Una difficile integrazione

Uno dei temi più discussi in questo periodo è senza dubbio quello dell’immigrazione.

Quando un immigrato giunge in Italia, non soltanto attraversando il mare su una barca, quale sarà il suo destino? C’è differenza tra le destinazioni di donne, bambini, uomini e minori? Per scoprirlo abbiamo visitato due centri di accoglienza a Roma, la Città dei ragazzi e il Centro Astalli su via Laurentina.

La nostra prima tappa è stata il Centro Astalli che dal 1999 ospita donne sole o con i loro bambini. Abbiamo chiesto a una delle volontarie da quali paesi vengono le donne ospitate e in cosa consiste l’integrazione di esse una volta arrivate in questi centri di accoglienza.

La volontaria ci ha risposto che la sede può ospitare un massimo di 30 donne, alcune delle quali con figli o incinte. Non tutte al contrario di quanto pensassimo provengono dall’Africa, ma in questi due anni ve ne sono state alcune fuggite dalla Repubblica Popolare Cinese a causa delle persecuzioni religiose nel loro paese.

L’integrazione invece consiste principalmente nell’ insegnar loro la lingua italiana, nel fare corsi formativi e integrativi e nell’aiutarle a trovare lavoro. Purtroppo oggi solo quattro delle trenta donne ospitate lavorano. Questo fatto determina sfiducia nei loro confronti da parte dei familiari nei paesi di origine che, convinti che trovare lavoro nei paesi occidentali sia molto facile, credono che la loro parente in realtà non voglia aiutare economicamente la propria famiglia. Una delle poche donne che lavorano ci ha infatti riferito che la maggior parte del suo stipendio lo invia alla sua famiglia nel suo paese d’origine.

Abbiamo chiesto anche quanto dura la loro permanenza nei centri di accoglienza. Questo dipende dalla richiesta del singolo individuo. Alcune per esempio richiedono asilo politico e devono aspettare circa sei mesi, altre (fra cui tutte le donne Cinesi) invece sono in attesa dell’esito del ricorso presentato in seguito al rifiuto da parte della Commissione Territoriale da ormai due anni. lo Stato infatti nega l’esistenza, in questi casi, dei requisiti per ottenere l’asilo politico.

Abbiamo poi visitato la Città Dei Ragazzi, una struttura che ospita solo ragazzi minorenni arrivati in Italia da soli.

In questa struttura ci si impegna al massimo per far integrare al meglio i ragazzi stranieri, per esempio li si fa studiare per prendere la terza media, dipenderà poi dalla loro volontà iscriversi successivamente ad una scuola superiore o iniziare a lavorare. La struttura gode inoltre di laboratori artistici, di meccanica e campi di calcio per far divertire i ragazzi, un organizzatore ci ha detto che esiste perfino un corso di pizzeria.

Un grande aiuto lo danno anche decine di volontari e psicologi. Infatti fin dal loro arrivo degli psicologi cercheranno di conoscere la storia del ragazzo e di prendere maggiori informazioni possibili riguardo la sua vita e la sua famiglia. Purtroppo questo richiede molto tempo, poiché la maggior parte dei ragazzi non riesce a parlare sin da subito a causa dei traumi subiti.

La maggior parte del tempo che i ragazzi non impiegano nello studio lo passano giocando a calcio. E’ successo che alcuni di loro siano stati presi in squadre professionali. Purtroppo ultimamente questo è diventato quasi impossibile a causa di nuove normative a tutela di questi ragazzi, che hanno l’obiettivo di evitare che molti club li sfruttino facendoli giocare senza contratto.

Infine abbiamo chiesto qual è la sorte dei ragazzi quando diventano maggiorenni. La maggior parte di questi quando raggiunge la maggiore età già lavora, quindi può lasciare la struttura, ma altri con maggiori difficoltà possono rimanere anche fino ai venti anni.

Molti di loro vorrebbero raggiungere altri paesi, o per ragioni familiari o per ragioni di lingua, ma a causa delle attuali leggi se lo facessero verrebbero subito rispediti in Italia.

 

Andrea Tozzi