Dunque l’atmosfera di per sè febbricitante per il lungo applauso che ha accolto il Presidente della Repubblica è resa più travolgente dall’esecuzione dell’Inno di Mameli suonato in suo onore.

DURANTE L’INTERVALLO…

L’intervallo di trenta minuti, tra il primo e il secondo atto, ci ha permesso di confrontarci su ciò che avevamo visto fino ad allora e osservare dall’interno l’ambiente della prima scaligera. Il gruppo si è diviso: uno di noi, Riccardo si è appartato in un luogo meno rumoroso insieme a Ludmilla del Liceo Agnesi, per un’intervista telefonica con una giornalista del Corriere della Sera pubblicata sul quotidiano il giorno successivo; otto studenti più la prof e i ragazzi dell’Agnesi invece, si sono recati nel foyer. I due ampi spazi che lo compongono sono adibiti uno a bar dove si poteva prendere da bere, e per l’occasione era servito lo champagne; nel secondo invece era offerto un piccolo rinfresco. Le persone presenti erano molto variegate: mentre aspettavamo che ci servissero lo champagne, abbiamo potuto ascoltare i discorsi di chi ci circondava. Alcuni erano lieti di ascoltare l’opera di Verdi, poiché intenditori come musicologi, musicisti, amatori, compositori, critici o semplicemente appassionati del genere, che hanno seguito la rappresentazione attentamente e perciò si scambiavano opinioni circa ciò che soddisfaceva il loro gusto e ciò che invece non li aveva convinti. Altri, invece, discutevano del clima generale dell’evento.
Con incredulità e un po’ di delusione, abbiamo assistito alle stesse scene che vediamo in qualsiasi luogo si offra qualcosa gratuitamente: pace al galateo e chi prima arriva e spinge prima arraffa, senza rispettare il turno.

IL VERDETTO FINALE…

L’opera è piaciuta a tutti noi, amanti o meno del genere. Tommaso, per esempio, ha «apprezzato lo spettacolo, grazie alle splendide scenografie e all’imponenza del palcoscenico». Ciò a dimostrazione del fatto che il messaggio, e l’opera in generale di Verdi, risultano validi anche letti in chiave moderna, quindi possiamo affermare che la riluttanza ad accettare un cambio di ambientazione delle vicende nella seconda metà del ‘900 è passata in sordina, davanti alla magnificenza dello spettacolo.

Infatti Riccardo ha detto: « Assistere all’opera di Giuseppe Verdi è stato magico, grazie a tecnologie avanzate come sfondo che davano effetti molto particolari, ma soprattutto grazie alle voci dei cantanti, capaci di risuonare in tutto il teatro trasmettendo le stesse emozioni a tutti gli spettatori, da coloro che erano in prima fila fino a noi che ci trovavamo nella balconata più alta. Sono rimasto piacevolmente colpito dai 15 minuti di applausi che al termine dell’opera hanno inondato il teatro e trasmesso stima e apprezzamento per i cantanti, la regia, l’orchestra e il direttore». Edoardo ha apprezzato la scena del sogno premonitore di Attila per la presenza (e l’immobilità) del bellissimo cavallo bianco, per i colori sgargianti dei costumi, per la musica del coro di voci bianche.

MEGLIO L’OPERA O LA DISCOTECA?

Abbiamo visto tanta eleganza, bellissimi vestiti anche in galleria e ci siamo chiesti se questa serata fosse per i pochi che possono permettersi biglietti con costi da capogiro e se la Scala non fornisse a tutti le possibilità per partecipare all’opera. In realtà oltre alla diretta tv, esiste un’agevolazione detta “Primina”, che fornisce una grande opportunità ai giovani under 30 provenienti da tutta Italia di ascoltare dal vivo l’opera. Quest’anno per esempio lo spettatore più piccolo era una bambina di nove anni e i biglietti per questo spettacolo, costano molto meno proprio per favorire la presenza anche di un pubblico di giovani. A questo proposito abbiamo chiesto ad una studentessa della nostra scuola Francesca Ferrari, che ha assistito autonomamente alla Primina, come abbia acquistato i biglietti e come sia venuta a conoscenza dell’opportunità offerta dalla Scala.

«I biglietti si possono comprare online come ho fatto io il 2 novembre da mezzogiorno in poi, oppure presso la biglietteria del teatro che apre invece alle 9.00, i prezzi cambiano solo di pochi euro.

Sono a conoscenza di questa opportunità perché me ne aveva parlato mia nonna e sono contenta di averla colta perché parteciparvi è stato entusiasmante»

Un’altra opportunità che fornisce la Scala è comprare i biglietti con largo anticipo per poter accedere riduzioni consistenti.

La domanda quindi è: cosa frena i giovani dal partecipare all’opera o ad altri spettacoli teatrali? La risposta che ci sentiamo di fornire, in quanto lo sperimentiamo sulla nostra pelle, è che mancano azioni di sensibilizzazione verso questo genere di spettacolo. Per esempio le circolari a riguardo sul sito della nostra scuola, sebbene siano pubblicate, non sono segnalate in classe dai professori, né il loro contenuto viene presentato o spiegato brevemente. Non ci si può aspettare che uno studente in autonomia si interessi ad una circolare del genere, a meno che non sia già educato all’opera o alla musica classica in generale.

Tornando alla domanda iniziale quindi, se è meglio l’opera o la discoteca postaci da una giornalista di Radio Monte Carlo la risposta è che si tratta di momenti di condivisione della musica differenti, e che tutti i ragazzi dovrebbero come noi avere la possibilità di provare almeno una volta il brivido dell’opera.

 di Giulia Maffini e Riccardo Dehò