Intervista a mia nonna: ricordi di guerra

Intervista a Liberata Fiore (mia nonna)

Liberata Fiore, lei è nata il 2 settembre 1936. Ha, anche se da piccola, vissuto nel periodo della seconda guerra mondiale. Potrebbe parlarci della sua esperienza in relazione al conflitto mondiale?

Avevo 8 anni quando mi resi conto di ciò che stava avvenendo e di ciò che fosse avvenuto fino a quel momento e quindi nel vero senso della parola, cosa fosse la guerra. Io sono originaria di Vasto, un paesino dell’Abruzzo, in provincia di Chieti. Il ricordo più nitido che possiedo inizia con un sentimento di paura, l’incombere delle navi di guerra degli alleati(inglesi, francesi e statunitensi) sulle coste del paese, purtroppo sono ricordi sfocati e confusi, ciò che viviamo da piccoli facciamo spesso difficoltà a ricordarcelo. Vi erano molte persone, a Vasto, ma anche nei paesi vicini, che avevano appoggiato fino a quel momento l’ideologia politica di Mussolini, si respirava un intenso fascismo nell’aria, con tutti i suoi caratteri più duri. Noi vivevamo in una piccola casa di campagna, mio nonno aveva diversi animali di cui si prendeva cura, ed anche io lo aiutavo quando potevo. Non ci preoccupammo particolarmente degli eventi che si stavano verificando, anche perché non ne eravamo a conoscenza più di tanto, non avevamo televisioni o altri mezzi di comunicazione; giusto una nostra amica a volte ci raccontava qualcosa da quello che sentiva dalla sua radio. Non ci allarmammo finché non sentimmo il pericolo vicino, solo allora avemmo paura, appena vedemmo il rischio arrivare, rappresentato dalle navi che cominciarono a sparare sui paesi, dalle coste, decidemmo di fuggire, sarebbero arrivati a momenti i soldati nelle case per prendere tutto ciò che trovavano. Già alcuni uomini della mia famiglia, come mio padre e mio zio erano scappati in barca per paura di esser portati al fronte a combattere. Fuggimmo in diversi luoghi, sparsi , per evitare di esser presi dai giganteschi proiettili delle navi, chi sotto i ponti, chi dentro delle enormi fosse, qualsiasi posto scavato e nascosto era meglio di stare a casa in quel momento.

Ci sono mai stati incontri diretti con i soldati?

Si, più di uno, naturalmente non capivamo ciò che dicevano, vennero soldati inglesi, tedeschi, francesi, irrompevano in casa in cerca di tutto quello che gli potesse servire per la guerra e non, dai viveri agli oggetti, soldi, armi, uomini. Per fortuna da noi non fecero mai razzie particolarmente significative e se vedevano che qualcuno stava male, nella maggior parte dei casi, evitavano di setacciare la casa per paura di prendersi virus o ammalarsi. Non era una situazione piacevole quella in cui vivemmo, la quale non durò neanche poco, ma stringere i denti erano l’unico modo per sopravvivere, non sempre potevamo mangiare.

Come avete fatto a riprendervi da quel periodo? Avete perso qualcuno a causa della guerra?

Andare avanti naturalmente non è stato facile, come non lo è stato per tutti. Magari noi eravamo agevolati dal fatto di non aver subito lutti familiari, qualche conoscente si, anche deportati nei campi di sterminio, ma considerando la famiglia eravamo stati molto fortunati ad essere sopravvissuti illesi.

 

Pietro Angelone