“Lemonade”: razzismo e femminismo in musica

Lemonade, rilasciato nel 2016, è il sesto album in studio di Beyoncé Knowles, una delle cantanti più apprezzate e amate dei nostri tempi. Il disco, nonostante risalga a più di due anni fa, tratta temi ancora oggi attuali: il femminismo e il razzismo; problemi fortemente sentiti al giorno d’oggi negli Stati Uniti, soprattutto il secondo.

L’album è un vero e proprio inno alle donne, un invito alla presa di coscienza di sé stesse, a camminare a testa alta. Lo si percepisce in Formation, lead single del progetto: ogni donna ha il diritto di essere amata e rispettata, soprattutto se del Sud e di colore. Un black women empowerment. Beyoncé allude a sé stessa come una forza della natura, capace di spingere le altre donne a rompere i legami con la società che si oppone a loro.

E poi Freedom, altro punto chiave del disco, dedicato alle donne (e uomini) di colore. Non a caso nel film che accompagna l’album, in cui ad ogni traccia corrisponde un video, collegati da poesie sulle donne migranti della anglo-somala Warsan Shire, re-interpretate dalla stessa Beyoncé, si vedono le madri di Trayvon Martin e Michael Brown, vittime degli episodi di violenza della polizia sui uomini neri.

Alla traccia contribuisce poi Kendrick Lamar che tocca più a fondo il tema del razzismo, mentre Beyoncé rimane focalizzata sul femminismo.

E poi Love Drought, presentata ai Grammys travestita da Oshun, la dea africana della fertilià e dell’amore, 6 Inch sull’emancipazione delle donne e la presenza nel visual di donne di colore di successo, tra cui Serena Williams e la modella Winnie Harlow.

Un lavoro discografico da analizzare a fondo, curato nei minimi dettagli, dal punto di vista musicale, visivo e della scrittura. Riuscirà Beyoncé a superarsi nuovamente?

Francesco Peciccia 5I