Recensione de La Leggenda del Pianista Sull’oceano

La Leggenda del Pianista Sull’oceano è un film realizzato sotto la direzione di Giuseppe Tornatore ed uscito il 28 ottobre del 1998. La pellicola è tratta da un monologo intitolato Novecento, scritto da Alessandro Baricco. Come nel libro omologo al protagonista, la pellicola racconta la storia di un pianista nato a bordo del transatlantico Virginian durante l’ultimo anno del diciannovesimo secolo, e quindi negli anni dell’emigrazione verso gli Stati Uniti d’America. Egli fu trovato da neonato da Danny Boodman, macchinista del transatlantico, all’interno di una cassetta di legno posta sul pianoforte della prima classe, che portava scritto T.D. Lemon. Credendo che le due sigle significassero Thanks Danny, il macchinista decise di prendere il bambino in sua custodia e di crescerlo come se fosse stato suo figlio. Da allora Novecento, Danny aveva deciso di chiamarlo così perde nato appunto nel 1900, non è mai più sceso da quella nave, dove è cresciuto e ha conosciuto dei buoni amici. Però nessuno oltre l’immensa distesa dell’oceano sapeva di quel prodigiosi pianista, che da bambino sgattaiolava nella prima classe per suonare quello stesso piano che lo ha accolto quando era appena nato.

 

Il pianista si ostina a rimanere a bordo dell’imbarcazione nonostante l’equipaggio e il suo amico trombettista Max lo intimassero di scendere e iniziare una vera e propria carriera, non avendo il coraggio di abbandonare la sua casa e luogo natale, e  percependo il mondo come eccessivamente vasto e caotico per un uomo come lui. “E vedi, anche qui il mondo passava, ma non più di duemila persone per volta. E desideri ce n’erano, ma non più di quelli che ci potevano stare su una nave, tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicita su una tastiera che non era infinita.” è, appunto, ciò che dice il pianista dopo che ha tentato di scendere dal transatlantico.

 

Il film è carico di emozioni e ogni scena è capace di caratterizzare ogni personaggio che ci viene presentato, il tutto accompagnato dalle splendide melodie del celebre compositore Ennio Morricone, che sono state tra l’altro premiate con il Golden Globe per la migliore colonna sonora nel 1999. Da ricordare sono “ Ninteen Hundred’s Madness”, “Playing Love” e “ Lost Boys Calling”, quest’ultima con il contributo del chitarrista Edward Van Hallen. Questo lungometraggio, svolgendosi in una storia ai confini della realtà ma nonostante ciò mai banale, ci insegna che la vera ricchezza di uomo non sono i soldi e la fama, che i protagonista ha preferito rifiutare, ma il proprio  pensiero, gli amici,  l’amore per la propria casa dovunque essa si trovi e il saper apprezzare la semplicità della vita.

 

Manzo Maria Ylenia IIB