Social & Integrazione

Il termine “integrazione” indica l’insieme dei processi sociali e culturali che rendono l’individuo membro di una società.

Così dice Wikipedia che, da quando è tornata dal “Wikipedia Down”, ci ha ricordato quanto sia importante per noi, tanto che la tentazione di donare per mantenerla in vita si fa sempre più forte. Torniamo a noi.

Quando ero bambino, mi hanno spiegato l’integrazione come la condivisione di ciò che avevo con persone che fisiognomicamente o culturalmente non mi somigliavano; e, in effetti, il concetto è nobile ed abbastanza semplice per essere compreso da un bambino.

Inoltre, facendo un piccolo confronto con la definizione di Wikipedia possiamo affermare (cioè posso, parlo anche per voi) che il condividere può essere catalogato come processo sociale atto a rendere un individuo membro di una qualche società.

Il mondo però è più grande di noi.

Quando ero bambino già esisteva l’Unione Europea e, nel corso degli anni, sono venuto a conoscenza che anche loro – quelli ingiacchettati che vanno spesso a Bruxelles- si preoccupano dell’integrazione ma lo fanno con delle riforme.

Anche se non esistessero i telegiornali, non sarebbe difficile capire che la questione dell’integrazione è importante a livello mondiale ed è importante riflettere sul periodo storico nel quale stiamo vivendo, perché il mondo globalizzato che ci vede partecipi è un grande assist all’integrazione.

Seguono considerazioni ovvie, anche un po’ banali che spiegano come una delle naturali implicazioni dei social network sia appunto la possibilità di integrare individui in contesti sociali, o social.

Tra i vari social ho scelto quello più pop, più comune e ormai inflazionato:  Instagram. Anche perché Facebook è quasi morto (non morirà mai ma è un discorso troppo lungo), Twitter è forse il social più ermetico e meno egocentrico e queste cose non piacciono a nessuno nel 2019. Quindi le alternative ufficiali erano Instagram e Linkedin. Cos’è Linkedin? Appunto.

Però ora mi tocca prendere in considerazioni alcuni numeri.

Instagram è il social network più in crescita, con 813 milioni di iscritti da tutto il mondo, che non sono esattamente bruscolini. I più social sono gli americani, seguiti da brasiliani ed indiani che da quando hanno iniziato la propria rivoluzione tecnologica si stanno imponendo praticamente ovunque, anche nei tornei di tressette.

I social network rappresentano un microuniverso che è lo specchio della realtà, ma con una differenza fatta dagli algoritmi: le persone vengono molto più facilmente a contatto con gli interessi degli altri.

Un tempo si diceva che la musica univa i popoli; lo si diceva perché il linguaggio musicale è universale ma anche per manifestazioni più semplici come i concerti, nei quali persone totalmente differenti si riunivano adoranti sotto ad un palco.

Nella definizione di “integrazione” contenuta in Wikipedia, veniva menzionata la parola “società”. Sempre Wikipedia la definisce così:

Una società (dal latino societas, derivante dal sostantivo socius cioè “compagno, amico, alleato”) è un insieme di individui dotati di diversi livelli di autonomia, relazione ed organizzazione che, variamente aggregandosi, interagiscono al fine di perseguire uno o più obiettivi comuni.

L’accettazione, in una società (quindi in un gruppo), di persone con background sociali differenti ma che hanno in comune determinate dinamiche sociali, come ad esempio l’interesse per un cantante, a me sembra integrazione, ma io sono solo un ragazzo che scrive in pigiama.

Per quanto riguarda l’aspetto culturale dell’integrazione, la prima cosa che mi è venuta in mente è la lingua.

Il comedian sudafricano Trevor Noah ha scritto un bellissimo libro sulla sua infanzia in un paese dilaniato dal male dell’Apartheid. In un passaggio che citerò molto velocemente, lui dice che è la lingua ad unire in modo deciso i gruppi sociali;  il suo parlare tante lingue differenti e tanti dialetti sudafricani, gli ha permesso di integrarsi nei più disparati contesti sociali.

I social sono un fulgido esempio di integrazione culturale anche in questo. Basti pensare alla diffusione planetaria di tormentoni e meme (simpatiche immagini satiriche o demenziali. Cavolo! non so spiegare cos’è un meme…) come il “please come to Besiktas” che non so nemmeno io come sia nato, ma che la meravigliosa lingua di John Lennon ha permesso di diffondersi a macchia d’olio, anche tra persone che con l’inglese si fermano a Beautiful … sì la soap opera!.

Le sopracitate funzioni dei social, vanno ad aggiungersi a quelle un po’ più serie, come la condivisione di notizie da tutto il mondo e la possibilità di esprimere in tempo reale una determinata reazione di vicinanza a chi sta affrontando quella specifica situazione.

Adesso mi sa che ci tocca (mi tocca, ma ormai siete parte di me) confrontare questa breve disamina dei social con la definizione di integrazione: il termine integrazione indica l’insieme di processi sociali (in questo caso Social) e culturali che rendono l’individuo (il nuovo iscritto) membro di una società (una cybersocietà).

Penso che possa andare.

Grazie Wikipedia per le definizioni.

P.S. Anche Wikipedia è un’infrastruttura che permette l’integrazione.

Autore

Arnaldo Di Fraia.