Lezioni interculturali

                                                

 

Andiamo sempre alla ricerca del diverso, dell’originale, della diversità in un mondo di stereotipi, ma l’uomo, purtroppo, ha sempre dimostrato di non accettare chi non è uguale a lui. Nel corso della storia è stato ostile al barbaro, magari per paura dell’ignoto o per timore di essere inferiore o essergli assoggettato. La multiculturalità, comunque, è una categoria descrittiva, un “dato di fatto”, inconfutabile, però non sempre tale dimensione che troviamo già presente è feconda di relazioni calde umane, di interazioni positive e costruttive, ma purtroppo, come si assiste, è foriera di discriminazioni, di stereotipi, di pregiudizi e, quindi, di incomprensioni, di esclusioni, di isolamenti, di guerra e di morte. Oggi si parla spesso di intercultura, cioè del proiettarsi della dimensione multiculturale, multietnica e multi religiosa sempre più in un orizzonte di una interazione positiva. L’uomo sembrerebbe, dunque, volere aprirsi al mondo ed entrare in contatto con “i suoi simili”, ma, troppo spesso,” non considerati simili a lui e da lui”. Tutto ciò sarebbe in realtà contraddittorio, considerando il suo atteggiamento in passato: sarà forse un cambiamento, un passo in avanti, un miglioramento? 

La dimensione interculturale indica una meta da raggiungere con il contributo etico, morale, culturale e umano di tutti e di ciascuno: è una finalità da raggiungere per una feconda interazione delle culture diverse, che devono confrontarsi con stima e armonia, cercando di percepire l’altro come una ricchezza e non come un limite alle proprie espansioni di libertà. 

Possiamo, dunque, affermare che l’uomo vacilla tra un atteggiamento negativo in cui si rifiuta di conoscere il nuovo e il diverso e uno positivo in cui è proteso a imparare ciò che non conosce. Questa lotta interiore dell’uomo è dimostrata anche dal fatto, che se da una parte si parla di immigrazione, di ospitalità, di aiuto di un uomo verso un altro uomo, d’altra parte vige la tendenza dell’uomo a dominare i suoi simili, ad angariarli, a “cosificarli”. 

Ad ogni modo, per raggiungere tale dimensione interculturale deve essere messo in campo tantissimo impegno e competenze da parte degli stati, delle istituzioni e, soprattutto, da parte dei gruppi e dei singoli che devono cambiare mentalità, devono attuare proprio una metanoia (cambiamento del modo di pensare): si deve passare dall’individualismo esasperato, dall’indifferenza assoluta, dall’isolamento dell’altro ad una cultura dell’accoglienza rispettosa della diversità e che considera, anzi, la diversità, come fonte di arricchimento personale. Se l’uomo riuscisse a conciliare tutte queste cose, potrebbe essere in grado di raggiungere l’obiettivo prefissato: vivere in armonia con i suoi simili, in una “convivialità delle differenze”.

 

Martina Castilletti IV A Liceo Classico Istituto “G. Carducci” – Comiso(RG)