‘La regola del silenzio’, le conseguenze della verità

La storia si ambienta trent’anni dopo una manifestazione americana sulla guerra del Vietnam. Tre giovani liberisti, durante una rapina in banca uccidono una guardia giurata. Restano latitanti finché un giorno, una di loro tre, Sharon Solarz, decide di consegnarsi alle forze dell’ordine. Questo fatto incuriosisce molto il giovane reporter Ben Shepart il quale si mette, senza volerlo, sulle tracce di Jim Grant, un avvocato e padre vedovo che si trovò immischiato nella faccenda della guardia. La determinazione del giornalista lo porta a scoprire prima degli altri la verità e i numerosi luoghi in cui Jim si nascondeva e i perché agisse in alcuni modi. La storia si conclude con la liberazione del latitante grazie alla sua ex compagna, con la quale ha avuto una figlia in passato, che si offre alle autorità ammettendo un crimine a lei non commesso, affinché Grant potesse vivere in pace con la sua nuova figlia dodicenne.

Il film mostra con doti prestigiose la vita di un giornalista. Spesso i giornalisti si trovano dinanzi problemi morali, cosa si debba scrivere e cosa non si debba scrivere. Talvolta si crede che il capitalismo dello scrittore sia dare una notizia non curandosene delle conseguenze che esse abbiano, come inizialmente il protagonista fa, ma col passare del tempo egli capisce che non tutto ciò che è rimasto segreto necessita di essere fatto vedere, alcuni fatti devono restare oscuri, infatti alla fine del film eviterà di scrivere determinate cose sul caso, così facendo ha permesso ad un padre, per quanto in passato avesse ucciso un uomo, di poter vivere liberamente la sua vita accanto alla sua figlia, con la speranza che lei diventi una persona migliore più di quanto lui non sia stato.

La scenografia riprende in modo nervoso i particolare in cui le scene si svolgono, dall’ufficio di Shepard alla casa polverosa di Jim nel confine in Canada. Tutto questo per rendere conto allo spettatore della minima con cura con cui i protagonisti hanno cercato di non farsi trovare, la minima cura con cui il giornalista grazie al suo arguto intelletto è sempre riuscito a scovarli, anche se solo in ritardo di trent’anni, come l’FBI anche non è riuscito a poter far prima.

La colonna sonora rispecchia molto l’andamento della vita dal punto di vista del giornalista. Quand’egli era in una situazione si svantaggio la musica si faceva meno nitida, mentre quando doveva investigare la colonna sonora lo accompagnava. Ciò probabilmente per far capire che la persona che in realtà si sta seguendo non è un latitante ma un giornalista di un giornale poco conosciuto nello Stato americano.

Di Christian Gresta