Emozioni sul tema in classe

Quante volte hai pensato, mentre gli altri riempivano pagine e pagine e tu guardavi ancora in cagnesco le tracce, di voler tornare sotto le coperte? Eppure il tema in classe ha i suoi lati positivi.                                                                      Prima di tutto perché dormire l’avresti potuto fare il giorno prima. Difatti il tema in classe equivale a niente compiti, alle volte anche a niente da studiare. Dunque mentre amici, fratelli, cugini sgobbano sotto l’imperativo della scuola, tu potrai renderti parte integrante della società o affinare le tue capacità  si è tutti alla pari. Già, non dovrai tatuarti il tuo amore per la scuola sul braccio, non dovrai spalmarti sul banco, peggio di un agonizzante delfino spiaggiato, per coprire le parole che il banco potrebbe erroneamente averti bisbigliato. In seguito se i tuoi voti giacciono nel baratro delle insufficienze potresti convincere i tuoi, senza mostrare l’elaborato confutante, di essere uno Shakepeare incompreso. Ma dopotutto quella strana verifica chiamata tema in classe è il tremare della mano prima di iniziare a galoppare in un abisso di parole senza orizzonte, è il parlare con le mani e l’essere visti con l’inchiostro; è l’avere il coraggio di imbrattare il bianco, di preferire l’imperfezione, il caos, il confuso rimbombare dell’anima ; è lo slegare di pensieri inesprimibile che solo per mano riescono a prorompere; è il risultato di una ubriacatura di emozioni che si effonde in tutta la sua verità  alla fine, quando puoi dire di avercela fatta ancora una volta, guardi quelle parole, e capisci di aver navigato per lo sterminato oceano di parole sepolte,e senti una soddisfazione immane. Dunque quel conturbante processo che spezza l’istante dal mondo è una di quelle esperienze belle o deplorevoli, aleggianti tra i banchi di scuola, che in ogni caso non saranno più ripetibili.

 

Di Chiara Santagada

Immagine: diario di una schiappa – Greg Heffley