Libia: intervista ad un militare

Almeno 147 morti e 614 feriti. E’ il nuovo bilancio diffuso dall’Organizzazione mondiale della sanità sulla situazione in Libia a partire dall’inizio dell’offensiva di Khalifa Haftar contro Tripoli lanciata il 4 aprile scorso. Gli scontri hanno prodotto almeno 18mila sfollati, secondo le stime dell’Onu.

In questo periodo la situazione in Libia è molto critica e perciò abbiamo avuto l’opportunità di intervistare un militare attualmente impegnato nella campagna in Libia.

Gli abbiamo posto delle domande a cui ha risposto con grande spirito patriottico e senso di responsabilità.

Alla prima domanda “Come vede la situazione attualmente in Libia ?” ,il militare risponde:

La situazione in Libia al momento è molto incerta. A seguito della caduta di Gheddafi avvenuta nel 2011, la situazione è molto instabile perché le varie tribù che compongono la società libica non riescono a trovare un accordo per governare il paese.”

  • Pensa che questa sia la missione più pericolosa che abbia svolto?

Non penso che questa missione sia la più pericolosa tra quelle che ho svolto, quanto meno dal punto di vista di minaccia diretta, ma sicuramente è quella con il più elevato grado di indeterminatezza e pertanto la percezione della minaccia non è facilmente comprensibile.”

  • E’ orgoglioso del mestiere che fa?

Sì, certo che sono orgoglioso, come chiunque ami il proprio lavoro e lo fa con passione.”

  • Da dove nasce la passione per questo lavoro?

Non c’è un motivo particolare, semplicemente mi sono appassionato giorno dopo giorno grazie a tutte le esperienze che ho fatto e che mi hanno permesso di crescere sia dal punto di vista professionale che umano.

  • Secondo lei cambierà la situazione in Libia?

Spero tanto di sì, anche se penso che il processo sarà ancora lungo e difficoltoso. Sarà fondamentale l’impegno e la volontà tra le parti direttamente interessate agli scontri affinché trovino un accordo, ma sarà altrettanto fondamentale  un grosso sforzo da parte della comunità  internazionale.”

  • Quale scopo ha questa missione?”

L’Italia ha schierato un ospedale da campo il cui scopo iniziale era quello di dare assistenza sanitaria al personale libico che era direttamente coinvolto nei combattimenti. Immediatamente tale assistenza è stata rivolta anche a tutto il personale civile ed in particolare ai bambini. Quindi si può capire benissimo che l’intervento Italiano  in questa missione è di tipo umanitario. ”

All’ultima domanda, “Qual è il suo ruolo?”, il militare risponde:

Il mio ruolo insieme a quello degli altri militari presenti è quello di garantire la protezione del personale sanitario impiegato presso l’ospedale da campo.”

Dalla Redazione Garibaldi-News di Salemi

Redattori: Bilà Giulia e Lampasona Claudia