Conseguenze della tecnologia

Più che mai, al giorno d’oggi, l’uso della parola sembra minato da un epidemia pestilenziale che si sta diffondendo in modo allarmante e, mentre questa perde le sue capacità espressive e comunicative, la gente tende ad isolarsi dagli altri ad una reclusione volontaria nel silenzio. Questo fenomeno si fa spazio in particolar modo tra i giovani, bambini compresi, che rifuggono dalla parola a voce alta e limitano i rapporti sociali ed i momenti di aggregazione collettiva, sia dentro che al di fuori dell’ambito familiare, assorbiti dal mondo digitale dei social network. 

Nella società di oggi ormai la tecnologia, in continuo sviluppo, è entrata a far parte della nostra quotidianità apportando enormi vantaggi nella vita di ogni giorno, ai quali difficilmente saremmo in grado di rinunciare; ma è anche andata a interferire nella comunicazione e nelle relazioni sociali. Mandare un messaggio su whatsapp, parlare in una chat di gruppo in contemporanea con più persone, postare foto su Instagram o Facebook per mostrare agli amici dove ci troviamo e cosa stiamo facendo…sono tutte azioni entrate a far parte di una routine quotidiana alle quale non si presta più particolare attenzione, ma cosa comporta tutto questo? Sicuramente un cambiamento sostanziale nelle vie di comunicazione, agevolate sotto molti punti di vista, ma anche una notevole riduzione dell’uso diretto della parola, la quale perde progressivamente di significato e di importanza. 

Messaggi brevi e concisi sono alla base di ogni conversazione tramite i nostri smartphone, ma non ci rendiamo conto che tutto ciò ha come conseguenza una forte limitazione delle capacità espressive e comunicative. La maggior parte dei ragazzi dedica alla tecnologia più di terzo del proprio tempo e da ciò scaturisce l’isolamento, il silenzio ed una reclusione volontaria dal mondo circostante nella quale si è estranei a tutto ciò da cui si è circondati, fino al caso estremo degli “Hikikomori”: giovani tra i 13 ed i 30 anni, per lo più maschi, arroccati nel loro silenzio. Emerge una crescente fuga dalla conversazione e dai momenti di aggregazione collettiva, arrivando a disertare ogni situazione conviviale sia all’interno che al di fuori dell’ambito familiare proprio come sostenuto da Le Breton: ” Prima che si imponessero le moderne tecniche di comunicazione le persone conversavano in famiglia durante i pasti, al lavoro, nei bar, sui mezzi pubblici oggi cellulare alla mano, seduto a un tavolo o camminando con altri, spesso ognuno legge le proprie e-mail o invia sms, scambiando di tanto in tanto una parola per ricordare agli altri che, nonostante tutto, esistono”.

L’effetto allarmante è che questo fenomeno non solo ha investito i giovani nati durante l’era digitale ma si sta estendendo a diverse fasce di generazioni: è sempre più comune trovare nonni o genitori alle prese con apparecchiature elettroniche, perché l’enorme incremento e sviluppo di quest’ultime le ha rese sempre più frequenti e “necessarie” nella vita di ogni giorno; tant’è che anche chi, abituato a tempi diversi, non ne disponeva, si adopera, entro certi limiti, per rimanere al passo con i tempi senza rinunciare a questi “vantaggi”.

Si arriva quindi facilmente alla conclusione che, di questo passo, stiamo perdendo la cordialità delle relazioni sociali e dei rapporti interpersonali e ciò porta ad una regressione antropologica nella quale l’individuo perde la capacità di relazionarsi con gli altri.

Michela Pacioni