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Parla Sami Modiano: “soffro, ma non mi importa. L’importante è che non si dimentichi.” (SERVIZIO VIDEO)

“Storia e memoria, la parola ai testimoni”
SAMI MODIANO: “… per questo ho vissuto”

Nella giornata del 29 l’Istituto E. Fermi ha ospitato Sami Modiano, uno degli ultimi sopravvissuti del campo di concentramento polacco di Auschwitz. L’incontro è stato organizzato con l’IC Gianni Rodari (Soveria Mannelli), l’IC Casalinuovo(CZ), IC Gatti (Lamezia Terme), IIS Costanzo( Decollatura), IC Serrastretta. L’evento ha avuto inizio alle 9.30 con l’esibizione di musica coristica preparato dalla scuola Casalinuovo con la riproduzione del brano “Gerusalemme d’oro” di Naomi Shemer. Ad anticipare la testimonianza di Sami Modiano sono stati i saluti della preside della scuola ospitante, la Dott.ssa Teresa Agosto, e della dirigente scolastica dell’ IC Casalinuovo la Dott. ssa Carozza. Sami Modiano è nato a Rodi nel 1930 in una famiglia composta da quattro persone: il padre Giacobbe, la madre Diana e la sorella Lucia. Era solo un bambino quando le leggi razziali vennero emanate in Italia nel 1938.
“Io quella mattina mi sono svegliato bambino e mi sono addormentato da ebreo” è la dichiarazione del sopravvissuto all’ olocausto.
Dopo la conquista da parte dei Tedeschi dell’isola, l’8 settembre 1943, la comunità ebraica comprendente 2.000 persone, inclusa la famiglia Modiano, venne destinata ai campi di sterminio di Auschwitz.
Il 23 luglio 1944, gli ebrei furono costretti a lasciare l’isola a bordo di battelli destinati ai carichi di bestiame. Le condizioni igieniche precarie e la scarsa quantità d’acqua non permisero a tutti di proseguire, ma i superstiti arrivarono al campo di concentramento di Birkenau in Polonia, ammassati in un treno merci. Sami Modiano, a soli quattordici anni, dovette superare il lutto della sua famiglia e sopportare le urla di dolore, la fame e le lunghe ore di duro lavoro. Agli sgoccioli della guerra i tedeschi costrinsero i pochi sopravvissuti a imbattersi in un cammino estremamente lungo e gelido. I miseri indumenti, un sottile pigiama ed un cappello a righe, un paio di sandali in legno e il rigido inverno provocarono ancora vittime. Lo stesso Sami, stremato, cedette, ma fu aiutato da due ebrei sconosciuti che chiamò “Angeli custodi”. Venne infine salvato da una dottoressa russa che lo aiutò a ristabilirsi.
Per molti anni Sami Modiano rifiutò di raccontare la propria storia troppo addolorato dalla ferita creatasi con la morte della propria famiglia. Nel 2005 scrisse la sua autobiografia dal titolo “Per questo ho vissuto”.
L’ autore dichiara: ”Per tanto tempo mi sono chiesto “perchè proprio io? Perchè sono stato scelto io per sopravvivere?”. La ferita non sarà mai cancellata, ma ho capito perchè devo vivere. Per voi, per raccontarvi ciò che è successo”. Sami Modiano ha avuto una vita dolorosa e difficile dovuta a persone spregevoli, ma ha anche incontrato uomini sensibili che lo hanno aiutato. È per la speranza che ha intravisto negli occhi del genere umano che oggi racconta uno degli eventi più orribili che macchiano l’esistenza dell’uomo nelle scuole: per testimoniare la crudeltà incitando all’amore indistinto per ogni essere vivente.

Per guardare il servizio, girato nell’auditorium Scopelliti di Viale Crotone a Catanzaro dell’IIS Fermi, clicca QUI

Antonella Caselinuovo