Intervista a un funzionario dell’ONU

Ho intervistato un importante dottore, funzionario dell’ONU al segretariato generale e all’ufficio per la costruzione della pace a New York, sul tema delle carriere internazionali.

L’intervistato ha completato i suoi studi in Italia, focalizzandosi sin dall’inizio sul campo della politica estera e ancor di più sull’ assistenza umanitaria e le emergenze internazionali. Dopo esperienze lavorative di stage sia alle Nazioni Unite che in sedi editoriali rilevanti in Italia, è riuscito ad ottenere questo posto.

Ho fatto la prima domanda sulla carriera internazionale più rinomata, quella del diplomatico: in cosa consiste precisamente?

Cosi scopro che il diplomatico è abbastanza vincolato, in quanto si tratti più di un ruolo burocratico, ovvero di rappresentare il proprio stato all’estero, portando avanti le sue politiche.

Per quanto riguarda l’aspetto socio-umanitario invece, com’è si struttura nell’ambiente lavorativo?

L’intervistato mi fa subito presente che lui si occupa di “peacebuilding”: fa da intermediario tra la commissione della pace e gli stati membri, in modo da renderli consapevoli delle problematiche globali e facilitare una cooperazione tra entrambe le parti.

Gli chiedo come si possa arrivare a una posizione come la sua, e quale percorso bisogna intraprendere per una carriera internazionale umanitaria.

Mi risponde dicendomi che subito dopo il conseguimento della laurea, è opportuno prendersi un master e poi è essenziale fare degli stage o anche delle esperienze dirette sul campo: gli stage si effettuano partecipando ai concorsi delle sedi ONU per esempio, e le missioni umanitarie si possono fare contattando le ONG. Un percorso del genere crea un curriculum interessante, che permette al candidato di avere ottime possibilità di essere assunto dalle strutture internazionali.

L’ultima domanda l’ho fatta sulla carriera internazionale in Europa, della quale sentiamo tutti parlare, ma a cui apparteniamo poco noi italiani.

La prima risposta è stata “Interessante”, e poi ha iniziato dicendo:“La commissione europea è il luogo ideale dove si incontrano il mondo diplomatico e il mondo umanitario delle Nazioni Unite”. E di cosa si parla in commissione europea?

Vengono trattati tutti i temi comuni ai paesi europei, a partire dall’immigrazione alla politica economica.” L’intervistato ha continuando focalizzandosi su un punto critico:

Purtroppo l’Italia è poco partecipe all’ Europa, alla sua vita politica e economica quindi è difficile per i giovani apprendisti buttarsi nella carriera internazionale europea differentemente da quanto avviene nei paesi come l’Olanda, il Belgio, la Francia, molto più coinvolti e con stretti contatti con la commissione europea.”

Ecco cosa c’è dietro quell’ambiente internazionale che sembra essere così ambiguo e lontano da noi, quando invece è in continua funzione, poiché si occupa di tutte le questioni globali. Creare una mediazione tra gli stati, mantenere la pace sono dei compiti estremamente difficili che richiedono un grosso impegno e delle procedure delicate e lente, come vediamo anche nelle guerre recenti, ma ricordiamoci anche dei trionfi, come la pace di cui beneficiamo ad oggi nel nostro continente, dono inestimabile che dobbiamo al lavoro in campo internazionale.

Irene Vettiyadan