Il nuovo analfabetismo

Il popolo italiano, che solo recentemente ha visto la quasi totale estirpazione dell’analfabetismo, l’incapacità di leggere e scrivere, ora si trova di fronte due nuove tipologie dello stesso fenomeno: funzionale e di ritorno. Il primo consiste nell’incapacità di comprendere testi e concetti di un grado superiore a quello elementare; inoltre non ammette l’uso corretto di lettura, scrittura e calcolo. L’analfabetismo funzionale colpisce un diplomato su cinque ed il 4,1% dei laureati. Chi invece finisce per perdere totalmente la capacità di parlare, leggere e scrivere, tornando ad un livello grezzo di utilizzo della lingua, è detto “analfabeta di ritorno”. In tutto il 47% della popolazione italiana può essere considerata analfabeta.

Entrambe le tipologie del fenomeno non consentono ai cittadini di inserirsi in modo autonomo nella società, come afferma il linguista Tullio De Mauro, creando un rapporto di sudditanza con lo stato e permettendo ad altri una facile manipolazione. La democrazia diventa precaria, poiché sorretta da cittadini inconsapevoli di ciò a cui appartengono e in questo modo il ceto medio italiano va pian piano verso la rovina economica, politica e sociale. Una miseria imminente che mette a dura prova la capacità di mantenere memoria collettiva del passato per poi fornirsene nella progettazione del futuro. Il fenomeno è talmente grave e diffuso che non è possibile trovare una soluzione che agisca nell’immediato e deve quindi partire dal singolo, il quale ha il dovere di uscire dalla condizione di inerzia; deve ritornare in auge la funzione della lingua come strumento di ascesa sociale ed emancipazione. La scuola ha il dovere di infondere quest’insegnamento ma che al contempo, a causa dell’ analfabetizzazione degli stessi insegnanti, sempre meno fa esercitare la lingua. È necessario lessicalizzare le diversissime “tribù linguistiche” che si sono andate via via affermando nella società, a partire dal quella giovanile, per mantenere la ricchezza semantica culturale e per aumentarla, creando così una poliarchia linguistica. Sarà proprio la diversità di queste tribù a smuovere l’ accidia che ha provocato tanta ignoranza. Una diversità però che si sta andando a sgretolare insieme al linguaggio e tende ad essere livellata da tutti noi con il simultaneo utilizzo di essa ancor più accentuato dall’utilissima ma a volte fatale tecnologia.

Anna Pietrella